Marvel’s Jessica Jones: 2×01 AKA Start at the Beginning
La seconda stagione di Jessica Jones era molto attesa qui in redazione, con molte speranze e qualche timore. Se infatti la precedente era stata una gran bella sorpresa, le serie gemelle a lei seguita non erano state sicuramente dello stesso livello, e anche The Defenders non si era avvicinata a quei risultati (e a quelli della prima di Daredevil, ovviamente). Aggiungiamoci poi che la qualità di una stagione è data in buona parte dal villain protagonista – che, nel caso di Jessica Jones, significa dover eguagliare o superare il terrificante Kilgrave di David Tennant – e nulla di preciso, al riguardo, è stato annunciato prima dell’uscita della serie, se non alcuni accenni di Krysten Ritter a un “villain che non indovinerete mai“. Avvicinarsi con questo stato d’animo a una season premiére significa quindi mettere in conto delusioni sperando invece di rimanere entusiasti.
La verità, come al solito, sta nel mezzo e se l’entusiasmo non è l’emozione che rimane dopo la visione del primo episodio, la delusione è ben più lontana.
Non dovendo più presentare il personaggio, la serie può prendersi la libertà di mostrarci un giorno nella vita di una P.I. con superpoteri – dopo i violenti scossoni dovuti a Kilgrave prima e alla Mano poi – e quanto vediamo è in diretta continuità con la Jessica che ben conosciamo: lavoro, alcool, sarcasmo, muri emotivi, non necessariamente in quest’ordine.
La scomparsa di Kilgrave, infatti, non ha liberato la protagonista dai propri spettri ma l’ha, anzi, resa più vulnerabile al dolore più violento nel suo passato, quell’incidente che portò alla morte della sua famiglia e, al contempo, alla misteriosa acquisizione dei suoi poteri. Se pensavamo, quindi, che l’immersione di Jessica in lavoro, alcool e sesso occasionale fosse una reazione alla violenza psicologica subita da Kilgrave, dobbiamo ricrederci: si tratta in realtà degli unici strumenti di fuga che la donna conosce per anestetizzare in qualche modo un dolore che non si è mai spento. Una via di fuga che va contro non solo il suo benessere – cosa di cui raramente le è importato molto – ma anche la volontà della sua più cara amica.
– Sei sveglia?
– No.
– Sei da sola?
– Non lo so.
Ma, al solito, non è la voce di un’amica (fin troppo) che cerca di aiutare in modi anche discutibili ciò che è in grado di tirare fuori Jessica dalla sua palude di stordimento, bensì sono gli eventi stessi che la vanno a cercare e la costringono a fare scelte che la terrorizzano. Era stato così con il ritorno di Kilgrave, sarà così per il ritorno di un passato che non può rimanere sepolto se si vuole continuare a vivere.
Un passato che è anche chiave di lettura del presente, che Jessica non ha ancora imparato ad accettare né a riconoscere. Non è e non vuole essere un supereroe. Non si ritiene una vigilante. Non è – ma teme di essere – un assassino. Chi è davvero Jessica? E cosa l’ha resa quello che è? Chi l’ha resa quello che è?
Intorno a lei, intanto, le vite procedono più o meno nella sua orbita: da un Malcolm rinato dalle proprie ceneri a una Trish che cerca di cambiare qualcosa, fino a una Jeri Hogarth che non sembra aver imparato nulla dagli eventi affrontati nelle varie serie in cui è comparsa. Ognuno di loro, già lo sappiamo, affronterà un percorso unito o parallelo a quello di Jessica, ma questa premiére non si prenda la briga di indicarci quale e ci va bene così.
La prima stagione, dicevamo, aveva la necessità di cominciare col botto e di catturare lo spettatore fin da subito. La seconda prende una strada diversa, dispone i pezzi sulla scacchiera, ci fa immergere nella vita di Jessica e dei comprimari e lentamente comincia a fare le prime mosse. Troppo lentamente? In alcune anteprime lette sembrava sinceramente di sì, ma non è ciò che ci sentiamo di dire noi.
Uno degli aspetti migliori di questa serie è sempre stata la sua capacità di approfondire gli aspetti psicologici dei personaggi oltre agli ovvi momenti di tensione ed azione: una ricetta che qui viene perfettamente rispettata, mantenendo un clima da detective story che la splendida “finta copertina” pubblicata per presentare l’episodio corona degnamente. Ovviamente questa formula andrà gestita in tutta la stagione e ci aspettiamo che oltre a stuzzicare la curiosità degli spettatori si finisca presto per dare loro in pasto anche bocconi saporiti, ma è perfettamente accettabile e – in qualche modo – auspicabile non avvenga con questa apertura.
Focalizzandoci su qualche aspetto tecnico, la fotografia è in continuità coi temi della serie e con la prima stagione, con luci basse e colori freddi anche in pieno giorno: lo stacco rispetto a The Defenders si sente molto. La voce fuori campo della protagonista, poi, sposta di nuovo il tono da quello più strettamente supereroistico di The Defenders al più adatto sapore di vecchi romanzi e film con protagonisti detective privati, così adeguato ai toni delle storie originariamente pensate da Bendis e Gaydos. Se vogliamo trovare un difetto nella sceneggiatura, forse in qualche momento si calca la mano eccessivamente sulle prodezze alcoliche della protagonista, rischiando di trasformarle in un cliché macchiettistico, ma il rischio almeno per ora è soltanto potenziale.
Nulla di nuovo, poi, sull’interpretazione di Krysten Ritter: chiunque abbia avuto modo di vedere l’attrice sui social o in qualche intervista saprà quanto Jessica sia anni luce dalla sua interprete, il che la dice lunga sulle sue capacità di immedesimazione.
Jessica Jones è tornata, insomma, e il passato sarà di nuovo il vero villain che dovrà affrontare.