Patrick Melrose: 1×01 Bad News

L’annuncio, alcuni mesi fa, della nuova miniserie di Showtime tratta dai romanzi di Patrick Melrose scritti da Edward St Aubyn era stato accolto da molti, chi scrive incluso, con estremo entusiasmo, complice un trailer che sapeva stimolare il giusto livello di curiosità.

Gli ingredienti c’erano tutti: una storia originale (parzialmente autobiografica), una buona ambientazione, una notevole dose di cinismo e sarcasmo e, non ultimo, un cast non indifferente; non solo il grandissimo Benedict Cumberbatch, che interpreta il personaggio principale che dà il nome alla serie, ma anche attori del calibro Jennifer Jason Leigh e di Hugo Weaving, il cui carisma nel primo episodio rivaleggia facilmente col talento del protagonista. Ottime premesse, insomma, che almeno nella première sono felicemente confermate.

Patrick Melrose è una serie che fin dal primo episodio promette un attacco dissacrante e disincantato a un certo tipo di famiglia altolocata britannica, specchio di quella di St Aubyn stesso, partendo dalla morte del padre del protagonista, interpretato da Hugo Weaving, e dalle conseguenti reazioni del figlio Patrick, tanto benestante quanto cocainomane, eroinomane, alcolizzato e, sostanzialmente, incapace di interazioni umane.

Se qualcuno rivede, nelle caratteristiche descritte, alcune delle peculiarità dello Sherlock di Moffat e Gatiss ha perfettamente ragione: nella sua poliedricità, è indiscutibile che il buon Cumberbatch abbia un prorompente talento nella resa di personaggi fuori dal comune, siano essi investigatori vagamente sociopatici, geniali matematici dalla vita infelice o, per l’appunto, uomini spezzati e sull’orlo di un precipizio.

Perdonami. Non sono adatto alla compagnia di altri esseri umani.

Bad News parte proprio all’inizio del momento più basso – riteniamo – della vita di Patrick: ci bastano pochi minuti per comprendere il tono dell’episodio, con una telefonata che annuncia il decesso oltreoceano del padre e il protagonista incapace di reagire in qualunque modo perché sotto effetto di una dose di eroina; l’intero episodio sembra una gara agli eccessi, in cui Melrose abbraccia, pur affermando il contrario, la caduta libera nelle dipendenze dalle quali è già profondamente affetto.

Una spirale precipitosa e violenta che è fonte di scene tragicomiche in certi momenti fin eccessive nella loro eccentricità e che, nel contempo, trasmettono il chiaro segno che non solo qualcosa non va (banalità del secolo), ma che c’è molto più di quanto venga mostrato alla base del comportamento dell’uomo: la maschera di cinismo e menefreghismo da lui sfoggiata cela traumi qui solo accennati, che verranno di certo rivelati nel corso della miniserie.

Quello che possiamo sapere, dopo la visione dell’episodio, è che qualcosa accaduto nel passato remoto tra il padre e il protagonista ha traumatizzato quest’ultimo al punto da segnarlo per l’intero suo percorso, in netto contrasto con l’alta considerazione che gli amici del genitore avevano di lui, come tristemente spesso accade. Sono molti i momenti in cui Patrick esprime senza remore non solo il proprio disprezzo, ma anche le precise parole pronunciate dal padre al fine di dimostrarne la vera essenza.

– È stato un rapporto difficile, Patrick?
– Sì, Nancy. Sì, lo è stato.
– Quando sono iniziati i problemi?
– Il nove giugno del 1906. Il giorno della sua nascita.

Nonostante tutto, però, ci sono momenti di minima tenerezza in cui sembra che il muro di odio faccia passare fuggevolmente qualcosa di diverso. Che sia un affetto latente soffocato dalla rabbia o, al contrario, una malinconia nata dall’impossibilità di provare dolore per la perdita non ci è – per il momento – dato saperlo, ma confidiamo che sarà un aspetto indagato nel proseguo della storia.

Il risultato è, intanto, un viaggio violento e ridicole nella mente e nelle percezioni di un tossicodipendente tanto ricco quanto disperato – non lontano per certi versi da alcuni momenti di Trainspotting – in cui lo spettatore è combattuto tra il ridere per certe scene volutamente assurde e sopra le righe e il chiedersi quanto a fondo possa cadere un uomo prima di provare a risalire, sempre che lo voglia, o soccombere definitivamente. Una domanda che, considerando il materiale originale, è probabilmente una delle fondamentali a cui la stagione cercherà di dare la propria risposta.

Dal punto di vista strettamente interpretativo, Cumberbatch è l’incredibile mattatore che ben conosciamo e l’uso della sua voce narrante fuori campo rende questa première quasi un one-man-show in cui i soli flashback con Hugo Weaving riescono a spostare brevemente l’attenzione: un tale livello di accentramento potrebbe suonare rischioso, spostando in secondo piano trama e resto del cast, ma per questa serie risulta invece perfettamente adeguato e in linea con storia e personaggio.

La première, si diceva, mette bene in chiaro cosa sarà questa serie: un racconto in cinque episodi in cui non ci sarà molto spazio per i buoni sentimenti e la leggerezza fine a se stessa, sostituite da un carico di cinismo, dolore, sarcasmo ed esagerazione a cui non è detto lo spettatore sia del tutto pronto.

Solo nel primo episodio potrete assistere a un Melrose/Cumberbatch talmente stordito da strisciare letteralmente per terra, a un numero incredibile di Martini bevuti, all’allagamento di una stanza di albergo, a una cena fuori con ceneri in un sacchetto di plastica, al tentativo di buttare nel cesso suddette ceneri e a tante, tantissime battute di crudele sagacia.

Un ottimo inizio, non c’è che dire.

Patrick Melrose è in onda dal 9 luglio, alle 21,15, su Sky Atlantic HD

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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