Raccontami
Prendiamola larga.
Oggi avrei dovuto essere a Lucca, se non fosse successo quello che è successo. Chi mi conosce, chi mi segue sui social o mi legge qui da tempo sa quanto Lucca sia sempre stata un momento fondamentale, uno dei più attesi dell’anno, se non il più atteso.
Lucca è sempre stata festa, casa via da casa, stanchezza felice, colori, fuga: la sua mancanza è la firma perfetta di questo anno orribile di cui pochissime cose posso salvare e il pensiero di non viverla mi manca più di quanto possa spiegare.
L’ho detto più volte (e faccio le eccezioni di cui sopra): quest’anno si è preso buona parte di ciò che mi faceva apprezzare la vita e ha lasciato la sopravvivenza.
Questo è.
Anche per questo motivo, ieri ho fatto l’ennesima domanda su Instagram. Per chi non mi seguisse lì, ho preso l’abitudine da qualche settimana di chiedere qualcosa a chi mi segue: può trattarsi di un semplice (ma mai scontato) “come stai?”, qualche domanda più personale e seria o qualcuna più utile per ricordarci il bello, tipo ieri, che ho chiesto di raccontarmi un proprio sogno.
Ogni volta che faccio queste domande rimango stupito da quanti rispondono e da quante belle risposte ricevo: chi mi segue (ma penso sia indicativo in genere) ha comunque voglia di partecipare, di raccontarsi, di mostrarsi ed essere visti. Perché condividere è parte del sentirci vivi, se c’è qualcuno che vuole ascoltarci e ci vede.
Ecco, io quelle domande non le faccio tanto per fare, ma perché mi interessano sinceramente le risposte, mi fa piacere ascoltare, conoscere. Vedere.
Sicuramente questo è anche figlio del mio vecchio, classico comportamento acquisito che mi fa inconsciamente pensare che se io ascolterò te tu poi ascolterai me, se io ci sarò, ci sarai anche tu, una cosa che chi è stato nell’angolo fin da bambino conosce bene, ma amen. Ne sono conscio e almeno lo metto a frutto su qualcosa di bello. Di utile.
Ma tutto questo mi fa pensare anche a un’altra cosa. Tutti voi (tutti noi) avete amici, chi più chi meno. E molti di loro avranno passioni più o meno segrete, cose che fanno bene o che fanno male ma con gioia e impegno. Vi capita mai di ascoltarli al riguardo? Ovviamente non parlo di chi condivide le stesse passioni, quello lo do per scontato: mi riferisco proprio alle cose che appassionano quella persona e non voi.
Chiedete mai nulla al riguardo? Come vada? O di condividere qualcosa con voi? Vi interessate? Mostrate loro che vi importa il fatto che abbiano una passione?
Se lo fate, ok, bravi e sono fiero di voi. Ma se non lo fate, perché no? Perché è una cosa che non conoscete? Che non vi interessa? Ma interessa a qualcuno a cui volete bene. Non dico che dovreste diventarne esperti, ma farvi raccontare sì.
Almeno ogni tanto.
Perché essere visti, sentirsi amati è anche quello: sapere che chi ci è amico o ci ama si interessa a ciò che facciamo.
Tra le delusioni più grandi annovero che nel tempo siano state molte meno di quante avrei voluto le persone a me vicine che abbiano chiesto nel tempo del romanzo. O del blog. O dei racconti. O dei podcast.
Ho persone che si vorrebbero definire amiche che neanche sapevano dei podcast.
Ho più persone che leggono ciò che scrivo e me lo dicono tra gli estranei che tra le persone vicine e quando affermo “me lo dicono” non lo faccio a caso: se mi si legge e non me lo si dice, come faccio a saperlo? Come faccio a sapere che ti interessa?
E se non ti interessa ciò che faccio o ciò che scrivo, come fai a definirti mio amico o amica?
Sia chiaro, ora ho indicato me stesso, ma non è e non vuole essere una chiamata tra i miei contatti. O meglio, non è lo scopo per cui lo sto scrivendo.
È una riflessione che ritengo importante su quanto sia fondamentale sentirci visti da chi dice di esserci amico e volerci bene. E il riconoscimento delle nostre passioni e di ciò che creiamo è parte integrante dell’essere visti.
Quindi, per favore, se volete bene a qualcuno, se siete suoi amici, se siete – ancora più importante – suo o sua partner interessatevi alle sue passioni almeno ogni tanto. Leggete ciò che scrive. Ascoltate la sua musica. Guardate le sue foto e i suoi dipinti e i suoi video. Non è necessario sia sempre, ma almeno ogni tanto.
E non perché “glielo concedete”, ma perché è parte di loro e loro sono parte di voi.