Siamo qui

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Domanda retorica, dato che ovviamente non è che stanotte a mezzanotte il mondo si trasformerà miracolosamente. Doppiamente retorica per chi, come me – lo dico ogni anno – sente più Samhain come chiusura vera dell’anno.

Ma è innegabile che come esseri umani cerchiamo simboli, ricorrenze, punti di svolta e io da questo punto di vista sono forse anche eccessivo, legato come sono alle date e ai momenti passati.

Per cui facciamo questo post, anche se non so bene dove andrà a parare.

Che il 2020 sia stato quello che è stato lo sappiamo tutti. Che sia stato, per me personalmente, forse l’anno peggiore della mia vita sotto molti aspetti è probabile (e ricordiamo che non è che in passato ci siano state tutte queste rose e fiori).

Eppure sono qui. Siamo qui.

Siamo arrivati alla fine di uno degli anni più difficili, provanti, assurdi per i singoli e per il mondo intero.

E siamo qui.

Distrutti, feriti, con perdite enormi per molti, con cicatrici che avranno bisogno di chissà quanto tempo per non dolere più, ma siamo qui.

Magari non siamo in piedi dritti.

Magari non riusciamo a reggerci se non appoggiandoci a una parete o a qualcuno.

Ma siamo qui.

Se io sto scrivendo e voi mi state leggendo, vuol dire che siamo qui.

E che abbiamo fatto del nostro meglio con ciò che avevamo, affrontando qualcosa che nessuno aveva mai affrontato. Non in questo modo.

Ce l’abbiamo fatta, siamo arrivati alla fine di questo anno.

Abbiamo perso tanto? Assolutamente. Recupereremo ciò che abbiamo perso? Non lo so, ma non credo, non com’era. Troveremo altro? Voglio credere di sì.

Ma intanto siamo qui.

Ripetiamocelo.

Siamo qui.

E siamo stati bravi a farcela.

Che sia da soli, con l’aiuto di amici e compagni o di professionisti. Parlando con qualcuno nei giorni passati ho ripetuto il titolo di una vecchia canzone “it takes a fool to remain sane”. Mai così azzeccata, forse.

Ringraziamo noi stessi, ringraziamo chi ha saputo esserci, ringraziamo anche chi non è stato capace: in alcuni casi per colpa o disinteresse, in altri perché semplicemente tutti abbiamo dovuto gestire ciò che accadeva. Ma chi non è stato capace ha fatto posto e non è detto che altrimenti ce ne sarebbe stato.

Ringraziamo ogni lacrima che ci ha permesso di non esplodere. Ringraziamo ogni paura che ci ha fatto restare vivi.

Siamo qui.

Bravi noi.

Cosa si può chiedere a un nuovo anno dopo quello passato?

Io ho letto di chi ha scritto “mi basta essere sereno”.

Ecco, a me no.

Non mi sono mai accontentato, non inizierò ora.

Io esigo di essere sereno, ma quella è la base, il minimo indispensabile.

Io voglio entusiasmo.

Io voglio amare.

Io voglio baciare e fare l’amore (o sesso, o entrambi).

Io voglio picchi di felicità

Io voglio sentirmi vivo.

Io voglio sapere che posso raggiungere le persone a cui voglio bene in qualunque momento e VIVERLE.

Io voglio creare.

Io voglio far stare bene chi mi è accanto.

Io voglio stare bene.

Io voglio fare progetti credendoci.

Io voglio ridere di gusto.

Io voglio andare al cinema, a teatro, a un concerto.

Io voglio viaggiare e condividere luoghi, ricordi ed emozioni.

No, non mi basta stare sereno.

Io punto alto, ad abbassare c’è sempre tempo.

Starà al 2021 decidere se aiutarmi o contrastarmi e non ho dubbi che se vorrà mi potrà far pentire di ogni mia richiesta.

Io sperò sarà il primo, ma se sarà il secondo, beh, il 2020 una cosa l’ha fatta: mi e ci ha mostrato che possiamo fare cose che non pensavamo immaginabili.

Siamo qui.

Siamo sopravvissuti.

Ora voglio vivere.

Buon anno a tutti e in bocca al lupo, di cuore.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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