193. Bullshit

Nel momento in cui vi dite “forse ha agito così ma non voleva”.
Nel momento in cui trovate scusanti.
Nell’istante in cui vi perdete in circonvoluzioni mentali perché il pensiero immediato vi sembra troppo doloroso.
Nel preciso attimo in cui con chiunque, voi stessi in primis, iniziate a dire “non capisci, aveva i suoi motivi”.
Appena capita tutto questo state certi di una cosa: state dicendo cazzate al mondo e a voi stessi.
E lo sapete.
Lo sapete eccome.
State trovando una scusa, inventando qualcosa che voi stessi sapete essere falso.
“Non ha chiamato, avrà avuto da fare”.
“Aveva promesso, ma sicuramente avrà avuto un buon motivo”.
“Non ha scritto, ma è stata/o impegnata/o”.
“Mi vuole bene, solo che il suo modo di dimostrarlo è sparire per mesi”.
“Mi ama, quello schiaffo è stato un incidente”.
“Ha urlato quelle cose, ma in realtà non le pensava”.
Ne riconoscete qualcuna?
Io sì.
Io stesso sono stato colpevole, a volte anche di recente (vedi post di qualche giorno fa).
Enormi, colossali, mastodontiche cazzate.
Cazzate che raccontate (raccontiamo) agli altri e a voi stessi, perché l’alternativa spaventa.
L’idea di essersi sbagliati, l’idea che le energie investite siano andate nella direzione sbagliata, che quell’oro che sembrava luccicare non era altro che pirite neanche tanto pura.
Spaventa.
Fa male.
Fa perdere il fiato.
Le scuse sono rassicuranti, danno un motivo a qualcosa che motivi non ha se non quelli che non volete sentire.
Le scuse sono comode e possono durare a lungo.
Sono resistenti, perché anche se qualcuno vi dirà come stanno le cose, insisterà più e più volte, non potrà intaccarle, dato che in realtà anche voi sapete come stanno le cose, solo che non volete che vi interessi, come i bambini che si tappano le orecchie e urlano per non sentire.
E in quel momento si diventa complici, perché non verremmo ingannati se non fossimo ansiosi di esserlo.
Non sarebbe possibile venderci stronzate se non fossimo così pronti a comprarle.
“Se mi inganni una volta devi vergognarti, se mi inganni due volte mi vergogno io”.
Tutto sta qui.
E io, onestamente, non ho più voglia di vergognarmi, né di buttar via energie.
Che le stronzate siano messe sotto i riflettori.
Ora e sempre.
Che io non ho più tempo da perdere.
E, fidatevi, voi neanche.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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