Ciao, Scugnizzo
Erano sette anni che non ti vedevo. Sette lunghissimi anni. Ne hai vissuti più senza di me che con me. Ma sapevo che stavi bene. So quanto sei stato amato, viziato, coccolato. Anche più di quanto lo saresti stato a casa.
Ma non ho mai smesso di ritenermi anche mio.
Non ho mai smesso di ricordare il tuo allungare la zampa dalla gabbia e fregarci in quel modo, quando non avevamo certo intenzione di prendere un terzo gatto.
Il tuo essere ruffiano e invadente, farti coccolare e poi dare un morso e scappare via.
Il tuo metterti dietro lo stipite della porta, sul calorifero, per salutare e farti accarezzare.
Le alleanze periodiche con Stitch o Zen.
Il metterti nel lavandino.
Il venire in braccio e arrampicarti fin sopra le spalle.
Fu doloroso ma giusto lasciarti andare quel giorno, ma non hai smesso di mancarmi.
E ora mi mancherai per sempre.
So che sei stato felice e se c’è una giustizia ora sei con Stitch e Zen a riformare alleanze.
Ma non posso fare a meno di piangere, ora, scugnizzo.
Ciao (Leo)Poldo.
Ciao.