Tom Clancy’s Jack Ryan: Season 2 – conferme e novità

Tom Clancy’s Jack Ryan era stata l’anno scorso una di quelle gradevoli sorprese quasi del tutto inaspettate: la prima stagione si era rivelata appassionante da seguire, ben scritta e altrettanto ben recitata. Era lecita, pertanto, una certa curiosità su come la seconda sarebbe stata in grado di adeguarsi a quei risultati. Abbiamo avuto modo, grazie ad Amazon Prime Video, di vedere l’intera stagione in anteprima e possiamo anticipare che difficilmente i fan rimarranno delusi.

Pur mantenendo un nucleo principale netto e riconoscibile, molto cambia in questa seconda stagione, a partire dalla premesse. Avevamo lasciato Greer in viaggio verso Mosca e Jack tentato dalla sua proposta di raggiungerlo sul campo, mentre il primo episodio ci mostra il personaggio interpretato da un sempre ottimo Wendell Pierce effettivamente in missione, ma Ryan ancora a Washington, in un ruolo di insegnante per futuri analisti CIA. Non si tratta, possiamo anticiparlo, di un ormai leggendario buco di trama, bensì di una scelta narrativa successivamente motivata e che ci trova sostanzialmente d’accordo. Se, infatti, si fosse deciso di lanciare Jack in campo come suggerito da quel finale si sarebbero potenzialmente perse alcune sfumature caratteriali che invece vengono così pienamente approfondite.

Ciò che poi cambia nettamente è lo scenario. Ispirandosi a ciò che già avviene nei romanzi di Tom Clancy e nei tanti omologhi, la nuova stagione va a focalizzarsi su una nuova minaccia con relativo cambio quasi totale di comprimari e assoluto di villain. Un cambiamento del genere comporta due conseguenze agli antipodi: da un lato la possibilità di affrontare tematiche diverse e di non riciclare più volte le stesse idee come spesso avviene con serie di successo ma poco coraggiose, dall’altra il rischio che lo spettatore gradisca meno le nuove ambientazioni o anche solo i nuovi antagonisti.

Tom Clancy’s Jack Ryan non si esime da questo rischio e lo abbraccia con un certo stoicismo: abbandonato il Medio Oriente e una minaccia in stile Isis finiamo per confrontarci con un Venezuela sull’orlo della bancarotta e governato da un presidente molto legato alla propria poltrona.

Non più terrorismo, quindi, ma intrighi politici, il dramma della democrazia di faccia di alcuni paesi sudamericani e l’ovvio confronto con l’America più classica dei romanzi di Clancy. Ecco, se si volesse fare una critica si dovrebbe guardare nella direzione di come gli Stati Uniti vengono tratteggiati nella serie e di come questa rappresentazione stoni con una realtà americana odierna così lontana da certi principi, anche solo apparenti.

Si tratta di una serie tv pulp che non è e non vuole essere specchio della realtà, ma se è più facile in qualche modo scordarsi questo problema di rappresentazione quando il villain è una realtà terroristica, lo è un po’ meno quando l’antagonista di turno è un personaggio dittatoriale che non è poi così lontano da un certo presidente a stelle e strisce, lasciando così un retrogusto amaro che cerchiamo di dimenticare ricordando il tipo di prodotto che stiamo vedendo.

Il villain principale è, probabilmente, il punto debole della stagione: bidimensionale, prevedibile, quasi macchiettistico, non è sicuramente all’altezza di quello affrontato in passato. Ciononostante la serie regge bene per tutti gli otto episodi e, anzi, viene supportata dal resto del cast. Persa senza spiegazioni la Cathy Mueller di Abbie Cornish ne entrano infatti a far parte Noomi Rapace in un ruolo interessante ma forse un po’ forzato e un ottimo Michael Kelly, che molti ricorderanno per il suo ruolo in House of Cards. Da segnalare anche il Tom Wlaschiha di Game Of Thrones, la Cristina Umaña di Narcos e la Susan Misner di The Americans.

Se abbiamo trovato un punto di debolezza in un antagonista e alcuni punti di forza nel cast, ciò che colpisce maggiormente è l’approccio più personale riservato al protagonista, che ne permette un’evoluzione non banale né del tutto prevedibile. Alla fine della prima stagione, Ryan era ancora un analista, un uomo trovatosi di nuovo in mezzo all’azione pur contro la propria volontà. Così lo ritroviamo nel primo episodio della seconda e così potrebbe rimanere se avvenimenti drammatici non trasformassero una missione esplorativa in qualcosa di molto più personale che segnerà l’intero seguito.

Si spiega meglio, così, il passaggio all’azione di Ryan e lo si rende maggiormente motivato per la terza stagione già annunciata, ma si rischia – al contempo – l’effetto Carrie Bradshaw (un personaggio che agisce di testa sua a prescindere dal buon senso e dal rischio di metterne al pericolo altri) che speriamo venga scongiurato per il futuro.

Nell’insieme, Tom Clancy’s Jack Ryan si conferma una serie appassionante e divertente che non è e non vuole essere una disamina sociopolitica del mondo attuale, ma intrattenere lo spettatore con una storia non banale, avvincente e ben ritmata.

La seconda stagione di Tom Clancy’s Jack Ryan sarà disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 1 novembre.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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