Ciao Marie
Ho trascorso la mia adolescenza e pure qualcosa dopo coi Roxette. Penso che, dopo Michael Jackson, siano stati i primi musicisti che ho amato al punto da conoscere a memoria ogni singola canzone. Prima ancora di comprare i CD e trovare i testi coi libretti ascoltavo migliaia di volte gli stessi brani per cercare di capirne i testi.
Non c’è stata una sola cosa fatta per anni che non avesse una loro canzone in sottofondo, che non trovassi perfetta per un momento che stavo vivendo, fosse perché avevo una cotta (ovviamente non ricambiata), perché dovevo trascorrere un fine settimana lontano dalla mia prima ragazza o perché vivevo la mia prima rottura.
Ricordo come fosse ieri i giri in bicicletta d’estate col mio migliore amico a cantare a squarciagola Dressed For Success.
Per una strana combinazione, la voce di Per Gessle aveva un tono che si adattava benissimo al mio e mi permetteva di cantare con piacere le canzoni in cui la sua era la voce portante, ma era indiscutibile che quelle in cui invece era Marie Fredrikkson a condurre avevano un tocco in più. Ho amato la voce di Marie. Che fosse per brani famosissimi come It Must Have Been Love o per altri meno conosciuti come Things Will Never Be The Same o What’s She Like o ancora Call Of The Wild. Quando la canzone era allegra ti veniva voglia di ballare con lei, quando era sofferente ne sentivi il dolore, quando era innamorata avresti voluto che cantasse quelle parole per te.
Marie e Per sono stati letteralmente una costante nella mia vita e ho sempre coltivato la speranza, un giorno, di poterli ascoltare dal vivo, anche dopo tanti anni, anche dopo la malattia che aveva colpito Marie.
Non potrò più.
Ieri Marie se n’è andata a 61 anni. Una malattia se l’è portata via troppo prima del dovuto, la stessa che già aveva dovuto combattere tempo fa.
Marie se n’è andata e con lei ciò che ha rappresentato. I sogni, le illusioni, le cretinate, i giri in bici, il romanticismo che solo un adolescente un po’ solo conosce bene.
Marie se n’è andata e io mi sento un bel po’ più povero e vuoto.
Per l’ha salutata dicendo Things Will Never Be The Same. Mi sento di imitarlo.
Ciao, Marie. Le cose non saranno mai più le stesse.