Un pugno

Avviso subito che questo non sarà un post allegro, ma non è neanche qualcosa di triste direttamente per me. Si tratta “solo” di un ricordo che forse è stato stuzzicato dalla visione di Julieta, stasera, e che voglio mettere nero su bianco.

Non so quanti avessi, sicuramente non più di 22, dato che mia madre era ancora viva.

Era estate ed eravamo alla casa in campagna, quella dove poi mio padre andò a vivere dalla pensione.

Avevamo degli operai in casa, penso stessimo imbiancando gli esterni o qualcosa del genere, sono passati almeno vent’anni, abbiamo comprensione.

Un giorno mi chiamò mia madre e mi chiese di riaccompagnare a casa un ragazzo, un operaio giovanissimo, probabilmente più giovane di me. Mi spiegò che l’avevano chiamata per dirle che il padre del ragazzo aveva avuto un incidente ed era morto e quindi c’era bisogno che lui tornasse. Il ragazzo non sapeva nulla, solo che c’era bisogno che tornasse a casa.

Ricordo che una parte di me non avrebbe voluto farlo e che chiesi a mia madre cos’avrei dovuto dire in macchina a questo ragazzo che non conoscevo e che dovevo portare a casa (10/15 minuti di tragitto, non di più): mi disse di rimanere sul vago, tanto io non ero tenuto a sapere nulla.

Così feci, ma il ricordo di quei momenti non mi abbandonò mai.
Perché io, in quel momento, sapevo che la vita di quel ragazzo stava per cambiare per sempre. Lui si guardava in giro tranquillo e io sapevo che stava per crollargli tutto addosso. E non potevo, come farebbe chiunque, dirgli “vedrai che non sarà nulla, stai tranquillo”, perché io sapevo che non era vero e non potevo mentirgli.

Non potevo.

Trovai quel momento terribile. L’idea che uno sconosciuto sapesse prima di lui una cosa che lo avrebbe distrutto. Che quello sconosciuto fosse in macchina con lui. Che, in qualche modo, lo stesso portando consciamente al macello senza prepararlo e senza poterlo fare.

Mi sentii in colpa, anche se colpe non ne avevo.

Mi sentii in torto nei suoi confronti.

E ancora adesso, a distanza di anni, il freddo e l’amaro del ricordo di quel pomeriggio sanno colpirmi come un pugno allo stomaco.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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