Eredità
Prima di tornare dalla nostra breve ma piacevole visita a Caldonazzo, ci siamo fermati al Museo della Scienza di Trento, un obiettivo che avevamo da tempo e che la vicinanza a Caldonazzo (e la pronta proposta degli amici che ci ospitavano) ha reso pù facilmente possibile.
Oltre ai cinque piani di esposizione ufficiale era in corso una mostra temporanea sulle estinzioni di massa che hanno caratterizzato la vita sul pianeta Terra.
Già, perché magari molti non lo sanno, ma oltre a quella che ha segnato la scomparsa dei dinosauri, ben altre quattro hanno colpito il pianeta stravolgendone la fauna e liberando spazi vitali per nuove specie che, in migliaia di anni, andarono a riempirli; per la precisione, quella che comportò la fine dei rettili da me tanto amati fu l’ultima e risale a circa 66 milioni di anni fa, preceduta da altre quattro rispettivamente 450, 377, 251 e 203 milioni di anni fa.
Tutte sono state caratterizzate da stravolgimenti naturali interni (cambiamenti climatici) o esterni (il famoso asteroide) che hanno portato ai risultati già citati.
La prossima si sta avvicinando e la sua caratteristica, tutt’altro che invidiabile, è che non è naturale, a meno che non vogliamo includere nel concetto di “naturale” qualunque cosa causata dall’uomo; già, perché la prossima estinzione non avrà altre cause se non quelle umane e la verità è che di estinzioni ne abbiamo già causate a sufficienza.
In una delle ultime sale della mostra si vedevano riproduzioni o disegni di vari animali scomparsi.
Il colombo viaggiatore americano, il quagga, il leone berbero, il tilacino sono solo alcuni delle decine, centinaia di specie estinte per mano dell’uomo; leggere sulle brevi informazioni che, in molti casi, la causa delle estinzione fosse la caccia eccessiva o, addirittura, l’uccisione per sport, il rendermi conto che il semplice desiderio di uccidere ha portato alla scomparsa di animali che, altrimenti, arricchirebbero la fauna del pianeta mi ha trasmesso un’amarezza difficilmente descrivibile e un pensiero forse pessimista ma che è quasi impossibile negare: abbiamo perso.
Abbiamo sempre avuto e avremmo tutte le capacità per costruire invece di distruggere, per proteggere invece di annientare, ma come specie sembra che non ne siamo in grado: preferiamo appropriarci, preferiamo il tutto e subito e chi se ne frega per il domani, preferiamo credere che in quanto intelligenza superiore (?) abbiamo il diritto di fare ciò che ci pare, scordandoci che proprio l’intelligenza superiore (?) dovrebbe farci discernere sull’opportunità di fare oltre che sulla possibilità.
E ancora, mentre giravamo tra questi segni della nostra stupidità, famiglie intorno a noi si fermavano solo a indicare quanto strani fossero certi animali, senza spiegare ai figli quanto fosse colpa nostra, quanto bisognerebbe imparare a rispettare e proteggere la diversità della vita e di quelle creature che hanno la sfortuna di essere nati nella nostra epoca.
È davvero questa la nostra eredità? Un mondo più povero che, nel caso migliore, si ricostruirà sospirando di sollievo quando spariremo e, nel peggiore, sarà morto prima di noi? È questa la nostra intelligenza superiore? È questa la superiorità umana?
L’amarezza e il senso di vuoto provati uscendo da quella mostra mi fanno confermare che io, al riguardo, avrei più di qualche dubbio.