Welcome back

Poi torna.
Dopo non sai neanche tu quanto  tempo, sicuramente quasi un anno, torna e lo fa quando meno te lo aspetti.
Nasce come idea: quella di comprare due mappe per sbloccare delle idee che sembrano non voler partire, per fissare luoghi che ancora non avevano un loro posto.
E così stamattina, sveglia prima del previsto, colazione in piazza all’aperto, fuori le mappe, fuori i taccuini ed eccolo.
Come una diga in cui si è aperta una crepa, che per la pressione inizia ad aprirsi.
E parte.
Prima qualche rivolo, ieri, con qualche idea scritta.
Ma il rivolo cresce, la crepa si apre, la pressione monta.
E oggi il flusso.
La mano che scrive su due taccuini diversi.
Glossario.
Dati.
Idee, tante idee, quattro pagine di idee.
Penna su carta, appunti, non il vero testo, ma non ha importanza.
Penna su carta, come non mi capita quasi mai.
Ma stavolta è quello che serve.
Idee.
Immagini.
Possibilità.
Evoluzioni.
Il probabile finale.
Tutto scorre attraverso il braccio, il polso, le dita e finisce sulla carta.
E no, non ho il controllo, non sto decidendo, sto facendo da tramite tra qualcosa che era bloccato e la sua realizzazione.
E la sensazione è calore, calore che scorre da dentro verso la punta della penna.
E fa bene, fa star bene, mi fa rendere conto di quanto mi mancasse.

E quello che prima era un muro che non mi faceva vedere oltre, ora è un sipario pronto ad alzarsi, con gli attori che prendono posto.

Bisogna (letteralmente) scrivere l’ultimo atto.

Ci siamo quasi.