Christmas Time

In questa settimana di ponte lungo, domani sarà la giornata dedicata all’allestimento del Natale.
Una commissione domattina, poi sarà il momento dell’albero e, dopo, dell’impacchettamento dei (non molti, ma sentiti) regali.

Per quanto mi piace atteggiarmi a orso, è un momento che attendo con piacere: mi piace mettere la musica giusta, dedicarmi all’albero, preparare i pacchetti, scrivere biglietti che siano significativi per me e le persone che li riceveranno e poi disporre i regali sotto l’albero.

Adoro poi spegnere le luci e lasciare che la stanza si illumini solo delle luminarie natalizie.

Spiace farlo da solo, quello sì, perché questi sono momenti che condivisi valgono esponenzialmente di più, ma facciamo quello che possiamo con ciò che abbiamo, giusto?

E intanto ricordo quando l’albero, in casa, lo faceva mio padre. Era un albero vecchissimo, che non aveva neanche più la base e, per questo motivo, mio padre aveva iniziato a usare un tronco di legno (vero) su cui montarlo e, intorno, carta natalizia per nasconderlo. Almeno metà delle palle che metto ancora sul mio albero sono quelle che usavamo ai tempi.

Lui si occupava di montarlo, di mettere le luci, i fili dorati e argentati. Io, al massimo, ero autorizzato a mettere qualche pallina qua e là. Ovviamente non ero contento e, altrettanto ovviamente, facevo ogni anno i capricci esasperandolo. 

Però, alla fine, amavo quell’albero.

Poi, quando lui si trasferì definitivamente in un’altra casa, comprai il mio e cominciai pian piano a personalizzarlo, mentre lui continuò a montare quello vecchio nella casa di campagna, oltre a illuminare due o tre alberi nel giardino.

Sì, gli piaceva fare le cose in grande.

Nel 2006 sull’albero si arrampicò Zen, ancora cucciolo, che ritenne di poterlo usare come amaca personale.

Nel 2008 mio padre non fece in tempo a farlo. Noi lo facemmo e non me ne pentii: quelle luci avevano un qualcosa del sapore di casa che non avrei più sentito, non in quel modo.

Nel 2010 non ci fu l’albero. Ero in sedia a rotelle, avrebbe ingombrato.

Quest’anno di sicuro non salta.

E avrà un Tardis innevato e, se se decidono a consegnarmela, una palla a forma di Morte Nera.

Sarà ancora un po’ più mio.

Ma lo farò pensando agli anni in cui non era autorizzato, lo farò pensando a quel vecchio albero che non c’è più, lo farò pensando ai regali sotto il ceppo di legno, lo farò pensando a Zen sui rami del suo primo albero e alla luce del suo ultimo.

Lo farò per me e lo farò per loro.

Lo farò per me, per Stitch e per Miss Sauron.

Lo farò per chi ha spazio nel mio cuore.

E lo farò per le persone a cui voglio fare un dono per il semplice fatto del voler loro bene.

E questa penso sia la miglior definizione di spirito natalizio a cui sappia pensare.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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