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Vi è mai capitato, quando tornate da un viaggio, di sentirvi “disallineati”?
Avete vissuto per giorni, magari settimane, a ritmi totalmente diversi dai vostri soliti, facendo cose diverse in luoghi diversi e, alla fine, vi trovate nei vostri luoghi.
Vi guardate intorno e tutto è familiare eppure per qualche istante/minuto/ora sembra non esserlo: avete vissuto secondo ritmi diversi, vi siete “sganciati” dalla vostra vita e ora è come se doveste prendere un treno in movimento.
E non è piacevole, per quanto possiate amare casa vostra e ciò che vivete ogni giorno, non se quel che avete vissuto nel vostro viaggio vi è davvero piaciuto.

Ecco, tornare a casa dopo tre giorni come quelli lucchesi è così ed è sempre foriero di una malinconia piuttosto invadente.

Si parte di domenica, si salutano gli amici che ti hanno ospitato e si chiacchiera fino all’ultimo momento.

Si viaggia in autostrada parlando di tutte le cose fatte e non fatte, di ciò che si è visto, degli entusiasmi, dei programmi per l’anno prossimo.

Ma intanto c’è quel sapore, quello di quando si lascia una festa prima degli altri e si sa che, mentre noi torniamo alla vita di tutti i giorni, loro sono ancora lì a divertirsi, a viverla, a farla propria com’era nostra un momento prima.

Il tutto poi si somma al doversi salutare (perché, diciamocelo chiaro, un rapporto a distanza si gestisce, ma non è che salutarsi dopo un certo numero di giorni goduti appieno sia mai la cosa più piacevole del pianeta), al guidare altre due ore, al tornare a casa, disfare le valigie, sistemare i danni fatti dai gatti.

È la malinconia del ritorno dalle vacanze unita a quella della domenica pomeriggio insieme, ancora, a quella generata dalla consapevolezza che la festa è ancora in corso e che tu, prima di un anno, non la vivrai più.

E no, per chi fosse tentato di dirlo, “almeno ci sei stato” non consola: perché noi non siamo fatti per dire “almeno”, ma per dire “ancora”, per dire “di più”.

Per cui rieccomi qui.
Valigie disfatte.
Danni dei gatti tamponati.
Alcune serie da recuperare.

Ora bisogna solo riallinearsi.

Con calma.

E già con la testa al prossimo viaggio.

Un po’ così:

Una foto pubblicata da aries1974 (@aries1974) in data:

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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