263. Come da tradizione
Come ripeto alla nausea, quello che io vivo come fine e inizio è Samhain, ciò non toglie che venga naturale, quando si cambia il calendario, fermarsi un attimo a guardarsi indietro e avanti e riflettere un po'.
Difficile dire che anno sia stato il 2015.
Dovessi pensare a certi aspetti, sarebbe da considerare un anno splendido, dovessi fissarmi su altri sarebbe ben sotto la sufficienza.
Senza considerare ciò che ci circonda, tra terrore e intolleranze, tra ignorazna dilagante e ritorno del medioevo, per me questo è stato l'anno di Londra non so quante volte, di Gaiman e Cumberbatch, di Hamlet e Star Wars, della collezione di dinosauri, di una riappacificazione imprevista, di nuove conoscenze, di qualche ritorno, del matrimonio di amici speciali, del lavoro intenso al romanzo.
Ma è stato anche l'anno di delusioni, bugie, aperture di occhi, chisure, del dovermi sbattere per non rimanere culo a terra in più e più modi.
L'anno del “sono troppo vecchio per questa merda”, quello di quella maledetta spada di Damocle che ancora rimane lì appesa.
E si conclude nell'essere l'anno della malattia di Zen.
Così sono qui, seduto sull'ennesimo treno, a chiedermi se sia stato un anno buono o cattivo e finisco per pensare che, semplicemente, sia stato un anno.
Un anno di vita e la vita non è buona o cattiva, la vita è e noi dobbiamo gestirla e viverla per quel che è.
Quindi no, non mi interessa né mandare a fare in culo quest'anno, né ringraziarlo se non per avermi insegnato qualcosa come tutti quelli che l'anno preceduto.
Mi interessa averlo superato, averne assaporato i momenti felici e aver in qualche modo gestito quelli difficili.
Quindi al 2016 cosa chiedo?
Fosse il mondo dei sogni chiederei di svegliarmi domattina sapendo che Zen non è malato, che la spada di Damocle non esiste più e che per tanto tempo non dovrò preoccuparmi della quantità di lavoro che mi arriverà.
Ma i sogni rimangono tali se non li realizziamo noi, quindi quel che spero è che Zen viva il più a lungo possibile senza soffrire, che la spada venga sconfitta e che io sia sempre in grado di procurarmi il lavoro che mi serve.
E ancora mi auguro di scrivere ancora, abituandomi ad appoggiarmi solo sulle mie forze sia per le idee che per qualunque altro aspetto, almeno per ora.
Mi auguro di non scordarmi mai l'importanza delle cose belle che avvengono, perché è troppo facile dimenticarsele quando si è stanchi e sconsolati.
Mi auguro di avere accanto belle persone, nuove o meno, di potermi fidare, di avere pazienza in certe occasioni e di sapere non averla in altre, perché anche la pazienza può essere un errore se tirata per le lunghe.
Mi auguro di continuare a crescere e di non smettere mai di stupirmi davanti a qualcosa.
Mi auguro di sapermi sempre rialzare, perché non ho dubbi che continuerò a cadere.
Mi auguro di ridere, abbracciare, baciare, consolare, imparare, insegnare, condividere, fare l'amore.
Mi auguro entusiasmo anche e soprattutto quando non ne avrò la forza.
E a voi?
Potrei augurare le stesse cose e, se volete, che siano vostre come desidero che siano mie.
Ma vi auguro anche che l'anno che arriverà vi serva.
A darvi la forza di chiudere storie che non devono stare in piedi.
A trovare il coraggio di amare.
A chiedere un “come stai” in più.
A dire grazie, scusa, ti voglio bene.
A non mentire agli altri, ma soprattutto a voi stessi.
Ad alzare quel benedetto culo invece di stare per terra a piangere.
A ridere. Di voi, del mondo, delle sfighe una volta assorbite.
A non chiedere troppo ma neanche troppo poco a voi stessi.
A saper rimanere ma anche andare via.
A saper riconoscere la gentilezza dall'opportunismo, l'amore dall'abitudine, l'affetto dalla paura di stare soli.
Vi auguro di saper cambiare, che non è mai troppo tardi, ma soprattutto troppo presto.
Vi auguro di leggere, guardare serie tv, film, ascoltare buona musica, mangiare buon cibo.
Vi auguro concerti, teatro, pizze con gli amici.
Vi auguro di fare cazzate, tante meravigliose irripetibili cazzate.
Vi auguro di litigare per chiarire e poi fare pace.
Vi auguro di tagliare persone e situazioni velenose, a costo di stare soli, senza averne paura.
Vi auguro di fare sport, fosse anche camminare come faccio io.
Vi auguro di sognare, senza smettere.
Fate sogni grandi, immensi, anche se sembrano irrealizzabili, perché i sogni sono fertili e influenzano la realtà.
Vi auguro di tenere botta quando sembrerà impossibile farlo. Non lo è, non lo è mai, ma dovete crederci.
Vi auguro di fare, sbagliare, correggere, rifare, riuscire e puntare a nuovi obiettivi.
Vi auguro di dormire e svegliarvi col sorriso.
Almeno ogni tanto.
Vi auguro di abbracciare.
Abbracciare tanto.
E, per ben iniziare, lo faccio io.
Un abbraccio a tutti voi.
Di cuore.
Ti auguro che il nuovo anno ti porti lo spazio per essere sereno, per realizzare senza timore ogni desiderio, per vivere tutti i giorni con entusiasmo.
Buon 2016!
Laura
Non posso che ricambiare di cuore!
Auguri 🙂