Da fuori
Ne ho parlato parecchie volte, proprio perché questi lunghi mesi mi hanno portato (o costretto) a spogliare molto di ciò che mi circonda(va) di parecchi abbellimenti, lasciandolo ridotto all’osso, alla sostanza.
E la sostanza, tristemente, spesso è ben diversa da quel che si pensa.
Il fatto è che quando uno, due, dieci, cinquanta re si scoprono nudi, poi vedere la nudità di chi incrociamo è sempre più facile. La magia funziona finché ci vuoi credere (e questo la dice lunga su quanto a tutti noi piaccia credere che le cose siano più idilliache di quanto a volte siano. Sopravvivenza, forse).
Fatto sta che guardo in giro, gente con cui avevo rapporti frequenti, gente con cui interagivo di rado e, a volte, gente che semplicemente è talmente sotto il riflettore da poter esser vista controluce.
E così le belle parole di cui si riempiono certuni, viste in contrasto, mostrano tutta la loro trasparenza: a sostenerle c’è l’autoconvinzione di essere profondi e un po’ alternativi. Alternativi alla realtà, direi.
E altra gente che si pone su un piedistallo solo perché vuole essere vista. E si sbraccia. E dice guardatemi, mentre fa finta di fare la dura. E magari si autoconvince di esserlo. Ma, di nuovo, basta saper guardare.
E avanti così, combriccole di gente che si dà pacche sulle spalle a vicenda solo per il piacere di sentirsi dire che si è bravissimi e incompresi e chi cerca di infilarsi in quei gruppetti per il bisogno di appartenenza e perché, diciamocelo, da fuori sembrano proprio divertirsi tanto. Sembrano magici. Forse.
Parole parole parole parole parole parole.
E dannazione, io amo le parole, io vivo di parole, ma non potete svuotarmele così.
Appartenenza. Quanti casini in suo nome. Quante volte cercata e falsamente trovata. Quante illusioni. Quante delusioni. Quante recite.
E intanto sei lì che guardi, osservi e vivi sensazioni contrastanti: felice di esserne fuori, di vedere parecchio meglio di prima, ma in parte amareggiato. Perché la magia manca, manca molto. Ma la magia, quella vera, è rara.
Tutti gli altri sono banali prestigiatori.
E molti neanche tanto bravi.