219. L’arte di recensire
Una delle caratteristiche più belle e importanti di Amazon è la possibilità di sapere se un prodotto merita leggendo le recensioni di altri acquirenti.
Si tratta di un aspetto talmente importante, che è già capitato più volte di scoprire che in certi casi alcune recensioni (soprattutto di libri autopubblicati) non fossero esattamente genuine o spontanee, tanto che Amazon stessa sta cominciando a muoversi contro certe pratiche.
Ma, scorrettezze a parte, quello che mi affascina è che a fianco di tanti che scrivono recensioni precise e ben fatte, ce ne sono altri che, come dire, non sono certo che abbiano capito lo scopo del mezzo.
Qualche esempio?
Quello che ha dato una stella al prodotto perché il corriere ha danneggiato la scatola. “Il prodotto però funziona bene”. Una stella.
Quello che spiega per filo e per segno come il prodotto era impacchettato. Ma niente sul prodotto stesso.
Quelli che quando venivano insegnate grammatica e punteggiatura a scuola probabilmente erano in bagno a fumare.
O ancora, notevole, quello che, in tutta la recensione, si è messo a spiegare di come quell’oggetto gliel’abbia configurato il figlio perché, si sa, i giovani sono bravi in queste cose e lui invece non ci capisce nulla e, però, ora il figlio glielo chiede in prestito e lui non glielo vuole dare perché gli piace troppo e poi vuole imparare a usarlo bene. Ovviamente in una frase sola.
Ma ancora oltre rispetto alle recensioni, c’è la funzionalità “domande”. Chi è interessato a un prodotto può porre una domanda la riguardo che verrà poi inviata a chi l’ha comprato più o meno recentemente.
Chiariamo: la domanda è “aperta”, ovvero chi la pone non la chiede a una persona specifica, ma semplicemente chiede un parare.
Devo dire che alcune domanda sono, francamente, destabilizzanti: se qualcuno chiede cose che sono esplicitamente scritte nella descrizione del prodotto, evidentemente non ha neanche mezza voglia di leggere. O non è capace, ma in questo caso dubito sia anche in grado di comprendere la risposta alla domanda.
Ma sulle risposte c’è da divertirsi.
Buon senso vorrebbe che rispondesse chi, a quella risposta, sa cosa dire.
Invece.
“Non lo so”.
“Non me ne intendo”.
“Boh”.
Signori, vi sconvolgerà saperlo, ma non siete obbligati a rispondere. Non è un’interrogazione, non si vince nulla. Il concetto è “io domando, tu rispondi se sai darmi un’informazione utile, se no continua pure a fare quello che stavi facendo”.
Ma oggi mi è capitata sott’occhio la risposta chicca, quella di chi ha capito perfettamente lo scopo della funzionalità.
Domanda: “È compreso questo accessorio nella scatola?”
Risposta: “Ah, non lo so. Però l’ho regalato a mio figlio e gli è piaciuto tanto”.
Beh, allora se a tuo figlio è piaciuto tanto…
Oltre a quello che hai scritto tu, vorrei segnalare anche quelli che recensiscono libri o film spoilerando come se non ci fosse un domani.
Ecco, anche