Counterpart: 2×06 Twin Cities
Se dopo l’episodio precedente potevamo immaginare che Twin Cities avrebbe rivelato molti misteri allo spettatore, difficilmente avremmo potuto sospettare quanto in effetti sarebbe stato mostrato e, soprattutto, in che forma in questo episodio di Counterpart.
Le parole di Yanek – “io sono stato la causa della creazione dei due mondi” – avevano da poco smesso di risuonare, che gli sceneggiatori hanno aggiunto il carico, decidendo di mostrare quanto era rimasto nel mistero sin dal primo episodio della serie: il momento della nascita dei due universi e i primi momenti e anni che ne seguirono.
La scelta narrativa è molto coraggiosa, per una serie che può farsi forte di protagonisti di notevole calibro e di storyline ben avviate: l’episodio è, infatti, quasi un intero flashback che ha focus sul giovane Yanek, sull’esperimento che ha creato le due realtà e, non meno importante, sulla nascita del Management; come non bastasse, i pochi minuti ambientati nel presente mostrano solo Mira e Yanek, riflesso diretto degli eventi del passato di cui lo spettatore viene messo a conoscenza.
Decidere di mettere da parte i protagonisti a favore di due personaggi comparsi da pochissimo e di un gruppo di – per forza di cose – guest starspuò essere una scelta vincente solo se una serie ha dalla sua una storia che riesce a stare in piedi in autonomia, indipendentemente dai volti più o meni importanti e amati che sfodera. Counterpart, fortunatamente, ce l’ha e l’episodio non solo non annoia, ma appassiona senza che lo spettatore senta in alcun momento la mancanza dei volti che ha imparato ad amare.
Yanek (né Alpha né Prime, in quel momento) era uno scienziato assegnato al progetto di un Sincrotrone nella Berlino Est di poco prima della caduta del muro. Lo incontriamo nel momento in cui sta per mettere in atto il suo proposito di contrabbandare informazioni in cambio di un passaggio sicuro verso gli Stati Uniti, decisione presa per proteggere se stesso ma soprattutto la famiglia e il giovane figlio ribelle, quando qualcosa succede: la sua distrazione o, se vogliamo, la sua superficialità porta l’esperimento del Sincrotrone ad andare molto male e a generare la realtà Prime, con conseguente e visualmente efficace incontro col suo doppio.
La spiegazione che viene fornita è, come sempre quando si cerca di usare la scienza per spiegare la fantascienza, un po’ raffazzonata e volutamente accennata en passant: si parla di fisica quantistica e di sdoppiamento degli stati della materia. Una supercazzola che può far storcere il naso così come la resa visiva del momento della fusione del computer, ma che in fondo può essere accettata con la classica sospensione dell’incredulità.
Il primo errore di Yanek è quindi la generazione stessa della nuova realtà, ma il secondo è la decisione di sacrificare la propria decisione in favore della scoperta scientifica. Per quanto, infatti, sia comprensibile la spinta curiosa di uno scienziato davanti a un evento di questo calibro, rimane colpevolmente superficiale la sua scelta di accantonare i timori per suo figlio e la sua famiglia, dando per scontata la mancanza di conseguenze: un egoismo ed egocentrismo che, a seguire, si dimostreranno il vero dramma degli eventi legati alle due realtà.
La scelta degli autori di concentrare in un’unica persona la causa scatenante dello sdoppiamento permette anche un approfondimento narrativo che, in alternativa, non sarebbe stato possibile: se al momento della creazione del mondo Prime i due universi erano identici, allora i cambiamenti non possono che nascere dall’unica (moltiplicata per due) persona a conoscenza di quanto accaduto. Quando tutto è identico tranne una variabile, quella variabile – per quanto minima – diventa causa scatenante di qualunque differenza da quel punto in poi, in pieno rispetto della teoria del caos.
Prima ancora, quindi, di includere gli altri membri del Management, la differenza tra le due realtà era stata segnata dalla scelta di distruggere (o meno) una banale musicassetta, un regalo per la giovane Mira, che in una realtà la riceve causando così indirettamente la morte del fratello, e nell’altra no, riuscendo a salvarlo. Tutto, ricordiamolo, a causa delle scelte del solo Yanek.
Mentre, quindi, il futuro Management cerca di costruire un esperimento scientifico grande quanto due mondi, Yanek Alpha si trasforma nella variabile impazzita, nelle cellula cancerosa che finirà per contaminare tutto ciò con cui verrà in contatto. Disperato, arrabbiato con se stesso ma pronto a incolpare l’altro se stesso e l’intera sua realtà, l’uomo cede ai suoi peggiori istinti. Si infila di soppiatto nella vita del suo Prime finché non scopre che questi – prevedibilmente – fa lo stesso e arriva a odiarlo al punto da ucciderlo, con testimone Mira Prime, che nel presente diventerà la terrorista a capo di Indigo.
È la caduta di Yanek a scatenare il conseguente crollo dei rapporti tra i due mondi, l’avvelenamento del mondo Prime, la fine della collaborazione e, conseguenza dopo conseguenza, la nascita di Indigo, ma ciò che ancora più va sottolineato è quanto l’uomo non sia mai cambiato in decenni. Yanek Alpha è un uomo piccolo, astioso, incapace di accettare che qualcuno gli sia moralmente superiore, soprattutto se quel qualcuno è una versione di se stesso.
Non spaventare mai un piccolo uomo, Ti ucciderà. (Robert A. Heinlein)
Yanek Alpha è un uomo minuscolo e il trovarsi di fronte a ciò che avrebbe potuto essere finisce per terrorizzarlo a morte e lo porta a cercarne l’annientamento. Ma, come ogni suo pari, non si accontenta: se lui si è rivelato tanto fallato, se i suoi pensieri si sono rivelati sempre più oscuri, allora è impensabile che non sia così anche per gli altri: dietro la maschera del desiderio di evitare il veleno, diventa lui stesso veleno.
Negli scorsi episodi, confrontandosi con Howard, uno Yanek ormai pesantemente invecchiato ribadiva che, nelle giuste condizioni, il lato oscuro di ogni individuo avrebbe preso il sopravvento e avrebbe eliminato la sua controparte: forte dei suoi esperimenti con uomini ridotti a ombre di loro stessi in Echo, l’uomo trovava infatti inconcepibile anche lo sola possibilità che Howard fosse diverso, che fosse realmente migliore del suo Prime. Accettare la diversità di Howard avrebbe significato ammettere quella di Yanek Prime e caricare sulle proprie spalle la vera responsabilità di tutti gli eventi avvenuti a entrambi i mondi.
Tristemente, una sola persona è cresciuta alimentandosi della stessa idea: in una sorta di Sindrome di Stoccolma a distanza di tempo, Mira Prime, la ragazza che più ha sofferto per le azioni di Yanek, ha finito per fare sue le convinzioni dell’uomo. Il dolore genera strane forme di proselitismo e ancora più strane alleanze ma, soprattutto, rischia di dar vita a estremismi cui è impossibile controbattere con la ragione.
Pur essendo un episodio di notevole qualità sia sul fronte narrativo che su quello tecnico (apprezzabile, da questo punto di vista, l’utilizzo di gemelli reali invece di soli espedienti tecnici nella resa dei futuri membri del Management), Twin Cities non è però esente da critiche. Diversi buchi narrativi minano la fruizione completa da storia, figli forse del desiderio di spiegare fin troppo velocemente un’enorme quantità di aspetti legati alla creazione dell’Agenzia di scambio e del Management.
La stesso ruolo di Yanek non è ben chiaro, nell’ambito del progetto e nei rapporti con l’autorità: presentato come un responsabile degli esperimenti sul Sincrotrone, non si ha inizialmente l’impressione che si tratti di un personaggio con forti legami e importanza, tanto da essere soggetto a investigazioni e attacchi da parte della polizia di partito. Diventa difficilmente spiegabile la modalità con cui, partendo da una situazione del genere, gli sia stato possibile portare avanti il nuovo esperimento senza allertare la curiosità di nessuno, sia durante l’occupazione comunista che dopo il crollo del muro. Stesso dubbio nasce per i fondi a disposizione del futuro Management: da dove giungono? Com’è possibile che nessun governo ufficiale si sia insospettito? E, ancora, la spiegazione della gestione a piani è fin troppo facilona per essere accettabile.
E, infine, un’altra domanda che riceve una risposta troppo veloce per essere soddisfacente: come, realmente, hanno compreso quale fosse il mondo originale? Il lieve decadimento biologico alla base dell’influenza è stato scoperto diverso tempo dopo l’inizio degli studi, ma a quel punto c’era oggettivamente già consapevolezza di quale fosse il mondo Alpha e quale invece il Prime. Come? Come si fa a determinare originale e copia quando inizialmente i due sono letteralmente identici? Al momento l’unica possibilità è prendere per buono ciò che ci è stato detto, ma si tratta di un enorme sospensione da praticare.
Non si tratta di buchi piccoli e di sicuro i più sensibili a tali aspetti della narrazione storceranno – a ragione – il naso: il fatto che l’episodio risulti comunque uno dei migliori della stagione è dovuto all’ottima scrittura degli aspetti più intimisti e alle spiegazioni bene incastrate dei rapporti tra i personaggi e delle relative motivazioni, a dimostrazione che la forza di Counterpart non sta tanto nel riempire tutti i vuoti, ma nell’approfondire la natura dei personaggi e delle situazioni.