Si ricomincia?
Il punto di domanda è d’obbligo. Normalmente il primo settembre farei un post abbastanza classico e forse un po’ banale relativo al nuovo inizio, alla sensazione di vero capodanno che provo tra qui e Samhain, alla voglia di cambiamento e di nuovi stimoli che ogni anno ho in questo periodo, ma la sensazione quest’anno è – mio malgrado – molto diversa.
Nonostante non abbia lavorato per tre settimane e abbia cercato di fare il meglio con ciò che avevo, tra gite, compleanni da festeggiare, amici con cui stare, non riesco a considerare quelle trascorse come vere ferie. Ferie per me sono sempre state il fare qualcosa di diverso, lasciare luoghi conosciuti per almeno una settimana, tornare in luoghi lontani amati o scoprirne di nuovi. Stare a casa, gite o meno, è come vivere una sequenza di 21 sabati e domeniche più o meno uguali l’uno all’altro: più piacevole che lavorare, ovviamente, ma le ferie? Quelle sono un’altra cosa.
Ovviamente il non andare è stata una scelta, sebbene condizionata: tra occhiali nuovi e telescopio il budget per partire era ridotto e, in aggiunta, il pensiero di non avere totale libertà di scelta e di andare da qualche parte tanto per farlo mi ha fatto evitare la possibilità e preferire risparmiare un po’: un risparmio che sostanzialmente non è avvenuto (grazie, Murphy, ti scordassi ogni tanto di me ne sarei grato) a causa di varie spese impreviste sopraggiunte nel mese.
E quindi mi ritrovo in questo primo di settembre, al terzo giorno di ritorno al lavoro, con la sensazione di una vita, di una routine sempre più o meno uguale a loro stesse, con l’aggiunta di frustrazioni che continuano a montarsi sulle mie spalle.
“beh, dai, puoi sempre partire nelle prossime settimane o mesi”: in parte l’avevo pensato anch’io, quanto meno prima delle spese, ma è davvero così? Ancora non sappiamo come sarà l’autunno lato covid, non sappiamo come e quanto si potrà viaggiare liberamente con l’estero, ma anche fosse la liquidità, soprattutto dopo le spese di agosto, è quella che è. E la cosa assurda è che per certi versi è quella che è anche perché pago scelte fatte da me, ma che ora sono in mano ad altri e non so né se né quando rivedrò ciò che è mio e che mi farebbe respirare parecchio. Ecco, ora quello mi farebbe vedere le prossime settimane e mesi in modo più leggero, perché avrei la scelta esclusivamente in mano mia. Ma questo è quello che è.
Che poi non è che nelle prossime settimane non ci siano cose piacevoli: il 19 mi vedrò con amici che non vedo da un anno, il 25 sarò quasi sicuramente a Faenza per i talk del Post, Polo Nerd ha raggiunto i 70.000 ascolti e a settembre inizieremo a progettare (e probabilmente registrare) la terza stagione, ora che scrivo l’ultima speranza dei Vertex sta per raggiungere 3.000 ascolti, lo stesso NerdVision – il club Nerd nato su ClubHouse da me e gli amici entrati nella mia vita proprio tramite il social da febbraio – finirà molto probabilmente per espandersi su altre piattaforme.
E ancora sto pian piano lavorando a un altro progetto e ho deciso di provare a contattare altri editori.
Insomma, non sono del tutto fermo, eppure mi sembra di esserlo così come ho avuto questa sensazione nei mesi trascorsi: sicuramente meno che durante il primo lockdown, ma comunque non nel modo in cui sono e vivo normalmente e questa, più di tutte, è la perdita che percepisco di più.
Che poi più volte in passato ci sono state la voglia e la sensazione di cambiamento e poi si sono dissolte in nulla, per cui chi può dirlo, magari questa volta che non sento questa muta di pelle (o, meglio, mi sembra che la pelle morta non si decida a staccarsi) è il momento in cui tutto mi sorprenderà.
Chissà.
Intanto se Murphy guardasse da un’altra parte sarei contento.
E questo posto?
Come dico sempre vorrei tornare a scriverci di più e spero che gli impegni e l’ispirazione me lo permettano, anche perché tra tre settimane circa si dovrebbe raggiungere un traguardo epocale.
Diciamo che ci provo, ok?
E vediamo come andrà. Per tutto.