272. Insalata mista

L'1.30 di un giorno terminato in cui, sostanzialmente, ho tenuto d'occhio Zen.

Niente di impegnativo, quindi, almeno in teoria, eppure la stanchezza della tensione in accumulo si fa sentire e mentre scrivo queste poche parole mi trovo a sbadigliare come fosse ben più tardi e a tal punto da far fatica a formulare pensieri ben compiuti.

Sì, anche più del solito, intendo.

Così lascerò, come già capitato mille volte, qualche flash, risultato di pensieri sparsi, osservazioni vicine e lontane, qualche sega mentale e una spruzzata di fantasia per condire il tutto.

 

La vicinanza con le persone non la fa la frequentazione, non la fanno gli anni di conoscenza, non la fanno i chilometri: qui vuole esserci, chi sa esserci, c'è. E, stranamente, sono sempre quelli che temono di non fare abbastanza.

 

Ecco, come spunto si può anche generalizzare: avete mai notato che chi è convinto di fare abbastanza probabilmente non sta facendo quasi nulla e chi invece pensa che vorrebbe fare di più sta già facendo molto? Si potrebbe usare quasi come discriminante.

 

Il problema di certi stupidi è che pensano di essere intelligenti e agiscono con la presunzione dell'ignoranza. Lo sappiamo, lo vediamo (purtroppo) tutti i giorni. Il problema, invece, di certi intelligenti (o presunti tali) è che finiscono per sopravvalutarsi, credendo di essere sempre, costantemente più in gamba, intelligenti, furbi di chi li circonda: spesso è vero, qualche volta no e, quando questo capita, il tonfo è grande e violento; peccato che potrebbero non essere abbastanza intelligenti da accorgersene.

 

Vedere un film come Donnie Darko mi riporta ai momenti in cui mi sembrava che la realtà intorno a me fosse solo una finzione, che la vita reale fosse un'altra che non riuscivo a focalizzare: odiavo quegli istanti, mi terrorizzavano, eppure, ora che non capita praticamente più, ogni tanto mi verrebbe voglia di riviverli, forse solo per studiarli meglio. O per masochismo. O chissà che.

 

Le parole senza sostanza, prima o poi crollano come castelli di carte. Non importa quanto siano costruiti bene, se ci sia addirittura della colla a reggere qualche giunzione, quanto siano alti, quanto sembrino resistenti. Una folata li farà crollare. Sempre. L'unico dubbio è quando arriverà la folata di intensità giusta. Quando. Non se.

 

Un castello di carta, una volta crollato, anche se ricostruito non sembrerà mai resistente allo stesso modo. Il ricordo del soffio fatale rimane, anche non dovesse più alzarsi un filo di vento.

 

Ci sono persone che, in questi giorni, chiedono “Come sta Zen? E tu come stai?”. Queste persone sanno. Sanno chiedere. Sanno capire. Sanno sentire.

 

Sto leggendo il primo romanzo di Cohen, parzialmente autobiografico. Leggendo la sua biografia anni fa avevo immaginato che il “lui” giovane mi sarebbe stato sulle palle. Al momento mi sento di confermare la cosa.

 

Le emozioni e l'empatia non si fingono. Non sempre. Non per sempre. Altri castelli di carte.

 

Viviamo in un paese (volutamente minuscolo) in cui sembra ancora normale vietare il diritto di celebrare l'amore in un nome di una religione che fa capo a un uomo che predicava l'amore. Alla faccia delle peggiori ipocrisie.

 

Nello stesso paese c'è gente che, mentre si augura la castrazione per i molestatori immigrati (o presunti tali), augura altresì ad alcune donne non a loro affini politicamente o ideologicamente di essere stuprate: perché, si sa, molestie e stupri sono gravi solo se fatti da alcuni soggetti ad altri, altrimenti non contano o non esistono. Oh, poi stranamente in qualche modo si finisce per ricollegarsi alla religione di cui sopra. Fossi nel tizio di cui porta il nome tornerei anche solo per dire “non avete capito un cazzo”.

 

Una volta credevo, colpevole la fantascienza, che la storia della civiltà umana fosse sostanzialmente una curva crescente in cui, al massimo, potessero esserci variazioni di pendenza e qualche occasionale discesa.

Ora temo sempre più che sia circolare e che il nuovo medioevo sia alle porte, sempre che non ci siamo già dentro.

 

Ho fatto un test su un sito per valutare età e attrattività in modo automatico partendo da una foto. Mi ha dato 7 anni in più e mi ha detto che, praticamente, sono un tipo.

Bene, dai.

 

Sono le 2. No, non ho impiegato addirittura mezz'ora a scrivere questo post-collage. È che Zen ha vomitato. Due volte. E buonanotte a me.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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