The Handmaid’s Tale: 3×09 Heroic

Sono due i punti di vista sotto i quali osservare questo episodio di The Handmaid’s Tale. Da un lato c’è il suo ruolo in una stagione costruita male e che sembra avviarsi alla conclusione avendo sprecato una buona metà del proprio arco narrativo, mentre dall’altro abbiamo un (quasi) episodio bottiglia che fa della qualità tecnica e recitativa il proprio fiore all’occhiello, anche a scapito di aspetti non convincenti nella trama.

Partiamo da questo secondo aspetto, sottolineando come, soprattutto nella prima metà, Heroic riesca a essere claustrofobico e opprimente al punto dal renderne difficile la visione. Le scelte tecniche messe in atto, dai tagli netti che fanno intuire salti temporali non precisati alle luci accecanti periodicamente alternate alla penombra in un costante tentativo di non far comprendere cosa sia realtà e cosa delirio, funzionano perfettamente e la recitazione di Elisabeth Moss dà un supporto fondamentale.

June precipita verticalmente nella follia e  lo spettatore è trascinato con lei nel pozzo oscuro generatosi nella sua mente: buona parte dell’episodio si regge necessariamente sulle capacità interpretative della protagonista, che sembra ormai più a suo agio nei momenti di rabbia o pazzia del suo personaggio che in quelli di – sempre più rara – lucidità.

La funzione dell’episodio è evidente e spiega – ma non giustifica – il percorso fatto intraprendere da June nelle ultime settimane. La disperazione per l’aver perso la possibilità di rivedere le sue figlie, il senso di aver perso tutto, l’idea di non aver più alcuna speranza hanno spinto Ofjoseph in una spirale distruttiva e autodistruttiva che Janine e il provvidenziale medico di Natalie smascherano prontamente.

[pullquote]Gettare nella disperazione la protagonista per poi farla risorgere  è un gioco che ormai non funziona più[/pullquote]

Lo scopo del renderla così detestabile era, quindi, farle toccare il fondo per permetterle di ricostruire sulle ceneri.

Peccato che questo gioco non funzioni più. Anzitutto perché si tratta dello stesso sentiero già fattole attraversare nella seconda stagione, solo esacerbato, ma anche perché l’epifania finale non ha praticamente senso. June promette che libererà il maggior numero di bambini ma ammette candidamente che non ha idea di come lo farà: quindi, in sostanza, siamo nella stessa situazione in cui eravamo a inizio stagione, solo con qualche mania di grandezza in più.

June non ha idee, non ha un piano, non ha uno scopo, ha solo momenti di sguardo in telecamera in cui dà di matto o promette rivoluzioni che prontamente non arrivano.

E questo ci porta al secondo sguardo che si può dare a Heroic: il suo inserimento in questa terza stagione. Ci andiamo ripetendo, ma è la serie che ci costringe a farlo: alla fine del nono episodio non è stato fatto un solo passo in avanti nello svolgimento di nessuna trama orizzontale. Non solo, questo episodio occupa esplicitamente più di un mese (potenzialmente svariati) in cui June è costretta in ginocchio e portata sull’orlo della follia.

[pullquote]Cos’è accaduto in questi mesi al di fuori di quella stanza d’ospedale?[/pullquote]

Cos’è successo alle trattative diplomatiche col Canada? Come procede la battaglia al fronte che sembrava così importante da utilizzarla per la partenza di Nick. Non è dato saperlo. A quattro episodi dalla fine della stagione siamo esattamente nella stessa situazione narrativa in cui ci trovavamo a metà o addirittura prima.

Facciamo un esperimento: immaginiamo di tagliare da questa stagione l’arco narrativo – diciamo tre episodi – conclusosi con Heroic. Toglie qualcosa alla storia complessiva della stagione? A parte, ovviamente, la virata di June verso follia e crudeltà? Saremo ben lieti di essere contraddetti nei quattro appuntamenti mancanti, ma attualmente l’impressione è di aver assistito a dei riempitivi di buona fattura tecnica e assoluta inutilità narrativa.

Tu avresti dovuto essere una di quelle forti

Lo stesso Heroic ha, poi, vari elementi strettamente di trama che non convincono. L’utilizzo  gratuito di Serena: sebbene la simbologia di quell’incontro/scontro sia chiara, funziona solo se la consideriamo metanarrativa, ma diventa poco coerente se ci fermiamo prettamente alla storia. L’ultima volta che June e Serena si sono viste è stato a Washington, nel confronto davanti alla statua di Lincoln distrutta. Questo incontro è fin troppo civile, partendo da quel presupposto (e poi i Waterford non erano potenzialmente in procinto di trasferirsi?).

Per non parlare della libertà di movimento di Janine in ospedale, dell’ingenuità di lasciare armi a portata di Ancella o, ancora, della leggerezza di piazzare June da sola in una stanza con Natalie. Sono tutte situazioni che avrebbero potuto e dovuto degenerare ma che non l’hanno fatto perché si è deciso così.

Ribadiamo: Heroic è un episodio che non lascia indifferenti e che porta nuovi livelli di angoscia allo spettatore. Da questo punto di vista funziona benissimo, ma la serie ha sempre mostrato di saper giocare sulle emozioni e sulle angosce del pubblico.

Sicuramente ha dato anche una – modesta – spiegazione al comportamento di June, cercando di ricostruirle parzialmente una verginità morale. Purtroppo, se esuliamo dalla qualità della recitazione e della tecnica, però, continua a rimanere troppo poco, quanto meno per una serie come questa che ci aveva abituato e ci aveva promesso ben altro.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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