(Old Man) Logan
Allora è questo quello che si prova
Raro post cinematografico, ma per una volta ci sta. Avviso, da subito, che eviterò ogni forma di spoiler, motivo per cui non potrò approfondire vari punti della trama, ma qualcosa vorrei dirla comunque.
Nella cinematografia mutante prodotta da Fox ci sono stati film onestamente gradevoli o belli (ricordo che il primo X-Men è stato anche il primo film Marvel serio dell’era moderna, prima che arrivasse il Marvel Cinematic Universe) e altri onestamente imbarazzanti: penso sicuramente a X-Men 3 (tanto brutto da essere stato “espiantato” dalla continuity anche da Fox) e ai primi due film di Wolverine.
Ecco, Wolverine è un personaggio che ha vissuto vicende cinematografiche realmente altalenanti: ben reso nei film corali, maltrattato nei film da solo nonostante un attore che ama evidentemente il personaggio e lo incarna perfettamente; ricordo ancora una serie di accidenti espressi ad alta voce verso la fine del prima Wolverine, tanto era ridicolo e imbarazzante.
Quando è stato annunciato il terzo e ultimo lungometraggio a lui dedicato, le mie reazioni sono state contrastanti: da una parte c’era un trailer molto diverso dai precedenti, che sembrava ricordare una bellissima storia intitolata Old Man Logan e che sembrava avere un sapore riflessivo e malinconico alquanto di rottura rispetto ai predecessori, dall’altra c’era il ricordi di questi ultimi e la consapevolezza che un bel trailer non porta in automatico a un bel film (qualcuno ha detto Suicide Squad, per caso?).
Con questo stesso tipo di dicotomia sono andato ieri sera a vedere il film in prima visione, fortunatamente il lingua originale.
E ne sono uscito soddisfatto.
Questo è, senza ombra di dubbio, il primo film di Wolverine che renda veramente onore al personaggio: la storia è bella, avvolgente, ben scritta, ben recitata e Hugh Jackman è un Logan invecchiato, malato, lontano da ciò che era ai tempi degli X-Men. Il film si svolge dodici anni nel futuro e molte cose sono cambiate, i mutanti in primis. Possiamo intuire cos’è successo, ma non ci viene mai detto del tutto. Ciò che abbiamo davanti a noi sono uno Xavier ultranovantenne, un Logan come detto sopra, una bambina dalle origini (inizialmente) misteriose e la rassegnazione di una vita che non si decide a terminare, trascinandosi nel fango, nella polvere, nel dolore, nell’amarezza.
E quando compaiono sotto gli occhi fumetti (reali) degli X-Men, Logan può soltanto arrabbiarsi, ricordare che nella vita reale la gente muore e che di quelle cose forse ne sono successe la metà e neanche come le raccontano: non sto rivelando nulla che non si sia visto nei trailer, sia chiaro, ma montato nel film aggiunge un carico emotivo che, nel trailer, era sicuramente più leggero.
Ma se rende onore in quanto serietà, abbiamo un altro aspetto che finalmente ci mostra il vero Wolverine (e la vera Laura X) sullo schermo: la violenza. Logan è un personaggio violento, cruento, animalesco eppure, se riguardate tutti i film in cui è comparso, quasi mai sembra sfogare ciò che davvero è: edulcorato come una versione per ragazzi di un libro per adulti. Qui no. Qui gli artigli fanno ciò che devono. Squartano, uccidono, decapitano, tagliano arti, sfondano teste.
Perché questo è ciò che fa(nno). Questo è ciò che è (sono).
C’è azione, in Logan, ma non quella che ci si potrebbe aspettare, non quella caciarona dei film precedenti. È più sporca, più reale, più distruttiva. E più concentrata, tanto che pur non mancando in buona parte del film non diventa principale: ci sono vari momenti non solo riflessivi, ma addirittura lenti; attenzione: non è che lento sia sempre un difetto e, in questo caso, non lo è. Sono lenti perché è necessario lo siano e quando è necessario lo siano.
Quindi un capolavoro?
No, non è un capolavoro e non vuole esserlo, ma è un film piacevole, duro, amaro, triste, che piacerà a chi andrà a vederlo non solo per le scazzottate.
Sarà un peccato non vedere più il buon Hugh nel ruolo, ma almeno l’ha concluso degnamente.