337. Interludio (sì, certo, magari)
Quando le acque si saranno calmate (se mai si calmeranno) farò un post sui fuori luogo.
Frasi fuori luogo, consigli fuori luogo, idee fuori luogo.
Perché, ve l’assicuro, la gente sa essere maestra in questo.
Veramente maestra.
Il concetto di “tempo e luogo”, di opportunità sono spesso estranei, a volte in buona fede, altre per pura e semplice incapacità di raziocinio e/o empatia, cosa che vedo e ho visto ripetuta negli anni, verso di me e verso chi mi circondava.
Ma non stasera, perché un post del genere richiede ironia e temo le mie scorte di ironia siano al momento bloccate in dogana: non è ancora ben chiaro se verranno sdoganate così come sono, se arriverà una batosta di spese o se saranno direttamente rispedite al mittente.
Ergo, niente post spiritoso, sorry.
Da ciò si dovrebbe dedurre come vanno le cose tra fatti e umore, in una giornata, in più giornate, in cui la sostanza è dannarsi l’anima per provare a sbloccare qualcosa, aspettare gli eventuali risultati, tornare a dannarsi dieci volte di più, aspettare ancora, farsi venire nuove idee, dannarsi e ripetere ad libitum.
Ho chiamato qualcosa come 15 banche in un’ora e mezza oggi, per dire.
Quindi, alla fine di tutto, come va?
Immaginatevi di essere su una zattera le cui assi si stanno slegando.
Siete in mezzo alla tempesta e faticate a stare dritti.
Solo che il mare sotto di voi non è blu, ma marrone (a voi dedurne la sostanza principale) e avete il forte sospetto che possa arrivare uno tsunami.
Ecco, qualcosa del genere.
Ti ricotdi il post di anna Lisa “Cose da NON dire ad un malato di cancro”?
Ricordo benissimo e il paragone è più che azzeccato.