Tra una scena e l’altra
Mezzanotte e sedici, la sveglia tra meno di otto ore e un mal di testa che ha deciso ora di fare capolino.
Tutti motivi validi per non scrivere un post molto lungo, per cui condividerò un pensiero che, per i più, sarà probabilmente onanismo mentale.
Ci pensavo, di nuovo, prima, mentre ero al cinema: in una scena ambientata a New York arriva un messaggio che avvisa di una morte, quella dopo c'è il funerale, a Londra.
E in mezzo?
Cos'è accaduto in mezzo?
Cos'ha fatto il protagonista tra la lettura del messaggio e l'arrivo al funerale?
È andato a casa, ha prenotato un volo oppure è corso direttamente in aeroporto?
E cosa ha fatto durante il volo? Dormito? Pensato? Pianto.
So che sembrano cretinate, ma se mi soffermo è un pensiero che mi arriva per quasi ogni momento narrativo.
Una persona è seduta a guardare il mare.
Come ci è arrivata? È uscita di casa e ha pensato di andarci? Oppure stava passeggiando e ci è arrivata quasi per caso? Come ha scelto di sedersi lì? E poi, quando si alzerà, si ripulirà dalla sabbia come ognuno di noi o camminerà facendo finta di niente?
Sono quei momenti che staccano tra i film, i telefilm e la vita reale, quelle foto che rendono perfettamente, ma senza un prima e un dopo diventano un'idealizzazione.
Come guardare le vite degli altri.
Come guardare le nostre stesse ripercorrendo ricordi e fotografie.
Vediamo fotogrammi di un qualcosa e lo troviamo simbolico o emozionante o fondamentale, ma non sappiamo (o non ricordiamo) quello che c'è stato prima e quello che c'è stato dopo.
Ma la vita sta lì, nel come si è arrivati a quel momento, in ogni passo che ha condotto lì e da lì al successivo.
La vita è lì.
Nel dietro le quinte poco scenografico.
La vita è lì.
Tra una scena e l'altra.