Interludio
Oggi è il primo giorno senza una donazione di qualche tipo.
È normale, sia chiaro, anzi mi stupisco non sia accaduto prima.
Come dicevo, il 99% è arrivato da persone che mi conoscono più o meno indirettamente e queste, prima o poi, finiscono, o almeno finiscono quelle possono (e/o vogliono) dare una mano.
L'unico modo per avvicinarsi alla cifra necessaria sarebbero gli estranei, ma è difficile convincere un estraneo a donare anche solo cinque euro.
Non sono un bambino gravemente malato.
Non sono un cucciolo da salvare.
Non ho una storia strappalacrime.
Sono solo un qualcuno che rischia di perdere qualcosa di suo: difficile empatizzare, probabilmente.
Ma d'altronde non sono certo il tipo da fare drammi nonostante la situazione: preferisco raccontare, dire, spiegare e sperare che chi ho davanti sia ricettivo.
Tecnica forse poco efficace, ma d'altronde se fossi più furbo forse non sarei in questa situazione di merda.
Intanto ancora nulla dalla banca.
Aspettiamo.
E aspettiamo.
E ancora aspettiamo, che non è che avrai fretta a voler cercare una soluzione e andare avanti con la tua vita, vero? (Che poi il passo successivo, se andrà in porto, sarà essere terrorizzato dalla rata da pagare, ma una paura alla volta, perdiana).
Ma almeno oggi ho respirato.
Un caldo da giugno.
Una lunga passeggiata.
Un panorama splendido.
Un regalo speciale, fatto letteralmente di un anno di vita e parole ed emozioni.
Patatine, cena, un tramonto, una fontana, brezza.
Purtroppo nulla fa scordare.
Scordare sarebbe il rischio più grande e, al contempo, la tentazione più irresistibile.
Ma a volte qualcosa lenisce.
Lenisce dal fastidio di porte che andavano chiuse.
Lenisce dalla continua delusione di chi neanche si accorge che ti sta deludendo.
Lenisce dalla stanchezza, dalla paura, dalla voglia di sparire.
Non è molto, ma aiuta.
Almeno un po', almeno per un po'.