No
Dopo le novità positive del nuovo anno, di cui una già scritta qui sopra e un’altra, più particolare, sarà oggetto di un post appena possibile, doveva per forza di cose arrivare anche l’incazzatura. E non è un in’incazzatura piccola.
Facciamo una premessa: io lavoro con diversi clienti. Con alcuni le attività sono sporadiche, con altri (due in particolare) sostanzialmente continuative. In particolare, le settimane sono divise tra questi due in un rapporto medio di 3/5 per uno e 2/5 per l’altro.
Entrambi sono sempre stati ragionevolmente puntuali coi pagamenti: fattura a 30 giorni, saldo di solito entro i 10 giorni successivi. Certo, uno potrebbe obiettare che se una fattura scade un giorno non è ben chiaro perché debba essere pagata dopo, ma siamo nel mondo reale. O meglio, nell’Italia reale.
La quasi costante regolarità dei pagamenti fa anche sì che si possa gestire un budget e sostenere spese dando per assodato che una fattura emessa sarà stata pagata. O almeno così dovrebbe essere.
Flashback a ieri: mi accorgo (giorno 14 gennaio) che la fattura di uno dei due, scadenza 31/12, non è ancora stata saldata. La cifra non è piccola e fa la differenza tra, sopratutto dopo le spese di dicembre e gli acconti vari, lo stare a galla e dover usare il fido del conto corrente, che uso sempre e solo in caso di emergenza.
Mando una mail chiedendo se sia stata saldata o quando verrà fatto. Viene letta, non ricevo risposta. Stamattina sono in sede e chiedo ulteriormente informazioni. La persona di riferimento mi dice che è tornata ieri dalle ferie e che avrebbero proceduto ai pagamenti in giornata.
Già qui fermiamoci un attimo. Se tu sai che sei la sola persona che si occupa di pagamenti e sai che sei in ferie nelle date in cui devi procedere, MAGARI può essere corretto avvisare i fornitori che potrebbero esserci dei ritardi.
Ma non basta, perché nel pomeriggio mi arriva una mail che mi dice che i pagamenti verranno posticipati dopo aver fatto una verifica della situazione finanziaria perché stanno aspettando pagamenti dai loro clienti e che SI SPERA di dare buone notizie (sic) per venerdì.
E qui io sbrocco.
Anzitutto perché sei una società di una certa dimensione e se il saldo di una fattura (che per me è grande, per te no) mina la tua stabilità finanziaria, allora io inizio a pormi domande sulla tua stabilità attuale e futura.
In secondo luogo perché non è accettabile che tu ponga la questione in termini così vaghi quando, a tutti gli effetti, stai spostando il pagamento di un minimo di tre settimane e, nel frattempo, al 31/01 c’è un’altra mia fattura da pagare.
Non funziona così. Non è corretto, non è professionale, non è giusto.
Posso capire problematiche improvvise, posso anche comprendere la mancanza di liquidità (nonostante i dubbi citati sopra), ma non posso in alcun modo tollerare la superficialità, la supponenza, il dare per scontato che uno non si ribellerà.
Perché io, mi spiace, ho smesso da tempo di accettare passivamente. Da anni ribadisco che il rispetto, se non viene concesso, va preso con forza e che non ci sarà mai nessuno che regalerà alcunché se non siamo noi i primi a farci valere.
Per cui no, non sto zitto. E no, non aspetto passivamente venerdì. Non posso (per ora) forzare pagamenti, ovviamente, ma posso fare altro.
Posso smettere di fornire qualunque servizio e, considerando che sono il solo in grado di fornirne molti piuttosto importanti, non è un’affermazione di poco.
E posso smettere di collaborare. Temporaneamente o definitivamente. E in bocca al lupo nel recuperare il know-how dei progetti su cui ho lavorato: un conto è avere i sorgenti, un conto saperli leggere e mantenere.
Posso dire no. No, non mi sta bene. No, non è un mio problema. No, se vuoi lavorare con me non funziona così.
No.
Sono i no la base del cambiamento, certe volte.