Di nuovo Cyrano?
Sì, di nuovo Cyrano, dato che è uscito da pochi giorni in sala una rilettura in chiave – più o meno – musical dell’opera di Rostand con protagonista Peter Dinklage nel ruolo del cadetto di Guascogna, con ovvio adattamento della storia che abbandona il naso in favore del generale aspetto dell’attore.
Ovviamente quando ho saputo della produzione di questo nuovo film sono stato parecchio combattuto: una parte di me era curiosa di ciò che avrebbero potuto raccontare ed era estremamente colpita dai costumi e dalla fotografia che già si intuivano nei trailer, l’altra era molto preoccupata perché quando si parla di adattamento si parla anche di scelte stilistiche e di trama che potrebbero facilmente tradire l’opera originale; già quando si trattò del Cyrano con McAvoy avevo evidenziato questo problema, figuriamoci in una produzione del genere che – per di più – sarebbe andata a modificare uno dei punti fondamentali del personaggio e ad aggiungere un aspetto musicale che – di suo – è già rischiosissimo.
E ora che l’ho visto cosa ne penso?
Riassumo e poi approfondisco: penso che questo non sia Cyrano pur essendo un film con diversi pregi, penso che i miei timori fossero più che fondati e che si sia mancato l’obiettivo di adattare l’interezza del personaggio e della storia, cedendo quasi esclusivamente alla parte drammatica e rinunciando a quella epica che è parte altrettanto integrante del personaggio.
Sia chiaro: Peter Dinklage è un attore fantastico e la sua interpretazione sofferente è un pugno nello stomaco in molti punti, tanto che quando ci sono (troppe poche) battute quasi sembrano stonare col resto; ed è già qui che risalta uno degli aspetti non adeguati di questo adattamento: in Cyrano si ride e si ride di gusto in vari momenti. Cyrano, il personaggio, è un istrione, è un guascone, è qualcuno che non sai se vuoi stringergli la mano o prenderlo a pugni: la sua drammaticità sta sì nel suo aspetto fisico, ma anche nel contrasto tra ciò che è e ciò che appare, perché ciò che è trasuda in ogni momento in cui è sul palco o sullo schermo.
In questo film tutti gli aspetti più guasconi ed epici vengono se non rimossi quanto meno ridimensionati al punto che si rischia di non capire perché Cyrano sia tanto speciale e questo viene fatto togliendo spazio ad alcuni dei momenti più riconoscibili della storia: la scena delle battute sul naso? Sparita e sostituita da un breve e banale scambio. “Al fine della licenza io tocco”? Nessuna traccia. Il “No, grazie”? Ridotto a tre versi cantati e di nuovo decontestualizzati. L’arroganza di Cristiano che fa battute sul naso? Di nuovo praticamente inesistente. Lo scontro contro 100 uomini perché in quel momento è talmente felice dell’appuntamento con Rossana e va a proteggere un suo amico? Trasformato in un agguato di 10 uomini in cui se la cava più o meno come può. L’intero monologo in punto di morte? Sparito e sostituito da un momento di completo pietismo.
Potrei andare avanti con numerosi altri esempi, ma penso si intuisca quanto questo tipo di cambiamenti porti una pesante ridefinizione del personaggio e della sua drammaticità: il risultato è che ci sono scene che – paradossalmente – risultano più dolorose rispetto all’originale perché non sono bilanciate dagli altri aspetti; sono quasi certo che sia un effetto voluto, perché ovviamente questo tipo di rinarrazione può permettere di colpire basso lo spettatore, ma chiunque ami davvero il personaggio e la storia non può non notarlo e storcere il naso.
Il problema che più mi sembrava evidente, lo spostamento dal naso al nanismo, finisce per essere il minore, sostituito da tagli e riadattamenti del testo non giustificabili se non dall’incomprensione del personaggio o, più probabile, dalla volontà di ottenere l’effetto di cui sopra.
Per quanto riguarda l’aspetto strettamente musicale si può dire che è non molto invadente, ma parecchio inutile: nessun brano rimane impresso nella mente e aggiunge o toglie qualcosa alla storia; anzi, ce ne sono due che sono stati inseriti in scene create appositamente per l’inserimento delle canzoni e non presenti nel testo originale. Una in particolare, ambientata durante l’assedio, riesce a colpire – di nuovo – emotivamente, ma il meccanismo è sempre quello un po’ subdolo di cui parlavo prima: si consideri che in tutto l’assedio è stata completamente rimossa la parte con l’arrivo di Rossana con le cibarie che, a ulteriore dimostrazione di quanto scrivevo, serviva da contraltare non solo al dramma imminente, ma alla situazione generale.
Ci tengo a ribadirlo: non è un brutto film per niente, e l’interpretazione di Dinklage è perfetta per il ruolo che gli hanno dato; ma quel ruolo non è Cyrano, non per come dovrebbe essere, e questo film ha volutamente reso ancora più inutilmente drammatici una storia e un personaggio che non sono mai stati esclusivamente tragici.
Guardatelo, ma ricordatevi che Cyrano è ben altro.