Il legame con Hugo

Ieri, appena in tempo prima che terminasse, siamo andati a vedere la mostra dedicata a Corto Maltese al Museo di Storia di Bologna.
Io ho sempre avuto uno strano rapporto con Hugo Pratt: in adolescenza non mi ci ero mai avvicinato e quando mi capitò, coi classici del fumetto di Repubblica, “una ballata del mare salato”, prima storia del suo personaggio più famoso, mi piacque ma non al punto da volermi procurare altro. Il problema, sia chiaro, era solo mio: tanto abituato al solo fumetto Marvel facevo estrema fatica ad avvicinarmi a qualcosa di più europeo.

Ma per fortuna si cambia, si evolve e la sete di nuovi stimoli è sempre più forte, così quando è uscita la raccolta integrale di Corto Maltese ho deciso che avrebbe dovuto presto essere mia, salvo poi essere battuto sul tempo da Miss Sauron che me l’ha regalata a Natale: presto, ovviamente, la affronterò.

Questa premessa serve a far capire che mi sono avvicinato alla mostra con la curiosità di qualcuno che vuole davvero conoscere ciò che andrà a vedere.
Posso dire di essere rimasto estremamente colpito: le tavole, molto numerose, erano un piacere per gli occhi, ma ciò che più ha conquistato la mia attenzione sono stati i vari aneddoti e le citazioni di Pratt stesso che, in qualche modo, hanno permesso di raccontarlo in parallelo coi suoi lavori.

Due, in particolare, sono stati i punti di contatto che ho sentito in modo particolarmente intenso.

Anzitutto, in una citazione, lui diceva che gli capitava di andare a visitare le tombe di persone che non aveva conosciuto ma che avevano influenzato il suo lavoro: aggiungeva che si trattava di una sorta di pellegrinaggio laico per sentirsi loro vicino e per ringraziarli, in quel modo, di averlo arricchito. Un’immagine che ho trovato splendida e molto vicina al mio sentire: una tomba è, alla fine, esclusivamente un monumento che serve esclusivamente ai vivi; che questo monumento diventi un punto di contatto tra chi non c’è più e chi, invece, vive e si ispira a loro, penso sia un bel modo di renderlo speciale e utile.

L’altro punto mi è, probabilmente, ancora più vicino.
Pratt rideva del fatto che la gente rimanesse stupita dal suo amare Rimbaud e Kipling, London e Shakespeare e, ancora, sfoggiava una cultura letteraria impressionante per quanto ampia e approfondita. Pratt era curioso e, ancora, trovava insensata e pretenziosa la divisione intellettualoide tra “cultura alta” e “avventura e fantasia”, come se le seconde avessero (o abbiano) meno valore della prima.
Lui non vedeva la divisione e trovava importante sapere vivere di avventura e approfondire filosofia e religione, amare la fantasia e innamorarsi della poesia.

Inutile dire quanto mi trovi d’accordo, quanto sia fondamentale, per me, che la mia anima nerd che adora supereroi e star wars vada sempre di pari passo con quella che ama Shakespeare e Maya Angelou. 

L’arricchimento personale non può e non deve essere monotematico o troppo spostato in una direzione, ma essere pronto a raccogliere spunti e idee da qualunque fonte possano provenire.

Pratt, questo, l’aveva reso regola di vita e io, leggendolo, mi sono sentito a casa, capito e, ovviamente, grato.

Sarà bello vedere i risultati di questo suo modo di vivere e pensare applicato alle sue opere ma, nel frattempo, dico grazie, perché è bello sapere di non essere soli e di avere tali eccellenti precursori.

È stato un piacere conoscerla, signor Pratt.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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