3 Mics

Come già detto, una delle cose che più amo su Netflix sono i tanti specials di comedians: è grazie a Netflix che ho scoperto Jen Kirkman, ma sono tanti quelli che meritano (e qualcuno che, onestamente, non merita, almeno per me).

Ieri e oggi, però, ho trovato uno spettacolo che mi ha davvero spiazzato: 3Mics di Neil Brennan.

Brennan è un comedian, regista e attore che negli Stati Uniti ebbe molto successo nella prima metà del decennio scorso quando era coautore di uno spettacolo con David Chapelle: personalmente non lo conoscevo e non sapevo cosa aspettarmi.

La particolarità di questo show è insita nel titolo “3 Mics”, tre microfoni. Tre microfoni perché lo spettacolo si divide vari momenti che rientrano in tre categorie: la lettura di battute (molto pungenti e molto belle) da dei cartoncini, monologhi più classici e, infine, delle vere e proprie confessioni.

Questa è stata la parte che più mi ha colpito.

Se, infatti, Brennan è sicuramente un comico pungente e cattivo, in grado di strappare risate di gusto, difficile è immaginare quanto sia in grado di cambiare totalmente registro e raccontarsi ad anima scoperta al suo pubblico. Parla di argomenti difficili, della depressione, della sua incapacità di relazionarsi con le persone, del rapporto con un padre abusivo. Lo fa seriamente, lo fa come se dovesse (appunto) confessarsi, lo fa con un’onestà disarmante: poi, certo, ci aggiunge qualche battuta ogni tanto, per sdrammatizzare o per rafforzare quello che sta dicendo, ma mai mi era capitato di vedere un pubblico sbellicarsi dalle risate un attimo prima e letteralmente trattenere il fiato per rispetto nei confronti di ciò che sta sentendo un attimo dopo.

Penso sia stata la volta in cui più di ogni altra ho avuto la dimostrazione di quanto chi sale su un palco per far ridere possa essere una persona complessa, sofferente, che sale lì sopra più per aiutare se stessa che per far ridere gli altri. O forse la seconda serve proprio alla prima.

E ho pensato a Robin Williams, tra gli altri.

Ecco, se vi capita dategli un occhio, potrebbe valerne la pena.

Sapete, certe volte il mondo sembra una stanza che si sta riempiendo d’acqua e per me essere in grado di pensare a una battuta è come avere un bolla d’aria da cui posso prendere ossigeno per i miei polmoni e che mi può portare avanti.
Le cose possono essere opprimenti e spaventose e dolorose, ma grazie al cielo il mio cervello può cercare di metterle in ordine e creare una battuta come se solo per un istante le cose rallentassero e io potessi vincere. Come se potessi vincere sulla vita. E’ meraviglioso. Ed è così personale. Ed è qualcosa di cui sono veramente grato.

Battute. 

Ne ho ancora una. Ve la racconto e ce ne andiamo da qui, vi va?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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