212. Cronache dalla prima linea

Ore 11.00. Dopo svariati tentativi di accomodamento, passerelle, sistemazioni e risistemazioni, siamo finalmente riusciti a trovare una posizione in cui posso cercare di lavorare. La situazione è la seguente: io vicino alla scrivania, il portatile davanti. In mezzo alle braccia Stitch a riempire il vuoto che neanche c’era, la testa appoggiata su un braccio. Ogni tanto, per gradire, russa o sbava un po’ sulla manica.

Ore 11.10. Zen, svegliatosi dal torpore mattutino, decide di venire a controllare la situazione. Sale sul mobiletto accanto alla scrivania. Ci guarda. Si avvicina (camminando sui miei fogli). Annusa Stitch. Mi dà un colpo con la testa, ma ancora poco convinto.

Ore 11.25. Zen ritiene che l’attesa sia ormai stata sufficiente. Torna a girare intorno alla scrivania. Si iniziano a percepire miagolii meno sommessi.

Ore 11.30. Stitch, disturbato dal mio digitare, decide di scendere dalla scrivania. Una pisciatina al risveglio è d’obbligo.

Ore 11.40. Mi alzo per recuperare l’ipad in cucina. Ho commesso l’errore: sono entrato in cucina. I due ritengono che questo sia un segnale assolutamente inequivocabile e si catapultano nello stesso locale, travolgendo qualunque cosa incontrino sul percorso, vivente o meno. Iniziano concerti di miagolii che possono riassumersi in “mentre tu ti diverti a giocare al computer noi stiamo morendo di inedia, maledetto inetto, muoviti a nutrirci”. Il concerto è polifonico.

Ore 11.41. Recuperato l’ipad mi reco, cercando di ignorare il suddetto concerto, in sala per prendere un’altra cosa. Vengo letteralmente inseguito. Zen miagola dalla soglia. Il messaggio non troppo velato è “dannato imbecille, ti sei scordato qualcosa, non ti sembra?”. Ignoro a fatica.

Ore 11.45. Mi siedo di nuovo alla scrivania. Tempo trenta secondi sento un rumore equivalente a quello di un animale torturato con un coltello senza lama, ovviamente senza anestesia. Mi volto e sulla porta c’è Zen a guardarmi come se la sua vita dipendesse da questo. Gli rispondo che forse sta esagerando nella sua disperazione. Si volta sdegnato e mugol-miagolando.

Ore 12.00. Sono ormai appostati fuori dalla porta dello studio. Stanno probabilmente decidendo quanto aspettare prima di attaccarmi e nutrirsi dei miei polpacci.

Ore 12.10. La tensione è troppa, decido di nutrirli. Di nuovo distruggono qualunque cosa al loro passaggio. L’apertura della scatoletta è accompagnata da lievi miagolii che sembrano voler dire “ricordati che la scatoletta è per noi e muoviti, servo, non provare ad assaggiarla tu”.

ore 12.11. Pongo il piatto per terra e godo di un bene prezioso. Silenzio. Non fosse interrotto dal loro ciompare sarebbe perfetto.

Ore 12.12. Torno a lavorare. Non sono seguito.

Ore 13.00. Decido di pranzare. Mi preparo qualcosa, mi siedo a tavola, accendo Netflix. Dopo 10 secondi compare una figura grigia sulla sedia accanto. “L’antipasto era accettabile. Ora puoi cedermi il tuo pasto”.

Ore 13.10. Il forno è acceso. Un miagolio proviene dall’interno. Lo ignoro. D’altronde è ora di pranzo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. croci ha detto:

    Morta dal ridere 😀

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