Westworld: 2×06 Phase Space

Se c’è qualcosa a cui ci ha abituato Westworld è che dietro a episodi apparentemente lineari si nascondono svolte narrative o rivelazioni che solo una volta messi insieme a decine d’altri rendono il quadro completo della situazione o le dimensioni di ciò che si è visto.

Phase Space è esemplare, sotto questo punto di vista, fornendo nei primi minuti una rivelazione incompleta ma fondamentale e poi sfruttando una narrazione a un primo sguardo piuttosto semplice per aggiungere tasselli emotivi o informativi al puzzle della stagione, concludendo con un colpo di scena forse non del tutto imprevedibile ma che apre la porta a decine di nuove domande.

[pullquote]Non stavamo assistendo ad Arnold che interrogava Dolores, ma a quest’ultima che testava l’accuratezza di Bernard[/pullquote]

Partendo dall’introduzione ci troviamo davanti a un ribaltamento di ruoli che richiama il momento in cui nella stagione precedente avevamo scoperto che non era Bernard a interrogare Dolores, bensì Arnold. Qui ci viene rivelato che la conversazione più volte mostrata a partire dal primo episodio non mostrava Arnold che esaminava Dolores, ma invece quest’ultima che testava l’accuratezza di Bernard. O forse la verità è ancora diversa e quanto mostrato inizialmente era effettivamente il dialogo originale con Arnold protagonista e quello di questo episodio la sua versione replicata per test. Qualunque sia la corretta interpretazione, quello che stiamo vedendo è un momento nel tempo (presente? futuro? passato?) in cui una Dolores apparentemente cosciente sta portando avanti un piano di cui non siamo a conoscenza. Il dubbio sulla posizione cronologica può sembrare strano, dato che Dolores si è risvegliata da poco, ma se quella davanti a Bernard non fosse Dolores, ma Ford che ne controlla il corpo? Data la rivelazione finale, su cui ci soffermeremo a breve, non sarebbe da escludersi.

La questione del libero arbitrio di Dolores è stata più volte messa in discussione fin dall’inizio della stagione, a partire dalla domanda se l’identità di Wyatt sia davvero la sua evoluzione, un nuovo strato di programmazione creato da Ford per portare avanti i suoi scopi o, di nuovo, ci troviamo in una situazione ibrida. Il confronto con Maeve, esplicitamente anticipato nei primi episodi, risulta fondamentale al riguardo: l’ex-tenutaria del bordello ha proseguito il proprio percorso di evoluzione e liberazione imparando a dare un’importanza estrema al libero arbitrio; per questo motivo non interviene nel duello di Musashi né insiste perché questi e Akane la seguano. Dolores, dall’altro canto, ha da subito perseguito una forma molto più diretta di convincimento/costrizione, al punto da riscrivere il carattere di Teddy per adattarlo alle sue necessità, una scelta che il nuovo Teddy non sembra aver del tutto apprezzato, se stiamo a leggere tra le righe di certe sue risposte. In effetti se lo scopo di Dolores è la ribellione e liberazione dei suoi simili, manipolarli esattamente come hanno sempre fatto gli umani non è di certo il passo migliore.

Il punto interrogativo relativo a dove risieda la vera mente della donna sorge anche in particolari quali il pianoforte: il suo sedersi e suonare sembra un non velatissimo richiamo alla scena finale dell’episodio, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire.

[pullquote]Maeve ha effettivamente ritrovato sua figlia, ma la bambina ha al contempo perso sua madre[/pullquote]

Tornando a Maeve, il suo percorso di ricerca termina qui, in un momento di dramma che, nella sua ingenuità, non aveva previsto: focalizzata sul trovare la figlia, non si era mai posta il problema che, essendo ancora nella stessa narrativa originale, le fosse stata assegnata un’altra madre e, quindi, non l’avrebbe riconosciuta come tale. Speranza e amore accecano umani e robot allo stesso modo, evidentemente. Maeve ha effettivamente ritrovato sua figlia, ma la bambina ha al contempo perso sua madre e questo disallineamento potrebbe essere difficilmente sanabile: la donna potrebbe probabilmente usare i propri poteri per forzare la bambina a ricordarla, ma questo andrebbe contro il libero arbitrio che ha ormai fatto suo. Un dilemma morale che vedremo se sarà approfondito.

Approfondimento che speriamo di avere anche relativamente al ruolo della Nazione Fantasma. Assassini spietati per tutta la prima stagione e, credevamo, in questa, la loro natura si sta rivelando progressivamente diversa: sono stati loro a salvare diversi umani, il che ha fatto pensare che potessero essere una sorta di meccanismo di sicurezza del parco, ma qui cercano di raggiungere Maeve per convincerla a unirsi a loro perché il loro percorso è comune. Attendiamo speranzosi.

La linea narrativa incentrata su William ed Emily è quella che riserva più sorprese dal punto di vista emotivo: dopo un breve periodo di sfiducia dell’uomo, convinto di essere davanti a un host facente parte del gioco di Ford – il che la dice lunga sul livello di paranoia raggiunta da Man in Black – finiamo per trovarci di fronte a un dialogo a cuore aperto tra padre e figlia che, attraverso poche semplici pennellate, riesce a darci un quadro molto più sfaccettato del passato dei due e della trasformazione subita dall’uomo negli anni. Le lacrime nei suoi occhi, che mai avremmo potuto immaginare quando lo seguivamo nella prima stagione, sono quelle di un padre a cui è stata data una seconda possibilità e che, lo vediamo poco dopo, decide di non coglierla. Si potrebbe leggere la scelta finale di William come il risultato di una fissazione ormai fuori controllo, chiave che probabilmente sarà quella di Emily, ma la sua missione probabilmente esula ormai dal semplice finire un gioco ed è ormai diventata volontà di porre tardivo rimedio a decenni di errori accumulatisi sul lato personale e anche professionale.

[pullquote]La culla non è solo un luogo fisico di backup di tutte le menti degli host, ma è anche il centro nevralgico del piano di Ford[/pullquote]

Inutile dire che le rivelazioni con maggiore portata sono quelle legate a Bernard ed Elsie. Con l’introduzione della culla (cradle CR4 DL che dir si voglia) si incastrano dubbi che ancora cercavano un proprio posto e informazioni che presto si ramificheranno. La culla non è solo un luogo fisico di backup di tutte le menti degli host, ma è anche il centro nevralgico del piano di Ford, grazie letteralmente alla sua mente che, ora ne abbiamo conferma, è stato trasferita al suo interno, presumibilmente poco prima della sua morte fisica. Suo era il cervello che Bernard aveva trafugato e portato nella culla (come confermano trascrizioni di chat recuperate dal sito delosdestinations) e sua la mente che combatte contro qualunque attacco al sistema. Ford, o meglio il suo backup, può controllare potenzialmente tutti gli host, il che fornisce la spiegazione relativa ai suoi dialoghi con William negli episodi precedenti, ma apre anche la porta al dubbio su come e quanto ci sia il suo zampino nei comportamenti dei vari robot, Dolores in primis.

L’esistenza della culla e il suo essere anche sistema di simulazione, oltre che di backup, potrebbe dare poi sostegno ad alcune teorie secondo le quali le scene future con protagonista Bernard siano in realtà simulazioni in cui la sua mente è inserita allo scopo di recuperare informazioni.

Tante le domande, come prevedibile, alimentate anche da alcune preview che mostrano Charlotte in una stanza piena di corpi di Bernard. Chi o cosa è, davvero, Bernard? È solo un host a cui è stata data la personalità di Arnold, è Arnold inserito in una propria replica e con una nuova personalità per evitare quanto accaduto a Delos o è qualcosa di ancora diverso e ibrido? Con che versione di Bernard/Arnold parlava Dolores? E, come abbiamo detto, che versione di Dolores è quella che vediamo seduta?

[pullquote]Un backup è equiparabile all’individuo stesso?[/pullquote]

E, a seguire, ci sarebbero questioni più astratte eppure altrettanto fondamentali. Il backup di un individuo è equiparabile all’individuo stesso? Una domanda del genere era stata alla base anche delle nostre riflessioni relative ad Altered Carbon e merita sicuramente più spazio, in quanto applicabile a qualunque storia che si focalizzi su intelligenza artificiale e prolungamento della vita. Qui ci prendiamo solo lo scrupolo di ribadirla: un backup è equiparabile all’individuo stesso? Se la vediamo dal punto di vista della sua consapevolezza e delle interazioni con gli altri, probabilmente sì, ma se spostiamo l’attenzione sull’individuo originale il discorso si fa estremamente diverso, perché la sua coscienza non è trasferita, bensì duplicata. Quando Ford è morto, l’individuo Ford è morto definitivamente: quello nella culla è una sua copia, che potrà essere fedele al 100%, ma che prosegue la vita di qualcun altro: una constatazione che getta una delle tante ombre sul concetto di vita eterna perseguito dalla Delos.

A quattro episodi dalla fine della stagione, Westworld  non scopre ancora tutte le sue carte ma, se lo facesse, non sarebbe la serie che è sempre stata.

Chiudiamo con una nota di apprezzamento per il previously di questo episodio, colpo artistico che non può e non deve passare inosservato.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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