Giovani e stranieri

Stasera c’è stato un concerto gratuito in Duomo, uno di quegli eventi sempre più frequenti a Milano che, essendone a conoscenza, val la pena provare a vivere.
Così, purtroppo in solitaria, sapendo che le porte si sarebbero aperte alle 20.15 e che ci sarebbe stata molta gente, alle 18 sono uscito di casa.
Arrivato in Piazza Duomo, la coda era già composta da almeno una quarantina di persone, così ho deciso di concedermi un veloce pezzo di focaccia e poi piazzarmi in coda io stesso: nel tempo di quindici minuti era triplicata, ma per fortuna avevo ormai preso posizione ed ero ragionevolmente tranquillo di entrare (cosa che poi è avvenuta, sia chiaro).
Erano poco prima delle 19 quando ho preso posto e, circa 40 minuti dopo, le code erano diventate due, una per ogni ingresso, ed entrambe attraversavano completamente la piazza fino quasi alle famose palme.

In tutto questo, quando la coda aveva ormai raggiunto queste dimensioni, due donne anziane, sulla settantina o forse più, iniziano a ronzare intorno alla mia posizione e le sento che confabulano.
Poco dopo iniziano a dire, assicurandosi di farsi sentire “ah, guarda se vedi Don xxxx, che aveva detto sarebbe arrivato presto”.
Mangio subito la foglia e capisco che gioco vogliono fare.
Ovviamente sul suddetto Don non si vede, ma loro rimangono poco dietro di me e sufficientemente spostate da non far sembrare di essersi messe in coda ma neanche di essere all’esterno.
La coda si muove, io le tengo d’occhio.

Guarda caso avanzano con la coda.

Attendo, dando il beneficio del dubbio.

Si avanza di nuovo e non solo procedono ma adesso si trovano praticamente allineate a me. Accanto a me, sull’altro lato, c’è un ragazzo straniero molto corretto che, addirittura, quando è andato a prendersi da bere mi ha avvisato chiedendomi se potevo tenergli il posto.
Dietro di me una famiglia di brasiliani.
Le “signore”, invece, sono milanesissime.

Dicevo che le vedo avanzare e, a questo punto, decido di dare il meglio di me.
Quanto segue è stato detto a voce piuttosto alta, in modo che tutti intorno potessero sentire.

– Signore, scusate, ma voi non state facendo la fila, vero? Perché siete arrivate parecchio dopo, quando la coda era già lunga.
Una delle due, la sola che continuerà a rispondere, prova a sorridere e a far finta di niente, ma intorno sia il ragazzo che la famiglia fanno, a gesti, segno di aver notato anche loro la cosa e sembrano sollevati che io abbia parlato.
– Ah, sì, beh, ma sa, ormai siamo qui con lei…
– No, chiariamo una cosa. Voi non siete assolutamente con me.  
– Sì… va beh… ma sa, noi siamo anziane…
– Anche molte persone che sono in coda e state saltando lo sono, provate a controllare.
– Va beh, ma ormai siamo qui…
– No, siamo qui un cavolo. State saltando la coda.
– Non si preoccupi, non la superiamo.
– Le assicuro che questo è poco ma sicuro, ma dovete anche vedervela con le persone dietro.

A questo punto le due fanno finta di spostarsi e, noto dopo, riescono a infilarsi due file dietro la famiglia brasiliana.

Una volta dentro, poi (perché, ovviamente, sono entrate), il nostro ingresso portava all’ala laterale, mentre quelle centrale era riservata a Vip, stampa e a chi, tra i primi, riusciva a prendere posto.

Loro, ovviamente, non si potevano accontentare, quindi hanno scovato un passaggio tra le protezioni e si sono infilate per passare nella zona centrale.

Perché si sa, sono i giovani e gli stranieri a non rispettare le regole.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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