Supernatural: 13×02 The Rising Son – 13×03 Patience
Supernatural prosegue con due episodi che affrontano in modo diverso il rapporto tra i fratelli Winchester e il neonato Jack, e il loro modo di integrare quanto accaduto nell’ultima stagione con l’usuale vita da cacciatori.
The Rising Son
Un episodio di viaggio, sotto molti punti di vista. Sam, Dean e Jack, diretti verso il bunker, si fermano in una cittadina per riposare e vengono, dopo non molto, raggiunti dal profeta Donatello, attirato come una falena dall’enorme potere del Nephilim.
La convivenza forzata permette di approfondire informazioni e dinamiche; attraverso le parole di Donatello riceviamo alcune conferme importanti: non solo che un Nephilim diventa molto più potente dell’Angelo da cui è stato generato, il che renderebbe Jack potenzialmente all’altezza di Dio stesso, ma che l’aura del giovane non trasmette cattiveria. Un’affermazione che alimenta le convinzioni di Sam, ma che sembra non intaccare le posizioni ostili di Dean.
– Forse non valgo la pena di tutto questo
– Tua madre pensava di sì. E così Castiel. E così io.
Jack sembra essere a tutti gli effetti una tabula rasa e questo si esprime nella sua sete di sapere e nel suo bisogno di essere accettato: fa tenerezza il vederlo imitare Dean, l’unico tra i presenti a trattarlo aggressivamente e, come spesso succede a un ragazzino in cerca di una figura autoritaria, l’unico che lui senta il bisogno di emulare, come si vede chiaramente nella divertente scena della cena.
Rappresentativo è poi un particolare che potrebbe sfuggire in un primo momento: Jack legge una bibbia trovata nella stanza. Questa situazione, fonte di battute relative ai personaggi principali e alla loro parentela col ragazzo, fornisce anche un’informazione in più: quando Kelly era incinta e prese in mano una bibbia, questa bruciò al suo contatto; con Jack non accade, il che significa che lui è diverso da ciò che poteva diventare se non fosse intervenuto Castiel.
Non per niente, l’ultimo Principe dell’Inferno, Asmodeus, autoproclamatosi regnante in assenza di Lucifero, riesce quasi a ottenere la liberazione dei potentissimi Shedim solo fingendo di essere Donatello e manipolando l’ingenuità di Jack: quando tuttavia questi vede i suoi amici in pericolo di vita per mano del Principe, la sua lealtà verso di loro lo porta a ribellarsi al demone dall’accento sudista e i vestiti immacolati.
Tutto farebbe sperare in un cambio di atteggiamento anche parziale di Dean nei confronti di Jack, ma il maggiore dei Winchester sta cristallizzandosi nel proprio disprezzo e nulla potrebbe fargli cambiare idea, neanche le parole dello stesso Nephilim, che sa benissimo di essere pericoloso e teme di poter fare del male a qualcuno.
– Cosa diavolo sono io? Non riesco a controllare… qualunque cosa sia. Farò del male a qualcuno.
– Sai, mio fratello penso tu possa essere salvato
– Tu no.
– No, io no.
– Quindi… se dovessi aver ragione tu?
– Se ho ragione e dovesse arrivare il momento di ucciderti, lo farò io.
Poche ma potenzialmente interessanti novità nel mondo parallelo, dove Lucifer espone a Mary la propria intenzione di scambiarla con Jack e dove i due si trovano a fronteggiare il Michael di questa realtà, che riconosce l’essenza del fratello – da lui ucciso in questo universo – e di volerlo utilizzare per i propri non meglio definiti scopi.
La comparsa di Michael merita un appunto sull’esistenza di questi doppelgänger, che pongono qualche interrogativo empirico ma interessante: la presenza di più universi, ognuno contenente una propria versione non solo degli esseri umani ma anche di demoni, angeli e arcangeli, pone davanti a due possibilità. La prima è che esista, nella cosmogonia di Supernatural, un solo Dio che ha creato tutti gli universi possibili, cosa che sarebbe logica ma andrebbe a contraddire alcune affermazioni fatte da lui stesso e dall’Oscurità nella stagione 11. L’altra è che in ogni universo esista un Dio diverso, il che apre la porta a molte più domande, non certo banali.
Sarà da vedere come gli sceneggiatori affronteranno la questione, se decidessero di non ignorarla.
Patience
Come ci ha da sempre abituati, Supernatural alterna episodi in cui la trama orizzontale è elemento portante e altri in cui fa sostanzialmente da sfondo o da elemento parallelo a quella verticale. Patience è un esempio classico, che vede spostare in secondo piano la vicenda di Jack per concentrarsi su una situazione del tipo “mostro della settimana”. O quasi.
L’arrivo di uno spettro (wraith) e la telefonata di una vecchia amica (la Missouri interpretata da Loretta Devine vista precedentemente nella remotissima 1×09) portano alla separazione momentanea dei due fratelli Winchester: se Sam, infatti, preferirebbe lasciare Jody a occuparsi del caso e concentrarsi ad addestrare Jack, Dean non è intenzionato a interrompere il proprio lavoro e decide di tornare sul campo.
La separazione diventa una scusa per osservare il comportamento autonomo dei due fratelli e renderci conto di quanto, in questo momento, si trovino in un luogo mentale differente.
Dopo la morte violenta di Missouri e il salvataggio della nipote Patience, anch’essa dotata di poteri psichici, Dean le consiglia di ascoltare i suggerimenti del padre, che vorrebbe li sotterrasse, per cercare di vivere una vita normale, dato che quella dei cacciatori di demoni è fatta solo di dolore e perdita.
Sarà Jody a ristabilire l’equilibrio, spiegando alla ragazza come non si possa negare mai la propria natura, anche se può spaventare ed essere rischiosa: la cacciatrice dimostra ancora una volta di aver raggiunto quel ruolo di coscienza e potenziale mentore che una volta apparteneva a Bobby, un ruolo che sembrerebbe sempre più necessario per riportare Dean in carreggiata.
Il tuo dono… sai, forse hai ragione. Forse andrà via.
Ma se non dovesse farlo e cercherai di soffocarlo per rendere felice qualcun altro, ti renderai solo infelice. È una tua scelta.
Sam rimane invece alle prese con l’incapacità di Jack di usare i propri poteri volontariamente: la frustrazione del Nephilim lo porta a esprimere il suo timore sia di essere fondamentalmente cattivo e che l’uso dei suoi poteri sia strettamente legato a questo. Il confronto tra le parole lasciategli da Kelly (“tu non sei cattivo. Tu puoi essere tutto ciò che vuoi”) e l’essere stato causa della sua morte e del ferimento di diverse persone l’ha portato a rifiutare inconsciamente l’uso del suo retaggio: le parole pronunciate da Dean alla fine dell’episodio precedente hanno poi apposto il sigillo.
Sono proprio quelle parole a rappresentare il fulcro della discussione finale tra i due fratelli, in cui l’odio e la rabbia di Dean esplodono nei confronti di Sam, accusandolo di ipocrisia, di non avere alcun interesse vero nei confronti di Jack, ma di volerlo solo usare come strumento per recuperare Mary.
Come già ampiamente intuito, per Dean il Nephilim è la rappresentazione fisica di ciò che gli ha portato via il più caro amico e, per la seconda volta, la madre: Jack è il feticcio della rabbia di Dean e questo non potrà non causare grossi problemi.
– Tu mi hai salvato. Aiutami a salvarlo
– Tu meritavi di essere salvato. Lui no (…) Io riesco a malapena a guardarlo, perché quando lo faccio vedo tutti quelli che abbiamo perso.
Quello che risulta sempre più evidente è quanto la caduta di Dean lo stia portando a perdere lo strato di umanità che si era costruito nel corso delle stagioni: questa sua versione è molto simile a quella vista all’inizio della serie, quando era convinto che qualunque creatura sovrannaturale fosse da sterminare, e pur temendo una superficialità potenziale nella scrittura, propendiamo per ritenere questa svolta voluta, a rappresentare quanto il dolore lo stia dilaniando: l’odio e la visione in bianco e nero del proprio mondo sono un cuscino di sicurezza facile e protettivo, per il Winchester più anziano.
La discussione finale è, da questo punto di vista, perfettamente rappresentativa: Sam gli ricorda di quando Dean ha lottato per salvare il fratello quando si nutriva di sangue demoniaco e quando era rimasto privo dell’anima. Sam vuole restituire la speranza che gli è stata donata, laddove Dean non sa più cosa sia la speranza.
In tutto questo, Jack si ritrova – di nuovo – a origliare tutto e inizia a scatenare gli eventi che evidentemente riporteranno indietro Castiel, che vediamo per qualche fotogramma risvegliarsi in un luogo vuoto e nero.
Senza commentare quest’ultima scena, di cui si può dire ancora poco, usare l’espediente narrativo della discussione origliata può funzionare una volta: più di una nel giro di tre episodi è decisamente troppo.
Un paio di conclusioni
La piega iniziale della stagione è ormai abbastanza definita, con la caduta di Dean nell’odio e nella disperazione e il tentativo di Sam di rendere Jack una risorsa piuttosto che una minaccia. Come Asmodeus e il futuro ritorno di Castiel cambieranno le dinamiche e, soprattutto, come verranno gestiti i rapporti con l’universo parallelo, rimangono curiosità che dovremo toglierci col tempo.