Into the cinder (aka Masterclass: fonti di ispirazione e nuovi approcci)

Terza lezione, stavolta legata alle fonti di ispirazione e all’approcciarsi a qualcosa di conosciuto da una nuova angolazione. Uno dei compiti assegnati (gli altri sono metodologici, non strettamente di produzione) è il seguente.

Scegli una storia folkoristica o una favola che conosci bene. Scegli uno dei personaggi della storia per l’esercizio e scrivine, usando uno dei seguenti spunti:

  • Fingi di essere un terapista che sta seguendo il personaggio. Scrivi una scena in cui ne discuti vita e problemi e giungi a una diagnosi
  • Scrivi un articolo di giornale descrivendone gli eventi, incluso il titolo, cercando di utilizzare un punto di visto obiettivo
  • Fai sì che il tuo personaggio spieghi le proprie azioni a una giuria.

Ecco, quindi, il risultato di questo esercizio. Non so se sia decente, di sicuro mi sono divertito a scriverlo.


Finalmente svelati i dettagli dell’operazione Into the cinder. Intervista esclusiva con la ragazza liberata.

Ha fatto scalpore la notizia di qualche giorno fa di una giovane schiavizzata per anni e liberata dai propri aguzzini, un’importante famiglia criminale, al termine di un’operazione che le forze dell’ordine hanno battezzato Into the cinder. Il Fairy Post aveva da subito sottolineato come le informazioni trapelate fossero frammentarie e più adatte ad alimentare leggende e fake news che a informare il pubblico, così – com’è nella tradizione del nostro giornale – non ci siamo arresi e tramite i nostri contatti e dopo aver accettato clausole a garanzia dell’anonimato per le quali il nostro editore sta ancora valutando se licenziarci, siamo riusciti a ottenere un’intervista esclusiva con la protagonista della vicenda, che per le suddette clausole chiameremo semplicemente C. Non aggiungeremo nulla alle sue parole, ma speriamo che servano a chiarire ove possibile tutti i dubbi e le curiosità di chi non vuole fermarsi ai sentito dire.

C. sembra molto più anziana rispetto a quanto ci saremmo aspettati dalle foto circolate. Indossa un paio di jeans scoloriti, una maglia di un colorito  personaggio dei fumetti che ci dicono chiamarsi Harley Quinn e un giubbino di tessuto e colore indefinito che non si toglierà mai durante l’intera intervista. Nelle foto aveva i capelli lunghi, ma li ha tagliati cortissimi di recente rendendola quasi irriconoscibile. Lo sguardo è attento e ogni volta che a chi scrive è capitato di guardarla negli occhi è stato lui il primo ad abbassarlo. 

Grazie di aver acconsentito a questa intervista, C.
Sì, beh, non è che abbia avuto molta scelta, vero?Ammetto che siamo stati piuttosto insistenti, ma era importante per noi che si facesse luce su una vicenda così misteriosa, così da zittire voci e leggende.
Tipo i topi parlanti?
O la magia.
Ride per la prima volta da quando si è seduta e sembra rilassarsi per un istante (NdA)
Mi stupisce ancora che la gente preferisca raccontarsi certe cazzate piuttosto che accettare la verità. Non mi interessava fare questa intervista perché penso non serva a nulla. La gente crede quello che vuole, anche se gli urli in faccia che le cose stanno diversamente. Credimi, ormai lo so bene.
Parliamo dall’inizio, vuoi? Confermi ciò che ci è stato detto? Che in realtà sei un agente in incognito rimasto sotto copertura per tutti questi anni?
Se essere arruolata a sedici anni fa di me un agente in incognito, allora sì, è tutto vero.
Sedici anni?
C’è un programma di prereclutamento di ******** (redatto per motivi di sicurezza NdA). Era nato con l’idea di contrastare bullismo o peggio nelle scuole e in ogni ambiente in cui chiunque sopra i venticinque anni desterebbe sfiducia. Io sono entrata quando avevo tredici anni.
Una scelta precoce
Genitori morti. Nessun parente. Era quello oppure qualche casa famiglia in attesa di un’adozione. Ho preferito quello. Ironico, a pensarci ora.
Ti riferisci a Into the Cinder, immagino.
Non sapevo neanche si chiamasse così, quando me l’hanno proposto, ma sì.
Continua, per favore
Un’indagine aveva rivelato un traffico di giovani, soprattutto ragazze. Si parlava di rapimenti, ma anche di compravendita da parte degli stessi genitori in ambienti così poveri che vendere un figlio rappresenta una scelta ragionevole per sopravvivere.
Non riesco neanche a immaginarlo.
Non riesci o non vuoi?
Comunque, un detective che aveva a preso a cuore il caso era riuscito a raccogliere abbastanza informazioni e contatti. A organizzare un incontro in cui avrebbe dovuto portare a termine la trattativa per vendere sua figlia a una famiglia del giro, una famiglia molto ricca. Mi proposero di interpretare quel ruolo e accettai: ero la migliore del mio corso e l’idea di rendermi utile per qualcosa di così importante era allettante.
Anche estremamente pericoloso, però
Sì, ma in teoria eravamo coperti. S. – il detective – avrebbe recuperato le informazioni necessarie a incastrare quella gente e il nostro backup sarebbe intervenuto a salvarci.
Ma non è andata così
(Fa un cenno di diniego lento – NdA)
Sembra che i contatti di S. fossero nulla in confronto a quelli della famiglia Badmother. Ci trovammo in una trappola. L’intero backup fu sterminato, S. morì cercando di aiutarmi a fuggire e io fui tenuta come risarcimento e trofeo. Barbara Badmother non ha mai amato sprecare risorse.
Da quel giorno si è persa ogni traccia di te
La rete di questa gente è capillare. Se non vogliono che si sappia dove sono e con chi sono, stai certo che è quasi impossibile scoprirlo. E ovviamente la ******* non poteva far trapelare di aver messo in pericolo una minorenne con quei risultati.
Cos’hai fatto in tutti questi anni?
Ero la schiava personale di Barbara Badmother, che tra le famiglie era sempre chiamata solo Mamma. Faceva di me ciò che le andava, incluso prestarmi a chiunque passasse da lì. Le sue tre luogotenenti si divertivano a torturarmi fisicamente ed emotivamente. Per non parlare degli uomini che capitavano da quelle parti.
Perché non ti ha uccisa, te lo sei mai chiesto? Tenerti era un rischio, in fondo.
Tenermi era una medaglia, per lei. Mostrava alle altre famiglie quanto fosse potente, tanto da permettersi una piedipiatti come animale domestico.
E tu non hai mai pensato di toglierti la vita?
Ogni giorno. Toglierle il giocattolo sarebbe stato il peggiore sgarbo possibile. Ma non ho mai smesso di sperare di vederla pagare un giorno per ciò che aveva fatto a me e a S.
Facciamo un salto in avanti, vuoi? Come sei stata liberata?
******* non ha mai davvero interrotto le indagini, devo dar loro merito, ma i contatti originali erano bruciati e ci sono voluti anni perché si trovasse una nuova traccia. Hanno agito più a fondo, stavolta, iniziando a far girare voce che un’intera nuova famiglia fosse nel giro e stesse acquisendo potere. Un giorno vidi Mamma con una foto di uno dei membri di questa sedicente famiglia. Dovetti trattenermi dall’urlare: erano passati anni, ma riconobbi subito il volto del Principe.
Il Principe?
(Ride, più alla mia espressione che altro – NdA)
Un mio compagno di corso. Lo prendevamo in giro perché aveva un viso da principino delle fiabe: in tutta risposta tendeva a bestemmiare come uno scaricatore di porto costretto a lavorare senza paga. Il contrasto era esilarante.
Quindi vedendo quella foto hai capito che la nuova famiglia era in realtà una nuova missione di ******
Esatto. E quando scoprii che stavano organizzando una festa privata per tutte le famiglie compresi che dovevo andare e farmi riconoscere. Mamma non mi avrebbe mai portata. Le piaceva sfoggiarmi in privato, ma gli affari erano affari. La sua sarta personale, che non sapeva chi davvero fossi, mi aveva presa in simpatia da tempo: le dissi che desideravo tanto andare a quella festa, le feci credere che fosse per ampliare le mie conoscenze tra le famiglie. Mi aiutò sia a vestirmi per l’occasione che a trovare un mezzo per arrivare, raccomandandosi di tornare prima di Mamma, altrimenti sarebbero stati guai grossi.
Perché non hai usato lo stesso modo per metterti in salvo?
Perché mi divertivo a essere schiavizzata, cosa credi?
Perdonami, non volevo mettere in discussione le tue scelte e ciò che hai vissuto. Do solo voce a una domanda che chi legge potrebbe farsi.
Chi legge dovrebbe vivere le cose prima di farsi domande idiote. Comunque, non avrei potuto farlo in altre occasioni: quell’evento era enorme, si svolgeva sotto controllo delle famiglie ed era legittimo che fossi interessata. La sarta credeva fossi figlia, biologica o meno, di Mamma e quindi era convinta si trattasse di uno scrupolo di una genitrice un po’ tirannica il non farmi partecipare.
Hai rischiato grosso
Ho pensato fosse l’unica occasione. L’ultima. Senza entrare nel dettaglio, sono riuscita a non farmi vedere da Mamma e ad avvicinarmi al Principe, che si stava spacciando per uno dei figli e luogotenenti del nuovo boss. A differenza mia, ha impiegato un po’ a riconoscermi e quando ha capito chi fossi voleva procedere con la mia estrazione immediatamente. Mi sono rifiutata.
Rifiutata? Perché?
Se mi avessero portato via in quel momento, Mamma e le sue luogotenenti sarebbero probabilmente fuggite e si sarebbero dileguate. Volevo pagassero e, per farlo, dovevano arrestarle a guardia abbassata. Dovevo tornare e dovevano rintracciarmi dopo. Non avevamo molti modi, per cui prima che scappassi via mi ha dato un cellulare che aveva in dotazione per rintracciarmi in seguito. Il resto è abbastanza noto.
Raccontacelo comunque, per completezza.
Come vuoi. Il responsabile dell’indagine, che era lo stesso che aveva organizzato la mia missione, ha voluto muoversi con attenzione. Mentre definivano la mia posizione organizzavano incontri di facciata con le varie famiglie, così da non insospettire i Badmother. Finché non sono arrivati da Mamma e l’hanno arrestata assieme alle tre luogotenenti.
Una storia incredibile. Se la vedessi in un film penserei che è troppo assurda per essere vera.
Dipende sempre da cosa vuoi credere, no?
Immagino di sì. Proprio per questo avrei ancora un paio di domande. Ovviamente so che non hai controllo sulle voci che girano, ma secondo te com’è nata questa leggenda della scarpa di cristallo?
Questa è semplice. I cellulari e gli altri dispositivi in dotazione a ****** hanno nomi in codice che usiamo in missione. Quel modello è il Crystal Shoe, non chiedermi perché. Qualcuno avrà tradotto letteralmente. Vai a capire.
E invece, su note più leggere, cosa rispondi a chi pensa ci sia del tenero tra te e il Principe?
Che il suo ragazzo non sarebbe affatto contento di saperlo.
C., ti ringrazio ancora per la sincerità e la disponibilità. Prima di salutarci, che progetti hai ora? Lavorerai ancora con *****?
Non so. Forse. O potrei fare l’investigatore di casi irrisolti. Tipo quella ragazza che lavorava per quei sette o otto minatori. Avvelenamento, dicono. A te sembra credibile?




Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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