18. Quarta volta nel Sottosopra

Devo partire con una premessa necessaria a contestualizzare il resto del post.

Quando uscì la terza stagione di Stranger Things io non ne fui particolarmente entusiasta: per quanto le storie di Eleven e soci mi divertissero, avevo la netta impressione che, come troppe volte accade per produzioni Netflix di successo, si stesse iniziando a tirare la corda e ad allungare il brodo. Alla fine poche cose mi erano veramente piaciute: l’introduzione dei personaggi di Max e Robin, l’evoluzione del rapporto tra Steve e Dustin e, ovviamente, Never Ending Story.

Il resto? Perso velocemente nella memoria.

Questo per dire che l’uscita della quarta stagione, per quanto io fossi ovviamente curioso, mi faceva al contempo temere in un più o meno lento declino della serie.

Da quello che posso dire dopo la visione dei primi sette (di nove) episodi, mi sbagliavo di grosso.

Non posso aver idea se la terza stagione sia stata un incidente di percorso o meno, ma in questa nuova abbiamo dei ritmi narrativi molto più serrati e uno sviluppo della trama che non permette mai allo spettatore di distrarsi o mollare il colpo: nonostante una durata degli episodi non indifferente (si va dai 75 ai 100 minuti e già si sa che la puntata finale sarà di due ore e mezza) non si ha mai l’impressione che la storia sia stata prolungata in modo non necessario.

Al contrario, le vicende che seguono i tre gruppi separati sono ben ritmate e non cadono nel fastidioso effetto telenovela che alcuni spunti avrebbero potuto permettere: il tempo utilizzato per narrarle è, in sostanza, quello necessario e tagliare avrebbe significato menomare lo sviluppo della storia o avrebbe portato alla classica denuncia dei celeberrimi “buchi di sceneggiatura”.

L’ormai raggiunta adolescenza dei protagonisti può sicuramente lasciare un po’ destabilizzati, abituati com’eravamo a un gruppetto di bambini in stile Goonies, ma le dinamiche messe in atto permettono di superare velocemente l’ostacolo: i problemi adolescenziali di El, il trauma di Max, la voglia di Lucas di essere cool, l’omosessualità inespressa (ma piuttosto evidente) di Will; i fratelli Duffer non si fanno mancare nulla, ma riescono a non rendere alcuna di queste novità gratuita o nominale: lo stesso modo in cui stanno hanno finora suggerito la difficoltà di Will a esprimere i propri sentimenti è indicativo di una scrittura attenta e puntuale.

Ciò che è sicuramente più debole è la sottotrama relativa a Hopper: non tanto per la spiegazione più o meno accennata relativa alla sua sopravvivenza, quanto per alcune scene che davvero portano a sfiorare il massimo della sospensione dell’incredulità accettabile (in primis il suo correre, anche nella neve con un piede dislocato o rotto).

Molto ben costruita, invece, la strada che porta a rivelare l’identità dell’inquietante villain della stagione: sebbene il personaggio che si scoprirà essere Vecna nasconda evidentemente qualcosa fin dalla sua prima apparizione, le fila non vengono tirate fino al settimo episodio, con una crescita costante di pathos e curiosità. Forse l’unica critica che verrebbe da fare riguarda il lungo spiegone proprio di questo episodio, che pur incastrandosi perfettamente e assolvendo al suo compito, può oggettivamente far storcere il naso.

Bella l’evoluzione dei rapporti tra i personaggi. Oltre alla già citata cotta non dichiarata di Will, anche le dinamiche tra Mike ed El, tra Lucas e gli altri elementi del gruppo, tra Dustin e Steve e, in particolar modo, tra quest’ultimo e Robin crescono in modo spontaneo e mai forzato. La crisi di Lucas può inizialmente far pensare a uno snaturamento del personaggio che fortunatamente non avviene, così come c’era il rischio che Max venisse condannata a un ruolo di vittima di trauma senza altre sfumature.

Le stesse origini di El vengono approfondite in modo intelligente, facendo incastrare bene le nuove rivelazioni con quanto già visto in passato e spiegando ulteriormente il suo legame col Sottosopra.

Una nota di merito va al nuovo personaggio, Eddie: inizialmente presentato esclusivamente come tizio sopra le righe e quasi fastidiosamente esaltato, presto ne viene mostrato un lato ironico e sarcastico che ben si sposa col resto del gruppo, pur distinguendosene nettamente; un po’ come era avvenuto con Robin in precedenza, che qui prosegue il suo percorso di integrazione (e – a volte – irritazione), in particolar modo nella sua amicizia con Nancy.

Ed è proprio Nancy – assieme al suo corrispettivo Jonathan – a restare nell’ombra: il suo ruolo sembra ormai solo definito dalle interazioni con gli altri e, in particolare, dalla volontà degli autori di riavvicinarla a Steve; pur avendo dei momenti di intuizione necessari allo sviluppo della trama non c’è mai un momento in cui risalti particolarmente se non, appunto, quando si puntano in modo ben poco sottile i riflettori sull’attrazione reciproca col suo ex-ragazzo.

Per quanto riguarda gli omaggi agli anni ’80 e a una certa filmografia che da sempre contraddistinguono Stranger Things non si rimane certo delusi: la musica la fa sempre da padrona, non mancano le citazioni del Signore degli Anelli (il libro, che il film era ben lontano da uscire), il cliché dei russi brutti e cattivi è riproposto come da copione e i richiami a film come War Games sono integrati da omaggi a prodotti un po’ più recenti, tra cui il Silenzio degli Innocenti; e proprio la scena che richiama il film con Jodie Foster ed Anthony Hopkins nasconde una delle celebrazioni implicite più succose: l’interprete del Victor anziano è infatti Robert Englund, famoso soprattutto per essere stato Freddie Krueger (e, per gli appassionati, anche protagonista di Visitors), lo stesso Freddie che viene citato in un gioco metanarrativo nell’episodio successivo.

Conclusa questa prima parte restano circa quattro ore distribuite in due episodi che verranno pubblicate il 1 luglio: se il finale manterrà quanto finora proposto, la quarta stagione di Stranger Things potrà tranquillamente fare a gara con la prima in termini di qualità e divertimento.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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