“You got what everybody gets. You got a lifetime.”

Ho un rapporto difficile con la morte. Che frase del cazzo, lo so. Chi di noi ha un rapporto facile con la morte? Chi prende alla leggera il pensiero della morte propria o dei propri cari?

No, quello che intendo è che con la morte ho un rapporto, ci ho a che fare da tanto, troppo tempo e per troppe volte. Da quando morì mio zio quando avevo undici anni e segnò mia madre e me di conseguenza in poi.

Mia madre.
La sua migliore amica pochi anni dopo.
Amici vari (Tommy, Anna Lisa, non mi sono scordato di voi, sappiatelo).
Mio padre.
Altri zii.
Ma anche Funi, Lupo, Lucky, Stitch, Zen.

Giusto ieri un’amica mi scriveva che aveva pensato a quante perdite ho avuto nella mia vita. Ed è vero. Sicuramente più e prima di molti, anche se sempre meno di altri. Come tutto, nella vita.

E avere a che fare con la morte per tanto tempo fa sì che si abbia ben presente che può sempre succedere. Non come pensiero fugace, ma come consapevolezza costante. Io so ogni giorno che potrebbe essere l’ultimo. Me lo ricordo costantemente. Mi incazzo per i “prima o poi” proprio per questo. Mi frustro al pensiero di cose non ancora fatte esattamente per questo motivo.

È il motivo per cui ho fatto testamento, per cui giro con un foglio in tasca coi numeri da contattare nel caso mi succedesse qualcosa, per cui ho chiesto agli amici più cari che se non dovessero vedermi attivo in rete per un giorno intero dovrebbero correre a prendersi cura delle tre pesti.

È anche il motivo per cui non faccio veramente battute sulla morte. Mai.

Io so che ogni giorno può essere l’ultimo e che ogni giorno è più probabile che lo sia. Ogni. Dannato. Giorno.

Ma quando arrivano notizie come quella di oggi, della morte di Chadwick Boseman, non riesco comunque a restare indifferente. Come si può? Un uomo di 43 anni, che ha fatto tanto sullo schermo e al di fuori per rendere la vita altrui migliore, sparito così. Dopo quattro anni di malattia. In silenziosa dignità.

Come si fa a digerirlo, ad accettarlo, a considerarlo giusto?

Non lo so. Io, quanto meno, non ci riesco. Non riesco a non pensare a quanto potenziale, a quanta bellezza ci sono stati tolti, per non parlare ovviamente dell’amore perso dalla sua famiglia.

Noi lo conosciamo soprattutto come Black Panther, ma ciò che ha fatto quest’uomo nei suoi anni di vita, il supporto che ha dato, il percorso che ha fatto, la bellezza che ha distribuito stanno venendo fuori in queste ore nel ricordo di chi l’ha conosciuto: abbiamo perso una bella persona, oltre a un eroe sullo schermo. E abbiamo perso un eroe sullo schermo che ha migliorato la vita di tanti ragazzini.

Io ci provo a immaginare la morte come rappresentata in Sandman. Come questa ragazza spigliata e comprensiva, compassionevole, che semplicemente viene a prenderti e portarti con sé.

Ci provo, davvero.

E magari è anche così.

Ma il problema è che quando si porta qualcuno, noi lo perdiamo. Per sempre, per quel che ne sappiamo. E quel vuoto rimane e ferisce e si amplia e divora.

Ciò che resta è solo il ricordo ed è per questo che tutti noi dovremmo aspirare a distribuire un po’ di bellezza, perché un giorno di noi resterà solo la traccia che abbiamo lasciato.

Chadwick ne ha lasciata una luminosissima.

Spero, che sia domani o tra cinquant’anni, che la mia sia almeno una frazione della sua.

Nel frattempo e fino ad allora, grazie Re T’Challa.

Rest In Power.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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