244. Rinascente

Oggi dovevo finire alcuni giri prenatalizi (che mi hanno portato, per voglia anche di smaltire la cena, a camminare per 12 chilometri, ma questo è un altro discorso) e sono andato in Rinascente in Piazza Duomo.

Per un non milanese, la Rinascente è probabilmente un nome e poco più, ma per chi è nato e cresciuto a Milano (e ha almeno la mia età, ok, non state a ribadirlo) è qualcosa di molto diverso: un simbolo, un ricordo, un punto fermo; nel mio caso è anche qualcosa in più e andare alla Rinascente sotto Natale scatena ricordi ben radicati.

L'ente per cui lavorava mia madre aveva una convenzione con la Rinascente: i dipendenti potevano acquistare una sorta di libretti di “buoni acquisto” da utilizzare al posto del denaro contante per pagare; l'importo totale di questi libretti veniva poi addebitato a quote mensili sullo stipendio.

Ovviamente questa è come la riassumo ora con le informazioni poi raccolte negli anni, ma quando avevo sei, sette, otto anni le percezioni erano lievemente diverse.

Quel che vedevo io era che andavamo in questo posto meraviglioso ed enorme ma che non potevamo comprare mai nulla subito.

Prima dovevamo andare negli uffici segreti e un po' nascosti (“cavoli, mamma è importante, conosce posti nascosti qui dentro”) e dovevo aspettare finché mia madre firmava alcune carte.

Poi le davano questi blocchetti colorati (ogni colore aveva valori diversi) e noi potevamo cominciare a comprare sul serio.

E dentro di me pensavo che lì, in quel luogo, non si potesse comprare che con quei blocchetti, anche se ogni tanto vedevo qualcuno tirare fuori soldi, pensavo fosse un'eccezione o che quelli, sfortunati, coi soldi pagassero di più.

Così giravamo per i piani, anche se per me la noia era tanta finché non arrivavamo al quinto, quello dedicato ai giocattoli, di cui il piano attuale è solo una piccola ombra neanche paragonabile: allora c'era praticamente tutto, ogni giocattolo, ogni cosa pubblicizzata o immaginabile era lì e io avrei voluto averle tutte; lo ammetto, ero fortunato, non ci fu anno che non ricevetti regali meno che entusiasmanti.

E con Babbo Natale come la mettevamo?

A volte mi si faceva credere che quegli acquisti fossero per figli di colleghe, che i miei sarebbero arrivati da lui (ma, ovviamente, funzionò una volta o due), altre che Babbo Natale fossi così impegnato da aver delegato alcuni genitori a procurare per lui.

Sì, per un anno ci credetti.

Sì, erano altri tempi.

Sì, potete farvi i fattacci vostri.

In fin dei conti, col senno di poi, la scelta della Rinascente era obbligata: ci andavamo perché così ci si potevano permettere più acquisti che altrove; io, però, non lo sapevo, per cui per me la Rinascente era il Natale e i regali di Natale si potevano comprare soltanto lì.

E anche adesso, quando ci entro in questo periodo, sento ancora quel sapore.

Non ci compro più nulla o quasi, per vari motivi più o meno ovvi, però, lo ammetto, un giro al quinto piano con la speranza di trovarlo pieno di giocattoli lo faccio sempre.

Non si sa mai, no?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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