Appuntamento

Ieri sono andato ad assistere a una conferenza al Planetario di Milano.
Per chi non lo sapesse, questo gioiello è una delle attrazioni più belle eppure meno famose di Milano: un luogo dove si può fondere il sogno di un cielo stellato al desiderio di ampliare le proprie conoscenze senza mai poter dire di averne avuto abbastanza. Conosco, sinceramente, pochi luoghi più magici ed evocativi, anche se può sembrare un’affermazione piuttosto forte.

Comunque sia, ieri ero a questa conferenza dedicata integralmente alla scoperta fatta il 17 agosto di quest’anno, quando in tutto il mondo e in varie forme è stato possibile osservare lo scontro di due stelle di neutroni e la conseguente emissione di energia sotto varie forme.

Ora, non è mia intenzione riassumervi quanto detto ieri sera, ma qualcosa la devo dire.

Partiamo dal concetto delle onde gravitazionali: sono state rilevate solo nel 2016 e hanno rappresentato la conferma di ciò che fino a quel momento era stata solo una teoria; radicata, certo, ma teoria ancora da dimostrare (perché la scienza funziona così: va dimostrata).

Ciò che le onde gravitazionali, con la loro esistenza, hanno portato con sé è stata una consapevolezza maggiore della struttura stessa dello spaziotempo, così come già Einstein aveva ipotizzato: sto usando forse dei paroloni, ma è per far capire quanto questa notizia sia stata importante.

Eppure, il 17 agosto, è successo qualcosa di ancora più sconvolgente.

Quel giorno sono state rilevate prima delle improvvise emissioni di raggi Gamma e, quasi in contemporanea, una sequenza di onde gravitazionali provenienti dalla stessa area di cielo, seguite ancora da un riscontro legato a onde radio e, infine, a osservazioni ottiche.
Nel giro di poche ore, sostanzialmente, è stato osservato lo stesso evento sotto svariati punti di vista. Non solo, l’utilizzo delle onde gravitazionali ha permesso di identificare l’area di cielo da osservare e ha permesso quindi di guidare gli altri strumenti nella giusta direzione.

In un unico giorno la scienza è riuscita a fare qualcosa che mai era accaduto prima attraverso sforzi internazionali coordinati e precisi.

Tutto questo sarebbe affascinante di per sé, ma c’è qualcosa che me lo fa ritenere concettualmente incredibile.

Lo scontro tra quelle due stelle, durato un tempo oggettivamente breve, è avvenuto a oltre cento milioni di anni luce da noi.

Ripeto: 100.000.000 di anni luce.

Questo significa che quell’evento è avvenuto cento milioni di anni fa.

Pensateci.

Cento. Milioni. Di. Anni. Fa.

Cento milioni di anni fa è successo qualcosa di così dirompente da raggiungere distanze del genere e noi, modesti esseri all’altro capo dell’universo, convinti di essere importanti nella nostra oggettiva inutilità, eravamo lì ad ascoltare e osservare nel momento giusto, nel luogo giusto, spinti esclusivamente dalla nostra curiosità e dalla sete di sapere.

Io sono certo che nelle galassie esistano altre civiltà: alcune più avanzate, altre meno. Anche solo statisticamente ne sono sicuro.

Ma noi non sappiamo se qualcun’altra civiltà fosse in ascolto nel momento giusto. Non possiamo saperlo e non lo sapremo mai.

Sappiamo che c’eravamo noi.

Lì.

Con occhi e orecchie tesi nel vuoto.

A un appuntamento fissato quando sul nostro pianeta erano in giro i dinosauri.

Puntuali.

Ditemi se non è meraviglioso il solo pensiero.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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