Supernatural: 15×01 Back and to the Future
Se l’ultimo episodio della quattordicesima stagione di Supernatural aveva lasciato lo spettatore con un hype piuttosto elevato data la minaccia incombente, questa season première – l’ultima della serie, ricordiamolo – si rivela piuttosto anticlimatica, smorzando un po’ maldestramente la tensione accumulata.
La minaccia di Dio/Chuck si rivela infatti sì enorme, ma non così immediatamente cataclismatica com’era stato dato ad intendere allo spettatore e questo cambio di registro nella sua definizione non aiuta a percepirla tangibile quanto dovrebbe.
Il primo cambiamento di rotta si ha nel chiarimento relativo alle creature che nel season finale avevano accerchiato i protagonisti: non zombi alla The walking dead, bensì corpi parzialmente resuscitati grazie alle anime in fuga dall’inferno. Cambia molto? Forse non dal punto pratico, ma quanto meno abbiamo una spiegazione di ciò che sta avvenendo che non sia solo “Dio ha deciso di portare gli zombi in Supernatural“. Il problema è che la minaccia viene smantellata fin troppo facilmente, in una di quelle situazioni dove la linea di demarcazione tra trama solida e presenza di un inopportuno deus ex machina è oltremodo sottile.
Troppe coincidenze portano alla risoluzione delle minacce che si susseguono. Il sedicente Belphagor, neo instauratosi nel corpo di Jack, sembra troppo sul pezzo per essere un demone “timbracartellino” come lui stesso si è definito: prima ha la magia giusta per rendere inoffensivi gli zombi, poi ha quella per limitare la fuga di anime dall’inferno. Tutto troppo facile, troppo immediato, troppo comodo.
Sebbene sia ovvio che il personaggio non sia ciò che dice di essere (da chiarirsi se in tema di identità, scopi, potere o una combinazione dei tre) la sua introduzione con queste modalità resta una scelta narrativa troppo facile che mal si concilia con l’importanza di un’ultima stagione e con le aspettative caricate dopo la precedente. Da apprezzare, invece, l’interpretazione di Alexander Calvert, che riesce a cambiare completamente registro interpretativo e che sembra anche divertirsi molto nel farlo.
Anche il ridimensionamento della minaccia sembra essere una forzatura narrativa che finisce per diminuire di molto l’interesse dello spettatore: non basta affermare che ci sono miliardi di anime dannate in arrivo, bisogna che tale orrore incombente si percepisca, cosa che non avviene.
Ciò che invece viene proposto è un amarcord di spettri della prima stagione che non riesce a scatenare l’effetto nostalgia voluto e che, anzi, fa storcere il naso per come i fantasmi proposti vengono utilizzati, piegando nuovamente la logica alle decisioni di sceneggiatura: si pensi, come esempio principale, alla scena all’esterno, con i vari spettri che corrono dietro a Sam e Castiel. Perché dovrebbero correre? Sono fantasmi, possono scorporarsi e reincorporarsi a piacimento e, soprattutto, l’hanno fatto fino a poco prima: per quale motivo, se non la volontà di mostrare una scena di inseguimento, dovrebbero correre dietro ai protagonisti?
Si tratta di scelte che stonano per superficialità in una season première di tale importanza e che rischiano di offuscare i punti di pregio che invece sono presenti e saranno probabilmente sviluppati nel corso della stagione: l’apertura delle porte dell’Inferno ha infatti fatto sì che ora il Michael di questa dimensione sia di nuovo libero e con lui il fratellastro Winchester Adam, che era imprigionato nella gabbia originariamente destinata a Lucifer.
Il sospetto che ci sia qualche legame con Belphagor è forte, ma al momento si tratta di pure supposizioni, così come possiamo solo ipotizzare l’importanza che avrà la ferita di Sam nel prosieguo della stagione: la visione mostrata è inquietante e lascia pensare a una nuova corruzione del minore dei fratelli, ma è troppo presto per trarre qualunque conclusione.
L’intenzione apparente è di tirare le fila dell’intera serie riportando in luce trame e personaggi anche del passato remoto, chiudendo simbolicamente un cerchio di quindici anni di storie: la scena finale richiama espressamente quella del pilot, giusto per rendere la cosa ancora meno sottile, e le atmosfere proposte hanno ricordato molto la prima stagione; fin troppo, per i motivi già accennati.
Un secondo punto che diverrà probabilmente fondamentale sarà il confronto tra il piano di Dio e il libero arbitrio: il finale della stagione precedente ha detto espressamente che molto di ciò che è avvenuto nella serie è stato premeditato da Chuck al fine di costruire la sua storia perfetta, una rivelazione che ha destabilizzato soprattutto Dean. Sarà quindi esplicita volontà dei Winchester lottare per liberarsi da un giogo che neanche erano consapevoli di avere; in tal senso, la dichiarazione d’intenti di Sam è chiara ma lascia anche un po’ spiazzati: che senso ha dire “saremo finalmente liberi” quando non erano consapevoli di non esserlo fino a poche ore prima?
Un altro esempio di come in questo episodio si sia cercato di fare accadere avvenimenti e pronunciare frasi senza che ce ne fosse davvero bisogno o motivazione adeguata.
A questo punto possiamo augurarci che, nonostante un avvio non del tutto soddisfacente, la serie riesca a stabilire un buon ritmo e una narrazione in grado di portare a termine le trame aperte e in sospeso: ovviamente in primis la minaccia di Chuck e la potenziale invasione di anime, ma anche la fuga di Michael e quell’incontro tra Jack, Billie e quello che potrebbe essere Lucifer o anche l’incarnazione del Vuoto, per non parlare del patto tra quest’ultimo e Castiel.
E magari un ritorno definitivo di alcuni personaggi, da Rowena a Crowley (quest’ultimo più che improbabile), da Charlie a Bobby per finire a Darkness sarebbe più che gradito.
Non ci resta che aspettare e vedere, sperando in una degna conclusione di quindici anni di storie.