Zdenêk

Penso fosse l’81 o l’82 e ricordo bene che un mio compagno di classe, eravamo alle elementari, portò a scuola questo libro alto, con la copertina rossa e un titolo che ne occupava un terzo: “Quando l’uomo non c’era”.
In mezzo campeggiava un’immagine che sembrava una foto, per quanto era fatta bene, ma non poteva in alcun modo esserlo: era un Iguanodonte, in pose su uno sfondo preistorico, in tutta la sua maestosità.
Come succede in questi casi, il mio compagno (che non mi stava, per di più, granché simpatico) avevo portato il libro più per pavoneggiarsi e fare invidia che per condividerlo, così ebbi modo soltanto di sbirciare alcune pagine e mi sembrava fosse la cosa più bella che avessi mai visto.
Glielo invidiai come mai avevo invidiato qualcosa prima.

Tornai a casa e lo raccontai ai miei genitori che, visto l’entusiasmo, finirono per regalarmelo: non ricordo quanto tempo dopo, ricordo solo la gioia e l’emozione; finalmente avevo quello scrigno prezioso ed era tutto mio.

Non so quante volte lo lessi: la parte dei testi, a dire il vero, era tanto scarna da essere quasi ridicola, ma le immagini, le immagini erano tutto. Non mi ero mai immaginato che ci potessero essere disegni (anzi, dipinti) di dinosauri così meravigliosi. Erano vivi, erano lì davanti a me, sembrava di vederli, di poterli toccare: i classici Triceratopi, Stegosauri e T-Rex, ma anche altri che mai avevo visto o sentito nominare; fu su quella pagine che vidi per la prima volta un Brachiosauro, così come l’Iguanodonte di cui sopra, i Mosasauri e tanti altri.
Prima di quel libro, l’unico altro che era passato tra le mani era il Grande Libro della Natura che aveva solleticato la mia curiosità senza saziarmi: poche informazioni (alcune palesemente sbagliate), disegni banali, non mi bastava affatto. 
Ma questo, questo mi faceva sognare.
Poi, in seguito, arrivò il Grande Libro della Preistoria, quello sì pieno di nozioni interessanti e approfondite, ma quei disegni erano imbattibili.
L’autore si chiamava Zdenêk Burian e lui fu, senza ombra di dubbio, il colpevole di quell’amore che tutt’ora ho per i bestioni mesozoici: ogni suo dipinto era arte pura, capace di avvolgere ed evocare come pochi altri.
Qualche anno dopo trovai un altro libro, “Animali e piante della preistoria” che aveva i suoi dipinti e, stavolta, schede informative più accurate: fu, di nuovo, un invitarmi a nozze, anche se molti di quei disegni erano gli stessi presenti nell’altro libro. Non aveva importanza, l’amore non si ferma davanti a queste quisquilie.

Quei due libri sono ancora con me, consumati, invecchiati, ma sempre col loro fascino: ho comprato giusto qualche mese fa un volume interamente dedicato alla “Paleoarte” e, pur avendo incrociato lì sopra vari autori più che talentuosi, ciò che realizzò Burian rimane per me ineguagliato.

Di certo c’è l’ingrediente del primo amore che influisce, ma sono anche convinto che certi artisti rimangano unici e ineguagliabili.

Come dicevo prima, se a distanza di più di trent’anni compro ancora modellini di dinosauro, se mi emozioni all’idea che ad agosto vedrò uno scheletro di Brachiosauro al museo di storia naturale di Berlino, se vedere gli Iguanodonti a quello di Bruxelles mi fece tornare subito alla mente quella copertina, è per buona colpa parte di un pittore ceco morto nel 1981 e della sua capacità di far sognare un ragazzino molto nerd, prima di conoscere il significato della parola nerd.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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