The West Wing

Orfano di quel capolavoro che è The Newsroom, ho deciso qualche mese fa di dedicarmi alla precedente, celebratissima, creatura di Aaron Sorkin, The West Wing.

L’ala ovest della Casa Bianca è l’area in cui si trovano gli uffici del Presidente degli Stati Uniti e del suo staff e, ovviamente, la serie è focalizzata proprio sulla vita politica (e non) di questi personaggi.

La serie parte a metà del primo mandato del presidente democratico Josiah “Jed” Bartlet, interpretato da un Martin Sheen veramente iconico, e termina con il passaggio di consegne (alla fine del secondo mandato) verso il nuovo presidente (di cui non vi rivelo l’identità).

Riassumere una serie di sette stagioni in poche righe è impresa realmente improba e quindi non mi ci metterò neanche, ma qualcosa voglio dirla.

A parte gli oltre venti Emmy vinti da serie e attori negli anni che già dovrebbero bastarvi per guardarla, The West Wing è una di quelle serie da vedere per imparare e capire.
Per conoscere meglio i meccanismi della politica americana, la difficoltà di gestire un paese come gli USA e, soprattutto, la quantità incredibile di ostacoli che può incontrare anche la persona più in gamba e benintenzionata.

Non ci sono aspetti che vengono trascurati: dal lobbysmo ai rapporti internazionali, dalle elezioni agli scandali, dallo Stato dell’Unione ai rapporti con la stampa, dai rischi per la sicurezza ai tentativi di vivere una vita anche al di fuori delle istituzioni.

È una serie difficile.
Difficile per un pubblico non americano, perché oltre alle vicende bisogna capire il significato di procedure, sigle, il perché di certe azioni e di certi comportamenti.
Difficile per chiunque perché, nonostante momenti estremamente divertenti, la serie non vuole addolcire mai la pillola per nulla e nessuno.

Ne vale la pena, però.
Vale la pena, come dicevo, per conoscere le dinamiche di una politica tanto importante e tanto estranea a noi (certe problematiche in Italia sarebbero impensabili, negli States possono portare alla rovina politica e non di un personaggio), ma anche imparare a conoscere l’importanza di ruoli che non conosciamo o sottovalutiamo: dal Chief of Staff, vero braccio destro del presidente, ai responsabili della comunicazione e della sala stampa.
Ho sempre sottovalutato, ad esempio, l’importanza di chi scrive i discorsi, forse perché in Italia non abbiamo una figura così ben definita, ma a ben pensarci si tratta di un ruolo incredibilmente delicato e centrale: un discorso adeguato può cambiare le sorti di una fase politica, di un’elezione, di una crisi.

Da vedere per imparare, dicevo, ma anche per seguire le vite di personaggi dipinti talmente bene da diventare reali: ci sono stati momenti in cui leggevo notizie internazionali e mi aspettavo di vedere comparire il viso di uno degli attori.

Uno degli aspetti più affascinanti è che non esistono veramente buoni o cattivi in questa serie.
Certo, il presidente e lo staff sono sicuramente spesso mossi dalle migliori intenzioni, ma sono umani e commettono errori.
A volte in buona fede, altre meno, ma non ci sarà nessun personaggio che non vi farà venir voglia di prenderlo a pugni almeno una volta. Nessuno.
E questo è un pregio enorme in una serie del genere.

Ieri sera è stata la prima volta che, finito l’ultimo episodio, mi è venuta voglia di rivedere una parte del primo, un po’ per rivedere a caldo le differenze tra i personaggi, ma anche per chiudere un percorso che rifarei anche domani, sicuro che potrei assimilare ancora più dettagli in una seconda o terza visione.

Sono sette stagioni, circa 22 episodi a stagione.
Può spaventare, ma posso assicurare che non ci si può pentire.

Unico appunto: dopo la quinta, il creatore Aarron Sorkin abbandonò la serie e, in qualche modo, la perdita della sua mano si sente. Eppure le vicende messe in moto sono talmente interessanti da aver voglia di continuare e, alla fine, non ce ne si pente affatto.

Mi mancherà.

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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. Daniele ha detto:

    Ciao.
    E’ un po’ che non ti scrivo ma ho continuato a seguirti. Se ricordi ti avevo segnalato la serie qualche tempo fa, perchè la trovavo veramente interessante, ben girata e recitata e, a volte, irresistibile nella sua attrattività. Una serie che ti “cattura”, che appassiona, di quelle che vorresti non finissero mai. Mi fa piacere che ora tu abbia avuto la possibilità di vederla tutta e mi hai fatto venir voglia di rivederla. Forse l’acquisterò, sperando che ci sia la versione italiana ……
    Alla prossima

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