Tutte le fortune

Io sono tra i fortunati.

Lo metto qui per ricordarlo e usarlo come premessa, perché sia chiaro che ne sono cosciente e che non lo metto neanche lontanamente in dubbio.

Sono tra i fortunati perché pur autonomo ho ancora un lavoro e riesco ancora a viverci, pur con alcuni scossoni.

O almeno, ci sono riuscito finora.

È divertente, perché fino a ieri ripetevo a me e alle persone con cui parlavo “ora attendo arrivino le tasse, io ho già messo a budget una cifra (non bassa – NdA) e se per caso sono un pochino di meno magari riesco a concedermi 4 o 5 giorni via per ricaricarmi un po'”.

Guarda caso sono arrivate ieri sera, dopo una giornata che era stata un piacevole stacco e una degna concessione dopo mesi, e – sorpresa sorpresa – l’importo totale dell’anno rispetto a quello che avevo messo a budget è, suppergiù, il 50% in più di (lo ripeto) una cifra non bassa.

Un 50% che, dovessi guardare l’andamento attuale, semplicemente non c’è e non ci sarà, perché un conto è campare del proprio lavoro, un altro è sguazzarci e ballarci dentro.

E qui la vedo, lì, pronta sul nascere l’obiezione del dipendente o di chi non conosce queste dinamiche, quella pronta a dire “beh, se le devi pagare si vede che quei soldi li hai presi, quindi di che ti lamenti?”. Eh no. Non funziona così.

Funziona che siccome nel 2019 ho preso una certa cifra (sì, quella sì più alta rispetto al 2018), allora nel 2020 devo:
1. pagare il saldo che manca
2. pagare l’acconto sul 2020
3. pagarli sia per l’Irpef che per l’Inps, quella stessa Inps che NON mi darà una pensione quando sarà il momento.

Ora, di solito l’acconto è il 98% di quello che hai pagato per l’anno precedente. Il 98%. Su una presunzione che può funzionare discretamente per chi è dipendente e uno stipendio che varia di poco, ma per chi lavora in proprio è insensato.

Questo in genere.

Ora siamo nel 2020 e sapete abbastanza bene cos’è successo nel 2020. Io, lo ripeto, sono tra i fortunati è – pur se ridotto – ho continuato a lavorare. Altri no.

Ma questo non conta, perché l’acconto per il 2020 è dovuto. Puoi in qualche modo provare a ridimensionarlo un po’, ma lo fai tu a tuo rischio e pericolo. L’importo è dovuto.

Non importa se non hai lavorato, non importa quanto di meno hai lavorato, devi pagarlo.

“Ma quanto vi lamentate, vi hanno dato il bonus, no?”

Sì, certo. Ci hanno erogato delle cifre che sicuramente sono servite quando uno si è trovato senza un euro in entrata. Ma nel frattempo non si è smesso di chiedere il resto.

Le scadenze di maggio sono state spostate a settembre, non sono state cancellate. E se proprio puoi rateizzarle fino a dicembre. Non sei ripartito nel frattempo? Cazzi tuoi.

L’acconto di luglio è dovuto. Al massimo lo spezzi fino a ottobre. Non sei ripartito nel frattempo? Cazzi tuoi.

L’acconto di novembre è dovuto. Quello non puoi spezzarlo. Non sei ripartito a sufficienza nel frattempo? Cazzi tuoi.

Ora. Io, dicevo, sono tra i fortunati e nei primi sei mesi dell’anno ho fatturato sicuramente almeno seimila euro in meno dello stesso periodo del 2019. Seimila. Può essere finisca l’anno con questo fatturato in meno, può che la discrepanza aumenti. Difficile diminuisca, ma ovviamente non impossibile.

Quindi io, che sono tra i fortunati, ho ricevuto sì un aiuto immediato su cui non sputo sopra, ma nel frattempo devo pagare molto di più perché si dà per scontato che quest’anno fatturerò altrettanto. E se non ho quei soldi cazzi miei.

E chi è meno fortunato di me? Chi neanche sta fatturando quelle cifre? Di nuovo cazzi suoi. Al massimo chiuderà, mica è un problema dello stato. O di chi pensa che gli autonomi rubino.

Ora.

Io odio fare la vittima, ma a me sembra ingiusto.

Nei mesi passati ho ripetuto più volte “vuoi davvero aiutarci? Togli l’acconto a luglio e calcola quello di novembre sulla base del fatturato vero”. Ho avuto la conferma in autonomia di quanto avessi ragione.

Ma, si sa, noi rubiamo.

Io quello che so è che quei 4/5 giorni ovviamente me li scordo e gli dei sanno quanto ne avrei avuto bisogno. Quanto avrei avuto bisogno di qualcosa che mi desse un po’ di sollievo in un anno in cui praticamente tutto è andato a meretrici. Ma no, non si può.

Io ovviamente dovrò pensare a soluzioni varie, nessuna immediata, e chi mi conosce sa quanto mi sia difficile dover aspettare senza agire, dover vivere con un tarlo nella testa. L’ho fatto in una situazione ben più grave che ben sapete, ma questo non è che mi ci abbia fatto abituare.

Mi sto già muovendo per trovare una via? Ovviamente sì. Ne sono felice? Per niente. Trovo sia ingiusto? Ampiamente.

Ma io sono fortunato e qui mi trovo solo a sfogarmi. E a ricordarmi che c’è chi sarebbe felice di avere almeno questo problema. Ma anche a ripetere che è ingiusto che si debba trovare consolatorio di non essere i più sfigati tra gli sfigati.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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