Silenzio

brown wooden armchair on brown wooden floor
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Nota Iniziale: questo post è stato scritto il 24, ma non volevo “contaminare” lo spirito natalizio con un testo più amaro. Ma il suo valore non è legato solo al 24: molti sono stati i giorni in cui queste parole sarebbero state appropriate e sono ragionevolmente sicuro ce ne saranno ancora. In tal senso è un po’ un jolly e un promemoria che ci sono giorni così e che il loro peso può essere difficile da reggere.

Il nemico è il Silenzio.

Quello stesso Silenzio che cerchi quando sei sovraccarico di stimoli, quando non ne puoi più di nulla e vorresti solo essere lasciato in pace, trovarti su un’isola, in una baita, da qualche parte.

O forse no.

Non lo stesso Silenzio.

O non la sua stessa faccia.

Perché quando lo cerchi, il Silenzio è amico. Ti avvolge, ti protegge, ti coccola. Fa spazio a te quando tu non riuscivi più a trovarne. Ti salva.

Ma il Silenzio è come una pianta curativa con poteri infestanti: se ne ha la possibilità si espande, riempie tutto, ti soffoca.

E non è più il Silenzio di quando sei a letto dopo una giornata piena, coi gatti ai piedi e magari un lieve respiro addormentato accanto.

Non è il Silenzio che cerchi di fare per non svegliare tuo padre o tua madre che stanno facendo un sonnellino pomeridiano.

Non è quello che ti avvolge mentre osservi un cielo stellato, quando parli a bassa voce per non disturbarlo nonostante siate solo due persone.

Non è quello che mantieni se ti alzi prima la mattina, finché il resto della casa si sveglia.

Non è quello che cerchi perché hai bisogno di scrivere o leggere o studiare.

No.

Non è quello dell’appagamento, quello cercato, quello che si aggiunge. È quello del vuoto. Quello della mancanza. Quello dell’assenza.

È quello di quando apri gli occhi e non c’è altro intorno a te. A volte neanche nelle strade.

È quello che rimbomba nelle orecchie per sottrazione e ti ricorda tutto appena sveglio e continua a farlo quando i soli rumori sono quelli emessi da te o al massimo dai gatti.

È quello di nessun buongiorno da dire, di nessun mugugno da esprimere fino al pieno risveglio, di nessuna attività e progetti da fare, di nulla da decidere, di nessun preparativo per un giorno desiderato o per un cazzeggio atteso o anche per impegni che rompono le scatole.

È quello che finisci per cercare di riempire facendo cose. Cercando di tenerti attivo costantemente. Perché se la testa sente ciò che fai non ascolta il Silenzio. Non ti vedo, non ci sei. Non ti sento, non ci sei.

Ma prima o poi ti fermi, per forza di cose. Ed è di nuovo lì, ad aspettarti sogghignando. Si allontana per una notifica, per un messaggio, per una mail, ma sta lì ai margini, pronto. Non vuole andarsene e sa aspettare.

Perché tanto lo sa bene che prima o poi dovrai andare a letto.

E quando ti risveglierai lui sarà lì.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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