In casella
Un biglietto in casella (e lasciamo perdere l’incazzatura a latere relativa a quel biglietto, non approfondisco ora).
Un biglietto in casella, dicevo.
C’è una raccomandata.
E ovviamente bisogna aspettare per ritirarla.
Ed è così che arriva, come una cascata, la paura.
Quella che il tempo sia scaduto, che non ce l’ho fatta, che ora bisognerà vedere se ci si può salvare.
È una paura irrazionale per vari motivi, ma è viva, forte, travolgente, soffocante.
Non se ne va, non se ne vuole andare, ride dei momenti in cui hai pensato di essere un po’ più tranquillo.
Ride di te.
Poi riesci a recuperare la raccomandata prima del tempo.
È una rottura di palle, sì, possono essere soldi da tirare fuori, sì, ma non è quello.
Puoi respirare (e quando respiri davanti alla possibilità di dover comunque tirare fuori soldi, la tua vita non è esattamente il massimo).
Puoi far finta di ingannare di nuovo la paura.
Puoi tornare ad aspettare risposte.
E pensi che tu, così, non vuoi più vivere.
Che non puoi essere in balia della paura in questo modo.
Sai che è normale, sai che sarebbe strano il contrario, ma non vuoi.
E speri che per una volta arrivino le risposte giuste, così che quando quella stronza si farà viva ancora, sarai tu a sogghignarle dietro.
E intanto, di nuovo, ti rialzi.
Forza.
Forza…sei troppo forte per farla vincere, la paura!
Si fa il possibile :*