Quando gli universi si sfiorano

Una volta era facile. Ogni serie TV, o quasi, era considerabile come un qualcosa di autonomo, narrativamente parlando: i personaggi, le vicende, le interazioni iniziavano, evolvano e si concludevano nell’ambito della serie stessa, nel suo universo narrativo.
Le uniche, minime, eccezioni erano rappresentate da spin-off e cross-over, ma nella maggior parte  dei casi lasciavano (per nostra fortuna) il tempo che trovavano: se da una parte, infatti, gli spin-off, una volta avviati, mantenevano flebili o nulli legami con le serie originali, i cross-over nascevano per esigenze più o meno commerciali e tendevano a lasciare mediamente insoddisfatti i fan di entrambe le serie; d’altronde, chi mai avrebbe potuto lamentarsi per un cross-over tra Magnun P.I. e la Signora in giallo?
Fatto sta che, a parte nei sogni ai tempi impossibili di qualche nerd che avrebbe voluto vedere incrociare Michael KnightStreethawk Manimal Automan e che non capiva per quale motivo Wonder Woman e Batman non si incontrassero mai nei telefilm, ogni serie TV era un mondo a sé.
Parallelo.
Una parola che ci tornerà utile più avanti.

Per i lettori di fumetti, soprattutto americani, la cosa era molto diversa: i personaggi spesso convivevano nello stesso universo narrativo, comparivano in serie altrui o addirittura erano coprotagonisti di una testata corale. I Vendicatori – che ormai tutti conoscono solo come Avengers – nacquero esattamente così, come personaggi titolari di proprie testate che interagivano anche su una nuova serie corale.
C’erano già, è vero, adattamenti televisivi di fumetti: abbiamo già citato Wonder Woman e Batman, potremmo nominare i vecchissimi serial di Superman, i famosissimi telefilm dell’Incredibile Hulk con Bill Bixby e un Lou Ferrigno dipinto di verde o anche il semisconosciuto Spider-Man con Nicholas Hammond, ma, pur nascendo da un unico universo narrativo  (che fosse Marvel o DC), una volta adattati finivano per essere autonomi, con somma frustrazione degli stessi nerd di cui sopra.

Poi arrivò il Marvel Cinematic Universe e tutto cambiò per sempre. Chi scrive e, ne siamo certi, molti di coloro che leggono ancora ricorda l’emozione di quelle parole pronunciate dal Nick Fury di Samuel Jackson alla fine del primo Iron Man.

Sono qui per parlare dell’iniziativa Vendicatori.

Nessuno credeva che davvero avrebbero fatto incontrare più supereroi in un film.
Dieci anni dopo, a meno di due mesi dall’uscita dell’attesissimo Avengers Infinity War, possiamo ben dire che non solo l’hanno fatto, ma hanno creato un capolavoro di interazione che ha aperto le porte a un nuovo modo di vedere i film di questo genere ma anche – fondamentale per noi – le serie tv.
Agents of SHIELD, con un Philip Coulson resuscitato appositamente, è stata la prima produzione perfettamente innestata in un continuum narrativo più ampio e studiata apposta affinché le vicende mostrate fossero in qualche modo legate agli sviluppi cinematografici. Ricordiamo la comparsa di Lady Sif in un episodio e personaggi visti nella serie che poi sono comparsi o sono stati citati in uno o più film, ma soprattutto non si può non sottolineare come Captain America – Winter Soldier influenzò la caduta dello SHIELD nella seconda stagione della serie, rendendola molto meno fruibile se non si fosse visto il film al momento giusto. E se, a oggi, i riferimenti avvengono soprattutto nelle serie tv e sempre meno nei film, sappiamo per certo che tutte le produzioni dei Marvel Studios si svolgono nello stesso universo narrativo e che – potenzialmente – potrebbero influenzarsi vicendevolmente. Il progetto Defenders di Netxflix, partito con Daredevil, proseguito su Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist e confluito nella serie corale è la punta di diamante, ma non scordiamoci che, oltre alla già citata Agents of Shield, anche l’orribile Inhumans, Agent Carter – che riprende poco dopo la scomparsa di Captain America nel primo film, la neonata Runaways e le future  Cloak & Dagger e New Warriors sono in continuity tra loro e con l’universo cinematografico, rendendo non impossibili future interazioni.
In redazione, non lo neghiamo, c’è ancora chi spera in una cameo di Coulson e soci o dei Defenders in Infinity War.

Eccezioni obbligate

E i mutanti? Se X-Men e soci, sulla carta, interagiscono – e si scontrano – con Avengers e Fantastici Quattro, cinematograficamente e televisivamente parlando ci troviamo in universi separati, almeno fino al futuro inglobamento di Fox in Disney. Le uniche due serie prodotte sono, inoltre, trattate in modo nettamente diverso: se infatti The Gifted è ufficialmente parte della continuity dei film e, in particolare, si posizione nella timeline generata da Days of Future Past, Legion sembra essere completamente slegata e su un binario proprio in cui l’unico vero riferimento riconoscibile è l’accenno all’identità del padre del protagonista.

Un unico universo di provenienza, tre universi televisivi separati, quindi: verranno mai fusi insieme? In passato l’avremmo ritenuto impossibile, ora non ci azzardiamo più a pensarlo. Che sia auspicabile è un discorso a parte che non affronteremo oggi.

La Distinta Concorrenza

Fino a qualche anno fa, i supereroi in TV erano quasi esclusivamente DC. Partendo dal Superman degli anni ’30 per proseguire col Batman degli anni ’60 e l’iconica Wonder Woman di Linda Carter, le rappresentazioni dell’immaginario del colosso editoriale si sono sprecate.

Considerando solo il periodo dagli anni ’90 al decennio scorso abbiamo avuto – per limitarci alle principali – una serie di Superboy, una di Superman, una di Flash e una – Smallville – inizialmente incentrata solo sul giovane Clark Kent (ma senza nome in codice) per poi introdurre numerosi personaggi della cosmogonia DC, non ultimo un Oliver Queen/Green Arrow molto meno dark dell’attuale.

Il tutto mentre al cinema Batman cambiava volto quattro volte e veniva “riavviato” una.

Una scelta, quella DC/Warner, che ha sempre privilegiato una completa autonomia del singolo prodotto, anche andando a creare numerose versioni alternative degli stessi personaggi in tempi brevi.

Il cambiamento in questo trend è arrivato con Arrow. Lanciata l’anno dopo la fine di Smallville, presentò un personaggio (di nuovo) già visto di recente e ne fece un completo reboot, cambiandone toni e – ovviamente – volti. Fu la casa produttrice, CW, a tentare il primo esperimento di un proprio universo narrativo consistente, partendo dallo spin-off Flash e proseguendo poi con Legends of Tomorrow, con risultati di gradimento tanto incoraggianti da far diventare i cross-over tra le serie un evento regolare di quello che è stato ribattezzato Arrowverse.

Supergirl rappresenta un discorso a parte: inizialmente concepita come prodotto a sé, senza legami con le serie CW – complice anche la messa in onda su CBS – è stata poi incorporata nell’Arrowverse pur continuando a svolgersi in un universo diverso e costringendo quindi i personaggi a salti interdimensionali ogni volta che devono incontrarsi. Una situazione atipica in cui personaggi che nei fumetti condividono lo stesso universo per vicende produttive si trovano a essere televisivamente separati in casa, col risultato che non sappiamo quali personaggi non ancora comparsi siano in un universo, nell’altro o in entrambi (qualcuno ha detto Batman?).

L’eccezione, comunque, finisce per confermare la regola e le produzioni DC continuano a nascere come entità autonome che nulla hanno a che vedere con le altre. È il caso di Gotham e del suo Batman in divenire, ma anche di Constantine, che era nata su NBC come serie a parte e solo dopo la cancellazione è stata inglobata nell’Arrowverse. La stessa recentissima Black Lightning, pur andando in onda su CW, è ufficialmente slegata dal mondo di Oliver Queen e soci. E, ancora, è probabile sia la stessa situazione delle future Krypton – ambientata nel passato di Superman (ma di quale Superman e di quale Supergirl?), Metropolis (con Lois Lane e Lex Luthor ma senza Superman) o Teen Titans, il cui Robin non sappiamo bene a quale Batman corrisponderà.

Citiamo per completezza e un lieve gusto per il trash la mai troppo presto cancellata Powerless, che non solo non aveva punti di contatto con le altre produzioni, ma che addirittura da alcuni indizi sembrava essere ambientata direttamente nell’universo fumettistico (o in uno dei tanti) DC.

E, si noti, non stiamo citando il grande schermo dove, dopo la conclusione del ciclo di Nolan, abbiamo avuto un nuovo Batman slegato dal precedente, un nuovo Superman – ovviamente diverso da quello poi comparso in Supergirl – ma, soprattutto, un Flash alternativo a quello televisivo.

Visioni diverse e curiosità varie

Due scelte agli antipodi, quindi, dove Marvel ha cercato di estendere l’idea di universo omogeneo a tutti i personaggi di cui detiene i diritti cinematografici e televisivi, creando così un incredibile affresco multisfaccettato, mentre DC ha mantenuto la linea che ha sempre tenuto negli anni e che rispecchia anche le vicende editoriali dei decenni passati, con innumerevoli terre alternative e periodiche crisi necessarie a ripulire le matasse, mantenendo però la possibilità di una maggior libertà creativa.

Questo già lungo articolo non affronta, volutamente, il concetto degli universi alternativi interni alle serie, di cui magari parleremo in un futuro freakout, ma ci sono un paio di chicche degne di nota con cui vogliamo chiudere.
In casa Marvel il concetto di multiverso è sempre stato parte fondamentale della narrazione e c’è da tempi immemori l’abitudine di battezzare le Terre alternative in cui si svolgono le vicende mostrate.
Qui trovate una lunghissima lista non necessariamente completa, ma ciò che vogliamo sottolineare in questa sede  è che anche gli universi cinematografici e televisivi sono stati codificati, rendendoli così versioni alternative ufficiali dell’intero multiverso narrativo Marvel. Se i fumetti sono ambientati soprattutto su Terra 616, il Marvel Cinematic Universe (e, con esso, le serie Netflix, Abc, ecc… già citate) si svolge su Terra 199999, l’Hulk di Ferrigno corre e grugnisce su Terra 400005, mentre i film degli X-Men e The Gifted, a seconda del momento storico, sono su Terra 10005 o su Terra TRN-414.

Anche nel Flash televisivo, come abbiamo accennato, compaiono terre alternative e in una di queste Jay Garrick – il primo Flash dei fumetti – è interpretato da John Wesley Shipp, il Barry Allen della serie degli anni ’90. Non solo, nella nuova serie tornano i personaggi di Trickster (Mark Hamill) e Prank (Corinne Bohrer), villain della serie anni ’90, in voluta continuità col passato, come se le vicende della vecchia produzione si fossero in qualche modo svolte davvero vent’anni prima dell’attuale. Un omaggio e basta, senza dubbio, ma che non aiuta a diminuire la nostra necessità di un’aspirina.

Non finirebbe qui

Ci siamo volutamente concentrati sui soli universi fumettistici dei due maggior colossi statunitensi, ma ovviamente avremmo potuto citarne molti altri: da Star Trek, la cui continuity è fonte di innumerevoli discussioni tra i fan, a Star Wars (tra serie animate e futuri live action) fino ad arrivare al classico Doctor Who e ai suoi spin-off televisivi, radiofonici ed editoriali.

Una marea di storie a volte parallele e, sempre più spesso, interconnesse di cui abbiamo voluto fornire una – necessariamente non esaustiva – mappa. Quello che possiamo dire per certo è che l’avere un unico continuum apre nuove porte per appassionare lo spettatore con incontri che, se gestiti bene, possono risultare divertenti e avvincenti ma, di contro, c’è il rischio di complicare eccessivamente la narrazione, perdendo una certa libertà d’azione. Dall’altra parte, però, il non preoccuparsi di possibili interazioni o versioni alternative di personaggi famosi e riconoscibili può confondere lo spettatore che rischia di non avere più idea di quale versione considerare reale e quale no.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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