Una sera così
Certe sere nascono senza alcuna decisione a priori.
Un amico che passa da Milano e decidi di accompagnarlo a fare una commissione.
Un’oretta e mezza, poco più, insieme. Chiacchiere, cazzeggio.
Poi lui che deve andare, tu che non hai voglia di tornare a casa a cucinare.
Ti fermi fuori.
Buon cibo.
Un buon gelato.
Poi decidi di passeggiare.
Il sole sta tramontando, il clima perfetto, l’odore che solo una serata di maggio riesce ad avere.
La musica nelle cuffie, pur casuale, è esattamente quella che vorresti sentire ora.
Guardi il cielo azzurro, i palazzi nuovi della zona che si stagliano contro, Otis Redding nelle orecchie.
Sorridi.
Ti siedi nella tua piazza del cuore.
Respiri a fondo, mentre il crepuscolo si avvicina e arriva la sera.
Le fontane a terra illuminate dalle luci colorate, una donna che finisce per inzupparsi per fare una foto, un chihuahua che passeggia allegro, due ventenni che chiacchierano seduti poco vicini.
A destra la sera e le fontane, a sinistra, sopra la stazione, vedi in lontananza il resto rosato del tramonto.
Respiri a fondo.
Respiri il tuo posto, il tuo momento, la tua città.
Respiri.
Sei in pace.
Non importa se per qualche minuto, per un’ora, non importa se nulla è ancora risolto.
I problemi, domani, ci saranno ancora, ma tu sei qui, ora, respiri, ascolti.
Vivi.
Nonostante i problemi, le paure, le nuvole, ora vivi.
Ora.
Vivi.
E non vuoi più scordartelo, per quanto difficile sia.
È un momento tanto tuo che è giusto tu sia solo, eppure allo stesso tempo vorresti condividerlo con chi in questo momento non c’è.
In silenzio.
E ti rialzi, cammini ancora, dovresti tornare a casa ma non vuoi prendere la metropolitana, stasera non vuoi andare sottoterra.
Trovi una macchina, abbassi i finestrini, respiri l’aria che entra da fuori.
Parcheggi.
Domani i problemi ci saranno ancora.
Ma stasera.
Stasera eri tu.
Vivere.
Ascoltare.
Sentire.
Sorridere.
Silenziare.
Parlare.
Abbracciare.
Leggere.
Sorridere.
Respirare.