3. Scirocco
Cosa ci rende vivi? Per cosa vale la pena vivere? E cosa, ancora, ci impedisce di farlo?
È sufficiente guarire da qualcosa che avrebbe potuto ucciderci per tornare a vivere? E se quella guarigione avesse richiesto un prezzo tale da farci perdere parte di noi stessi? Sarebbe ancora vivere o sopravvivere?
E vivere senza accettare di correre rischi è ancora vivere o, di nuovo, sopravvivere? Senza darsi la possibilità di amare, di inseguire i nostri sogni, di fallire ma anche di diventare una nuova versione di noi stessi, più nostra, più completa?
Scirocco, di Giulio Macaione, pubblicato da Bao Publishing prova a dire la sua e lo fa con la storia di tre persone: Mia, una diciassettenne che potrebbe entrare nella scuola di ballo della Scala, Gianni, il suo amato padre gay e single da tempo immemorabile e la madre di lui, Elsa, ex-scultrice che ha perso il marito alcuni anni prima ed è sopravvissuta a un tumore che le ha impedito di tornare a scolpire.
Scirocco è la loro storia, tra Venezia e la Sicilia, tra chi teme di fare un passo al di fuori di un bozzolo protettivo che è diventato una corazza isolante e chi riscopre se stessa ricongiungendo presente e passato, paure e speranze, sopravvivenza e vita.
Macaione riesce, con delicatezza e precisione, a raccontare le emozioni dei tre, il loro percorso, le loro paure e i loro sogni creando dei personaggi incredibilmente tridimensionali e lontani dai cliché: non c’è rapporto realmente difficile tra Mia e Gianni, né traumi da risolvere tra loro due ed Elsa. C’è una famiglia che ha continuato ad amarsi nonostante dolori e ferite e che cerca di fare del proprio meglio. Un po’ come tutti noi.
Non è una storia di contrasti veri, è una storia di amore, in quasi ogni forma l’amore possa assumere: quello di un figlio per una madre, di una figlia per il padre, di un uomo che teme l’amore romantico, di una nipote per la nonna, di una donna per i due uomini importanti nella sua vita e per un figlio e una nipote per cui ha continuato a vivere.
È una storia che ci ricorda come amare non significhi sempre capire, ma non può esimersi dall’accettare e rispettare. Anche quando fa male. Soprattutto, certe volte, quando fa male.
Un volume delicato, disegnato con precisione e metodo, in cui i colori sono parte integrante della narrazione, tra il freddo delle pagine veneziane e il calore di quelle siciliane: il tratto di Macaione ci fa immergere in ogni località mostrata, in ogni stanza, in ogni campo, in ogni locale; ci sembra di essere lì, con Mia, con Gianni, con Elsa, e di assistere in prima persona alle loro vicende, di sentire il loro dolore e l’amore che li lega. Sentiamo l’umidità dei canali veneziani, il calore del sole siciliano, il profumo del mare, la fatica del lavoro nei campi.
E se alla fine delle duecento pagine vi troverete col magone potete consolarvi: non siete sicuramente soli. E di certo ne sarà valsa la pena.
Non rinunciare all’amore, anche quando sembrerà impossibile. Chi arde di passione come te ha spazio infinito per amare.