Marvel’s Runaways: 1×08 Tsunami – 1×09 Doomsday
Col Season Finale alle porte, gli autori di Runaways decidono di iniziare a tirare le fila e a fornire risposte ai protagonisti e agli spettatori, continuando ad allontanarsi dalla controparte cartacea sia in termini di dinamiche che di motivazioni.
Ma andiamo con ordine.
Pride e Jonah
Le vicende di Tsunami riprendono puntualmente da dove si era interrotta Refraction, con Victor colpito da un colpo di pistola sparato da Janet mentre, da bravo padre di famiglia, era intento a cercare di uccidere il suo unico figlio.
Più o meno prevedibilmente, però, Victor non è morto e Janet chiama a raccolta il resto di Pride usando un messaggio – lo Tsunami del titolo – che solo una volta era stato utilizzato prima, con conseguenze catastrofiche per gli Hernandez.
La sottotrama dedicata al tentato omicidio di Victor e all’intervento di Pride è, amaramente, la più debole e deludente dell’intera stagione, almeno fino ad ora: dal momento in cui il gruppo si unisce sembra che i personaggi perdano all’improvviso spessore, diventando ridicoli e bidimensionali, con l’apice raggiunto durante la scelta di Jonah su chi sacrificare per salvare la vita a Victor.
Si tratta di un calo di stile notevole che, pur inquadrabile con la soggezione nei confronti di questo inquietante e misterioso individuo, non è sufficientemente motivata. Di Jonah si sa poco, se non che è vecchissimo, che ha fatto favori importanti a ogni membro di Pride e che li ha in qualche modo in scacco, ma da qui a vedere dieci individui adulti e affermati, macchiatisi – per scelta o meno – di azioni più che opinabili, giocare a scaricabarile su chi deve morire, senza neanche porsi il problema di ribellarsi è un po’ eccessivo. Non basta Julian McMahon che fa la faccia cattiva per convincerci che quelle reazioni siano giustificate e sarebbe bastato poco per renderle più credibili e, soprattutto, meno ridicole.
Che Jonah sia il vero villain della stagione, con Pride relegato al ruolo di esecutore, è ormai evidente, ma i componenti del gruppo sembrano cambiare modo di essere e personalità a seconda che il misterioso leader sia o meno coinvolto. Nell’insieme, mentre Jonah porta avanti il proprio progetto, i singoli membri di Pride sono simili a topi in un labirinto convinti di fare scelte libere mentre cercano la via d’uscita.
Uno degli interrogativi, giunti al nono episodio, è perché Jonah aveva bisogno di tutti i componenti di Pride? Se non abbiamo grossi dubbi per i Wilder, gli Hernandez, gli Yorkers, Victor e Tina, gli altri a cosa servivano di preciso? Se Frank, inutile se non dannoso marito di Leslie, non è stato incluso, perché invece Janet e Robert sì? Il passato di Janet la mostrava come potenziale scienziata, ma sappiamo che la sua strada ha poi preso svolte differenti. E, tra l’altro, Jonah stesso afferma che lei non gli serve (o, meglio, non gli serve più). L’unica risposta che possiamo darci è che il sacrificio rituale richiedesse un numero minimo di persone, ma resta un punto di domanda fastidioso, a questo punto della stagione.
Amy
Sappiamo dal primo episodio che la morte di Amy è chiave fondamentale nella lettura delle vicende dei non-fuggitivi e questi due episodi si impegnano a gettare una luce molto maggiore, sebbene non ancora completa, su ciò che accadde alla ragazza.
Amy, in quella che era una classica e continua ribellione, cercò di hackerare i server di Wizard, finendo per essere controllata a sua volta. Una scoperta, fatta ai tempi da Alex, che la portò a decidere di fuggire il prima possibile, cercando di cancellare l’hard disc del suo portatile nel frattempo.
Non ce la fece, sorpresa da qualcuno nell’atto della fuga. Non sappiamo ancora da chi e, sebbene si voglia in tutti i modi suggerire il contrario, ci sentiamo di escludere che sia stata Tina a ucciderla.
La signora Minoru ha infatti dimostrato di essere sicuramente gelida e calcolatrice nei rapporti col resto di Pride, ma di avere anche un profondo amore per la propria famiglia: un amore spesso nascosto e mascherato dalla facciata dura mostrata al mondo, ma di certo presente. Tina è fin troppo pratica e poco disposta all’empatia interpersonale, ma più avanza la storia e meno sembra capace di uccidere la propria figlia.
Chi, quindi? Jonah stesso? Il flashback visto in Doomsday potrebbe suggerirlo, ma Jonah tende a non sporcarsi le mani direttamente. Robert, allora? Un voltafaccia del genere sarebbe molto interessante e darebbe spessore al personaggio.
Non ci resta che attendere e scoprirlo. Al momento quello che possiamo dire è che la decisione di non svelare la verità – almeno quella da lui conosciuta – su Amy ha portato Alex a perdere la fiducia – e altro – di Nico, che lo incolpa di parte del suo dolore degli ultimi anni.
I non-fuggitivi
Continuiamo a chiamarli così, dato che di fuga non c’è ancora ombra e che gli autori stessi giocano sul nome in Doomsday. Nell’episodio 1×08 assistiamo soprattutto a conseguenze. Conseguenze delle verità celate di Alex, conseguenze dello scontro tra Chase, Victor e Janet, conseguenze della leggerezza di Molly.
Del raffreddamento improvviso tra Alex e Nico abbiamo detto e la vicenda di Molly, più che per il breve allontanamento che la ragazza subisce, è importante per le scoperte relative ai suoi genitori, all’origine dei suoi poteri ma anche e soprattutto al vero obiettivo di Jonah, di cui parleremo a breve.
Per quanto riguarda Chase, la sua disposizione mentale – già più volte sottolineata nelle precedenti recensioni – finisce per esplodere nel peggiore dei modi: distruggendo il portatile che avrebbe potuto dimostrare le azioni di Pride, allo scopo di proteggere la vita del padre. Il bisogno del ragazzo di avere quel rapporto tanto anelato e solo brevemente assaporato è tale da arrivare a credere che il tentato omicidio da parte del padre sia stato causato dalla malattia e che sia suo dovere difenderne la vita, anche a costo di distruggere quella dei suoi amici.
L’enorme differenza tra il Chase di Tsunami e quello di Doomsday è una delle cose che più fa storcere il naso dei due episodi. Nel primo episodio abbiamo un ragazzo in piena disperazione, col solo desiderio di difendere il padre anche di fronte alla propria potenziale morte, mentre nel secondo abbiamo una fase di continui “mi dispiace” seguiti da un’improvvisa e ingiustificata crescita del personaggio, che sembra diventare all’improvviso saggio e determinato. Che Chase evolva è un bene, sia chiaro, ma che avvenga in modo così repentino stona pesantemente e svuota in parte la tridimensionalità del personaggio: ricordiamoci che tra i due episodi non trascorrono settimane o mesi, ma solo alcune ore.
Un problema che si presenta anche nel suo rapporto con Gert che, pur replicando ciò che avviene nei fumetti, evolve in tempi veramente troppo rapidi. Considerando il ritmo molto lento che ha avuto l’intera stagione, ci sarebbe stato tranquillamente il tempo per gestire tutto in modo più congruente: la scusa del “potremmo morire stanotte” è stata vista troppe volte per funzionare a dovere. Il risultato è assistere a scene attese senza goderne adeguatamente il potenziale.
Stesso discorso si può fare riguardo al finale dell’episodio che – pur avendo finalmente quel momento di incontro/scontro tra genitori e figli che attendevamo da tempo – ci arriva paradossalmente in modo troppo veloce. Sembra assurdo criticare di eccessiva velocità una serie che finora è stata molto lenta, ma l’inghippo è proprio qui: accelerare i tempi solo perché vicini al finale di stagione è rischioso perché il ritmo narrativo può non funzionare o non essere gestito correttamente. Il risultato non è bocciato, ma poteva sicuramente essere migliore.
Ricapitolando
Cosa possiamo dedurre, da ciò che abbiamo scoperto in questi ultimi due episodi? Anzitutto che lo scopo principale di Jonah è un materiale misterioso che si trova alla base dello scavo di cui la costruzione della nuova scuola è un mero travestimento; lo scopo di questo scavo era conosciuto forse solo dagli Hernandez, il che fa pensare che anche all’interno di Pride le informazioni siano sempre circolate in modo limitato. Sappiamo anche che i membri del gruppo erano convinti di fare ciò che facevano come prezzo per proteggere i propri figli o anche – questo ancora non è chiaro – garantire loro un qualcosa e che i sacrifici rituali erano un qualcosa che si sono trovati – almeno a loro vedere – costretti a fare.
Il fatto che Amy fosse stata uccisa era evidente da tempo, ma siamo ragionevolmente certi che non sia stata Tina e che il motivo sia stato il suo aver scoperto qualcosa che non doveva, così come accadde agli Hernandez, uccisi da Leslie su ordine di Jonah.
Possiamo infine dedurre che la futura distruzione di Los Angeles vista nel monitor sul futuro sia strettamente legata alle conseguenze dell’estrazione del suddetto materiale.
Il season finale partirà da qui. Con i Runaways pronti a distruggere lo scavo e Pride intenzionato a fermarli per il loro bene.