231. Am I a good man?

“Am I a good man?” chiede il Dottore a Clara durante l'ottava stagione di Doctor Who.

Sono un brav'uomo?

Sono una brava persona?

Me lo chiedo.

Mi capita di chiedermelo quando altri mi dicono che lo sono e io, onestamente, non sempre mi ci sento.

Quando sono furente, quando auguro a qualcuno del male (sì, succede), quando il rettile (o hyde, chiamatelo come volete) prende il sopravvento senza quasi guardare in faccia nessuno.

E mi è capitato di avere intorno persone che se lo chiedessero.

E quando mi dicevano di esserselo domandato le guardavo, tipicamente, stupito: perché ero certo del fatto che lo fossero belle persone.

Non avevo dubbi al loro riguardo.

Loro ne avevano, io no.

Io ne avevo (e ne ho) su di me, loro no, un po' come in una commedia degli equivoci.

La cosa che più mi colpiva è che almeno alcune di queste persone fossero convinte di non esserlo perché non si mettevano costantemente in secondo piano.

Perché si arrabbiavano.

Perché arrivavano anche a detestare qualcuno, magari un parente, magari qualcuno di ancora più vicino.

“Ma se non ho pazienza, allora sono una brutta persona”.

“Se non ce la faccio più, che razza di persona sono?”.

E via dicendo in questo modo.

Ma chi l'ha detto che una brava persona non si arrabbia, non litiga, non manda a quel paese, non chiude i ponti? Da quando per essere una brava persona si deve essere martiri?

Ho sempre pensato che una brava persona fosse quella che, nella maggior parte dei casi, avrebbe cercato di fare la cosa giusta.

Non la più facile, non quella migliore per sé, ma quella giusta.

E annullarsi, mettersi in secondo piano, non è la cosa giusta se diventa una costante.

Può capitare si debba fare, sì, può succedere che si debba sacrificare: ma non può essere la regola, altrimenti diventa martirio.

La brava persona, per me, è quella che cerca di non far soffrire inutilmente, quella che non mente se non in casi necessari (e non per opportunismo), quella che mantiene la parola data, quella che se commette errori si scusa e cerca di rimediare, se possibile.

Quella che si pone il dubbio.

Il dubbio.

Forse è lì, senza inutili parole, la vera differenza.

Ognuna di quelle persone se lo chiedeva.

“Lo sono?”.

E il solo fatto di domandarselo cambia tutto.

Le cattive persone non se lo chiedono, sono sicure di essere nel giusto.

Non hanno dubbi, hanno certezze.

Non si mettono in discussione, perché loro non sbagliano.

La verità è che se mai avessi avuto dubbi su quelle persone, nel momento in cui loro stesse si sono messe in discussione, quei dubbi sono svaniti.

“Sono una brava persona? È così che si comporta una brava persona?”.

Per me la risposta è sì.

Non perché non farai errori, non perché non farai del male, non perché nessuno soffrirà mai a causa tua.

Tutt'altro, anzi, puoi stare certo che sarà così.

Ma per me, se te lo stai chiedendo, probabilmente lo sei.

Perché se te lo stai chiedendo, vuol dire che per te è importante esserlo e fare qualcosa per migliorarti.

Per correggere agli errori che di certo farai, riconoscerli, farti perdonari, cercare di non ripeterli.

La differenza la fa quel punto di domanda.

Il dubbio ti rende tale.

E allora, forse, spero, il dubbio rende tale anche me.

Ma non spetta a me dirlo.

A me spetta solo cercare di essere giusto.

Sperando, sempre, che sia sufficente e, quando non dovesse esserlo, di riuscire a imparare dagli errori.

Di più, penso, non posso chiedere.

Ma almeno è qualcosa.

Spero.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. Jay ha detto:

    Spero di esserlo. Quello che hai scritto mi fa ben sperare. Di sicuro posso dire che tu lo sia

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