184. The Martian
Purtroppo sarà un post più ridotto rispetto a quanto avrei voluto, ma stanchezza ed emicrania non mi permettono di fare di più.
Però il post va scritto e oggi non posso non dedicarlo a The Martian, ultimo film di Ridley Scott che ho avuto il piacere di vedere poco fa.
E il piacere è stato veramente tanto, con una buona dose di sorpresa: sorpresa perché quello che poteva essere l’ennesimo film d’avventura fantascientifica, con tanta azione, poca plausibilità e un cattivo bidimensionale a fare da contraltare si è invece dimostrato essere un film in cui gli unici veri protagonisti sono due, l’intelligenza umana e l’ironia, e sono entrambi ben trasmessi.
Ovviamente il film ruota attorno alla figura del protagonista, ben interpretato da Matt Damon, ma anche lui è solo una sorta di emblema di ciò che l’uomo può raggiungere se ha le conoscenze, l’intelligenza e la forza d’animo per farlo.
E questo non vale solo per il protagonista per tutti i personaggi che, in qualche modo, gli gravitano attorno.
Poi ovviamente, soprattutto nella parte film, alcune esagerazioni ci sono, ma è un peccato davvero veniale in un film del genere, anche perché come contraltare c’è una fotografia che più di una volta è in grado di far trattenere il fiato.
Un film gradevole, interessante, avvincente, divertente, con alcune citazioni nerd che sono delle chicche (una per tutte: Elrond; chi vedrà capirà) ma che, soprattutto, trasmette quel messaggio che sempre più spesso sarebbe bello veder circolare: che guardare all’esterno può portarci a sfidare noi stessi, a inventare qualcosa di sempre più nuovo, a trovare nuove opportunità e terre di frontiera e che se invece di concentrarci su ciò che ci divide unissimo i nostri sforzi potremmo ottenere imprese grandiose.
È un film di speranza e penso ci siano poche cose di cui abbiamo più bisogno oggi.
Se vi capita dategli una possibilità, io ho già messo il libro da cui è tratto in coda di lettura.
Una nota a margine: la sala era praticamente piena, complici i Cinema Days e, a inizio film, si è riempita di due gruppi di ragazzotti sbraitanti che, temevo, avrebbero rovinato la visione del film; mi sono dovuto ricredere: per tutta la durata della pellicola non si è sentita volare una mosca, segno, secondo me, non solo che il film merita la visione, ma che è andato a toccare qualche corda adeguata.