22. Comunità di sconosciuti
Stamattina mi sono alzato verso le 9.30 e dato che non ero al massimo dell’umore ho deciso di uscire a camminare per un paio d’ore.
Non è che abbia un particolare abbigliamento per le camminate veloci che faccio in questi casi: un paio di pantaloni cargo, le scarpe adatte, calzini spessi e una maglietta, ovviamente scelta tra la quantità di magliette nerd di cui è pieno il mio armadio.
Oggi, per la precisione, avevo una maglietta col Tardis e la classica frase Whovian ”you never forget your first Doctor”.
Dopo una prima parte di camminata che è più un avvicinamento ho iniziato a muovermi lungo il Naviglio Martesana, come al solito pieno di gente che corre, passeggia o va in bici; dopo non molto dal senso contrario al mio arriva una ragazza bionda, giovane, con la coda, in abbigliamento sportivo che corre concentrata, un po’ come decine di altre. Solo che lei mentre si avvicina mi guarda, mi sorride calorosamente, indica la maglietta e fa segno col pollice in alto con entrambe le mani, mentre mi supera proseguendo la sua corsa.
Impiego un secondo a capire che quel momento era strettamente legato al fatto che aveva incrociato qualcuno con una maglietta che parlava di una sua passione.
Un po’ dopo mi supera di nuovo arrivando da dietro, mi volto, mi riconosce, sorride e prosegue. Quel piccolo momento di condivisione è rimasto.
Non è la prima volta che mi capita che qualcuno si complimenti o sorrida o addirittura mi chieda dove ho preso una delle mie magliette e, ovviamente, quando accade è un momento di piccola soddisfazione, ma è anche qualcos’altro: è un istante di comunità improvvisa.
Come ho detto più volte, sono stato nerd quando era (e a volte è ancora) sinonimo di sfigato: avevo passioni che ad altri non interessavano e lo erano tanto da saperne ”troppo”, volerne parlare ”troppo”. E, per questo, ero molto solo, non avendo nessuno con cui condividere.
Poi sono arrivati i forum, le fiere e la possibilità di interagire con persone con le mie stesse passioni e, col tempo, il diventare mainstream del nerdismo.
Eppure quell’effetto di sorpresa e di comunità che si genera incontrando qualcuno che per caso ha la tua stessa passione e lo scoprite grazie a una maglietta o a qualcosa di simile è ancora imbattibile. È un linguaggio comune, è riconoscibilità, è riconoscersi da sconosciuti. Poi le nostre vite proseguiranno, non diventeremo (quasi sicuramente) amici e magari non andremmo d’accordo su nient’altro, ma quel punto in comune, quell’istante ci sono ed esistono.
Faccio fatica a pensare a qualcosa che possa far riconoscere degli estranei così velocemente, che possa dare quel senso di mancata solitudine all’improvviso, per il semplice fatto di parlare lo stesso linguaggio nerd o meno che sia.
Poi, chiariamoci, ci sono fandom più o meno aperti, più o meno giocosi e anche simpatici e sicuramente i fan del Dottore sono tra i più entusiasti, ma il concetto non cambia più di tanto.
Pensateci. Certo, si possono scoprire passioni in comune con persone appena conosciute. Si può anche finire per trovare qualcuno talmente simile a noi da non sembrarci possibile. Ma avviene col tempo, col confronto, col raccontarsi. Non è immediato. Può essere veloce, sì. Anche velocissimo. Ma non è immediato. Non è lo sguardo su una maglietta o un gadget che ti fa dire ”ehi, tu, fai parte del mio gruppo anche se non ti conosco”.
E per me è pura magia relazionale, a maggior ragione perché nata da qualcosa che una volta mi rendeva solo e che oggi fa sì che, durante una passeggiata per migliorare l’umore, una ragazza veda la mia maglietta, mi sorrida e faccia un segno affermativo coi due pollici.